THE RECRUIT VERSO LA STAGIONE 3
La serie The Recruit in cima alla vetta della top 10 dei più visti di Netflix ti incolla allo schermo per vedere come va a finire.
The Recruit racconta la CIA da una angolazione inedita, quella degli avvocati dell’Agenzia di Intelligence Americana. Ma ovviamente anche gli avvocati della CIA non sono avvocati da scartoffie. E di sicuro non lo è il “nostro eroe”, ossia il protagonista di questo thriller che ti inchioda allo schermo.
E come si fa a coniugare avvocatura e legge con operazioni che spesso di legale non hanno molto, se non niente?. Ebbene ce lo spiega The Recruit. Ed il segreto è proprio lì, in quell’impossibilità di rendere legale ciò che non lo è. Infatti quasi in ogni episodio l’ufficio legale si trova a non voler, vedere, sapere, sentire, leggere ciò che non dovrebbe sapere o di cui non dovrebbe occuparsi.
Non ha la pretesa di essere una serie televisiva da non perdersi assolutamente. Ed anzi può essere gustata per la classica maratona Netflix in un fine settimana piovoso. Tuttavia se ci si fa coinvolgere, si rischia di ritrovarsi alle 4 del mattino ancora svegli per vedere come va a finire.
Gli ingredienti ci sono tutti. Personaggi accattivanti, intrecci ben costruiti, colpi di scena a volte al limite del ridicolo ma accettabili. Non manca poi qualche riferimento a fatti probabili successi nella realtà e quell’ironia che non guasta mai.
In poche parole The Recruit racconta le avventure ma per lo più disavventure del giovane avvocato Owen Hendricks appena assunto alla CIA . Dal primo giorno di lavoro il ragazzo assai curioso e in cerca di adrenalina, viene catapultato in un vortice di viaggi in ogni capo del mondo a districare un paio di matasse assai pericolose.
ATTENZIONE SPOILER!!!
Orbene: se la prima stagione appariva su Netflix nel 2022, la seconda è stata pubblicata a gennaio. E gli utenti l’hanno fatta schizzare in vetta alle 10 serie più viste di questo periodo.
Quello che emerge in modo predominante da The Recruit è il fatto che di legale la CIA spesso fa ben poco. Ovviamente non dovrebbe essere una sorpresa, scoprire che le agenzie di spionaggio si muovano in sabbie mobili nottetempo. E ovviamente non dovremmo nemmeo essere così ingenui dal credere che le operazioni sotto copertura siano all’acqua di rose.
Tuttavia in The Recruit ciò che più ci spiazza è prendere consapevolezza che l’ufficio legale della CIA faccia di tutto per non vedere e non sapere. In quanto deve sempre pararsi la schiena. Come quando-spoiler-una collega di Hendricks trova la scappatoia per non trovarsi davanti ad una commissione di Senatori a dover spiegare a media e politica come mai un robot abbia tranciato un arto ad uno scenziato.
La soluzione? Nessun rapporto è necessario qualora la sperimentazione fosse ancora in itinere. Per cui il robot con batteria infinita dovrà solo rimanere in un armadio ben chiuso e non essere spento. E il gioco è fatto. Insomma si gioca con i cavilli e con le parole. L’importante è non finire mai sotto i riflettori di indagini.
Che, come trama per un film è perfetto, ma se uno riflette e gli viene il dubbio che la realtà non si discosti di molto, risulta inquietante. Perchè non ci si pensa mai. Ma CIA, Mossad MI6, il KGB e i Servizi Segreti Italiani e poi tutti gli altri lavorano anche oggi, fra intrighi da sventare e intrighi da intrecciare.
Torniamo a The Recruit e Owen Hendriks. Ebbene il giovane viene sballottato in giro per il mondo, compresi i posti caldi della Terra, per districare il caso di una ex risorsa che minaccia di rivelare segreti. Così, bullizzato dai colleghi “anziani” perchè la regola nell’ufficio è trovare sempre un capro espiatorio per ogni patata bollente, Owen vola in lungo e largo sempre vittima di jet lag che non si sa come faccia a non schiattare.
Fra le scene più improbabili, quella in cui da pivello si reca per esempio in una base segreta in Yemen. In giacca e cravatta con un taxi e pure senza il passaporto dell’Agenzia, ma quello personale. E di scene improbabili ce ne sono davvero tante. Ma ovviamente il tutto è a servizio dell’intreccio perchè da quel senso di reale ai vari personaggi che poi confluiscono ad intessere e poi sbrogliare la matassa.
Insomma ognuno detiene segreti e spesso le persone non sono cosa sembrano. Perchè alla base di tutto c’è un mistero da svelare. Il mistero che ruota attorno a Max Meladze, ex asset in Bielorussia che ora si trova in prigione accusata di un brutale omicidio. E’ lei l’autrice di una lettera in cui minaccia di rivelare tutti i segreti di cui è a conoscenza avendo lavorato sotto copertura. L’avvocato Hendricks ha il compito di capire quanto le minacce siano reali e pericolose.
Ed Henrdicks capisce subito che Meladze non scherza. Capisce che la donna, pur essendo una fredda assassina, un sicario e una manipolatrice, ha un conto aperto con chi l’ha tradita. Sfuggita in extremis a morte certa quando è saltata la sua copertura, giunta negli States, si è ritrovata sola e abbandonata. Il suo desiderio è quello di tornare a casa e vendicarsi di chi l’ha scaricata mettendola all’angolo.
E’ così che Hendricks ingaggia una lotta contro il tempo per risalire ai vari contatti che hanno avuto in carico la Meladze. Al contempo, pressato da quest’ultima, deve anche trovare il modo per portarla un passo più vicino alla liberazione. In un gioco a poker fra cavilli e conoscenze, mani da stringere e piaceri da dare e risquotere, infine la Meladze viene liberata. La CIA decide infatti di rimetterla in gioco come asset in Bielorussia così da inserirla vicino al capo dell’intelligence russa.
Ovviamente The Recruit finisce con un colpo di scena in cui tutto va storto. E, proprio qui riprende le fila la Syagione 2. Nella Stagione 2 per fortuna ci si sbarazza della presenza troppo ingonbrante della fascinosa Max Meladze. Ma subentra una altrettanto folle figlia assetata di sangue e senza scrupoli.
Se nel 2022 il nemico era la Russia, daltronde eravamo in periodo di forte tensione dal punto di vista geopolitico. La guerra in Ucraina ha fatto sì che tanta filmografia si sia gettata a capofitto sul nemico russo a tutti i costi, ammettiamolo. La Stagione 2 invece cambia prospettiva. Siamo in Corea del Sud. E anche geopoliticamente il vento è cambiato.
La trama è simile. La minaccia è sempre una fuga di segreti da parte di un agente nei guai. Con Hendricks che da prode eroe corre a salvare la situazione per salvare la propria reputazione. Degli altri sinceramente non è che gli importi poi un gran chè. Sebbene nella stagione 2 abbiamo anche una piccola svolta morale del personaggio, ma nulla di che.
Tornano i vari protagonisti con agenti scalzati che attentano alla vita di chi è a conoscenza dei loro segreti, ed altri che invece tornano sul campo svestiti i panni da avvocato. In una sorta di intreccio internazionale i punti salienti della Stagione 2 sono: la creazione di una valuta digitale costruita in alleanza Corea del Sud e USA con cui tracciare criminali. Ma per essere credibile tale valuta è entrata sul mercato e quindi traccia e spia milioni di cittadini ignari. Di qui la riflessione andrebbe approfondita sul valore delle valute digitali, se vengono create non come valute speculative ma come mero cavallo di Troia con cui tracciare cittadini per esempio.
Ovviamente dovesse arrivare all’opinione pubblica una tale operazione si alzerebbe un putiferio. E, c’è solo da chiedersi, se non ci sia la possibilità che effettivamente una cosa simile non succeda o non sia messa in atto. Visto che spesso la fantasia di sceneggiatori non va molto lontano dalla realtà.
Altro tema scottante è quello delle Ong, spesso usate come copertura per ben altro. Tema buttato lì in The Recruit e non sviluppato. Immancabile ad ogni modo l’excursus in terra russa, il nemico numero uno. Dipinto come luogo in cui legge e mafia sono un tutt’uno. Ma sospettiamo che tutto il mondo sia paese in fondo purtroppo. Daltronde l’escamotage serve giusto giusto ai fini della sceneggiatura. E’ in terra russa infatti che si ha l’epilogo dove i cattivi muiono o finiscono male e i buoni tornano a casa con tutta una serie di colpi di scena.
In casa CIA? Ovviamente ci si industria per insabbiare tutto e costruire una pista dove un domani tutto ciò che è andato storto venga addossato al capro espiatorio. Un Owen Hendrick dato per morto. Ma che noi sappiamo invece sta rientrando da eroe che ha salvato capra e cavoli e anche molto altro ancora.
Per coloro a cui piacciono le storie di spionaggio sicuramente The Recruit può piacere molto. In fondo sono solo 8 episodi più 6. In attesa di una nuova stagione, che però non è determinante ai fini della narrazione.
#VISTOPERVOI RECENSIONI
Voto 8. Perchè il la tensione e la costruzione è sempre all’altezza e ti spinge a spararti un episodio dopo l’altro senza interruzione. L’idea è originale, sebbene la seconda stagione risulta più scontata e a tratti prevedibile. Interessante lo spaccato brutale sul mondo dello spionaggio con le tante connsessioni possibili con la realtà che viviamo. Originale il punto di vista legale. Ossia l’impegno di avvocati non tanto per tenere sotto controllo i confini legali delle operazioni di Intellingence, ma per trovare escamotage a tutto ciò che va storto o ciò che non dovrebbe essere successo. Insomma lascia un senso di disagio in cui ci si chiede quindi chissà cosa sta succedendo sotto i nostri occhi mentre dormiamo sonni tranquilli.