ITALIA SENZA PALLE, CINA SENZA FRENI

  1. L’Assalto delle Auto Cinesi e l’Inazione Italiana: Una Questione di Coraggio (e di Tasse)

I prezzi delle auto stanno raggiungendo livelli di pura follia. Chiunque abbia provato a comprare una macchina nuova negli ultimi anni si è trovato davanti a preventivi da capogiro, con listini che si gonfiano come se l’inflazione fosse solo un problema nostro. Ma attenzione: il vero scossone arriverà con le auto cinesi.

Il punto è semplice: il loro prezzo è destinato a fare la differenza. Le case automobilistiche europee, già in affanno tra normative green, costi di produzione e una burocrazia che le soffoca, dovranno affrontare una concorrenza spietata. E l’Italia? Fosse un Paese con un minimo di coraggio, con una visione strategica, dovrebbe immediatamente mettere dazi sulle auto importate, proprio come sta facendo Trump negli USA.

E invece, niente. Nessun freno, nessuna protezione del mercato interno. Del resto, perché dovrebbe? L’Italia non ha più una vera industria automobilistica nazionale. La Fiat? Francese. L’Alfa Romeo? Stessa storia. Le uniche fabbriche rimaste sono quelle che assemblano auto per multinazionali straniere.

Siamo un Paese che si è lasciato scippare i propri asset strategici senza nemmeno fiatare. Gli americani, invece, con tutte le loro contraddizioni, sanno ancora difendere i propri interessi. Trump sarà pure un personaggio discutibile, un megalomane fuori controllo, ma almeno una cosa la sta dimostrando: ha le palle di proteggere l’economia americana con politiche dure, fregandosene delle critiche.

Il mercato dell’auto sta cambiando, e se l’Europa non vuole diventare un campo da gioco per le aziende cinesi, servono regole chiare e misure di difesa. Altrimenti prepariamoci a vedere le nostre fabbriche chiudere, i nostri operai senza lavoro e le strade invase da auto economiche, sì, ma fatte altrove.

Il problema è sempre lo stesso: servirebbe carattere. Servirebbe una classe politica con una visione e il coraggio di prendere decisioni impopolari ma necessarie. Invece, come al solito, si rimane a guardare.

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