IL MONDO DIETRO DI TE LA RECENSIONE

Il mondo dietro di te è un film che presenta molte chiavi di lettura. Non per nulla il film ha sollevato molte dscussioni, un po’ come fece il film Don’t look up, qui la recensione. Ed è diventanto uno dei film più visti del momento.

In due parole, attenzione spoiler!, il film racconta di una famiglia benestante che evade dalla routine della vita a New York con una vacanza a Long Island in una lussuosa casa in affitto. Qui si ritrovano isolati dal mondo a causa di un blackout totale. Il clima si fa sempre più teso con l’arrivo in serata dei presunti proprietari della casa. Assieme. fra tensioni e sospetti, dovranno prendere consapevolezza che, appunto, il mondo come lo si conosceva va lasciato dietro di se, perchè nulla sarà più come prima.

Ma già dalla prima scena qualcosa non torna. Perchè in camera da letto della Roberts, a New York, ci sono ben tre sveglie e tutte segnano le 6?. Insomma abbiamo 6 e 6 e 6 in fila su ben tre sveglie tutte in fila.  Magari qualcosa vuole dirci su dove va a parare il film? O forse è solo un caso e noi siamo i soliti maliziosi.

Il film uscito nel 2023 è diretto dal regista Sam Esmail, già regista sceneggiatore di Mr Robot. Esmail ne ha curato anche l’adattamento dal romanzo omonimo del 2020 di Rumaan Alam. Nel cast compaiono nomi come Julia Roberts, Mahershala Ali, Ethan Hawke, Myha’la Herrold e Kevin Bacon.

Tuttavia per capire davvero il film si deve spulciare il dietro le quinte della pellicola che altrimenti parrebbe il solito film sci fi e apocalittico o presunto tale. Così si scopre che fra i produttori di Il mondo dietro di te ci sono Barak e Michelle Obama con la loro Higher Ground Productions. Ed inoltre si scopre che l’ex Presidente degli Stati Uniti ha avuto un forte peso nella stesura dela sceneggiatura.

Grazie a queste preziose informazioni ecco che si capiscono molte sfacettature che altrimenti rimarrebbero oscure ai più.

Attenzione Spoiler

Iniziamo dalla fine. Spoiler, spoiler.

Mentre fuori si scatena l’Apocalisse, l’adolescente Rose trova il bunker dei vicini. Ma cosa più importante per lei: trova una raccolta di dvd, collezionati nel bunker in vista di un possibile forzato isolamento. Qui finalmente, incurante di tutto il resto, può guardarsi, rapita in beatitudine, l’ultima puntata di Friends.

Potrebbe sembrare tutto messo lì a caso. Invece il telefilm che tutti conosciamo Friends, è un po’ il filo rosso di tuto Il mondo dietro di te, soprattutto del personaggio Rose. La ragazzina infatti viene sorpresa dal blackout proprio alla penultima puntata del telefilm cult degli anni 90. E, per tutto il film l’unico suo cruccio è riavere internet per sapere come va a finire la storia fra Ros e Rechel.

Insomma il mondo va a rotoli? Che importa. Per lei conta solo Friends. E poi lo spiega al fratello perchè è così importante per lei. Perchè la vita che non la soddisfa trova invece soddisfazione in quella del telefilm di cui i protagonisti sono i suoi amici e le vicende diventano per lei reali immedesimandocisi. Si lamenta che a nessuno interessa di lei. Così nella scena finale, pure lei si disinteressa di tutto e tutti. E il cinismo della nostra società, è fra gli ingredienti del film,

Ma da fuori, a ben vedere, quello che arriva è anche un altro messaggio. Ossia: tu spettatore e popolino, mettiti tranquillo a seguire film e telefilm, che delle questioni importanti ce ne occupiamo noi. In fondo Friends, suona un po’ come free end, ossia fine della libertà. Quelle a cui si abdica quando si lascia ad altri la gestione di ogni cosa.

Dobbiamo sempre tenere bene a mente che il film nasce in periodo di pandemia. Quando il mondo si è fermato e ha dato carta bianca al potere di decidere vita e morte su ogni aspetto della vita di ciascuno. Chiusi in casa si obbediva ad ogni decisione presa da terzi.

Abbiamo già detto che è un film sci fi e apocalittio?. Appunto. E gli ingredienti ci sono tutti.

Ma scopriamo ora la vera chiave di lettura di Il mondo dietro te, consapevoli che la trama è giocata dalla visione dem degli Obama.  Abbiamo già detto che gli Obama si sono tenuti il privilegio di rimaneggiare la sceneggiatura?. E forse è più chiaro se si ipotizza fin da subito che G.H.Scott, interpretato da Mahershala Ali, è una sorta di alterego di Obama. Ricchissimo da far spavento, legato ai massimi livelli finanziari, è lui che svela con il contagocce cosa sta succedendo. E’ lui il carismatico eroe della situazione ma solo da metà film in poi.

Sì, perchè per metà film siamo tutti intrappolati dal personaggio di Julia Roberts, una frustrata ricca pubblicitaria, che odia le persone, odia tutti, perchè ormai odia il mondo. E odia il mondo perchè in fondo odia se stessa. Lei, lo confessa a Ruth la figlia di G.H. con cui fin da subito c’è tensione, di lavoro inganna le persone per vendere cose inutili facendo credere che invece siano indispensabili. Insomma lo specchio del consumismo e dell’ipocrisa del nostro tempo.

Non solo quindi la Roberts tipica rappresentante del mondo dem radical chic, si sente superiore a tutti, e, sprezzante, mostra diffidena e razzismo nei confronti di G.H., perchè nero. Insomma diciamocelo, la fiera dell’ipocrisia è servita.  Perchè ovviamente tutto cambia, tanto da trasformarsi perfino in attrazione, quando diventa evidente che lui è ricco, ben posizionato e con i contatti giusti per sapere cosa sta succedendo. Che poi ascoltare jazz fa tanto chic sopratutto se con uno stereo che costa un occhio della testa e scegliendo fra una collezione di vinili da extra ricchi di lusso.

Magari facciamo un passo indietro per ricapitolare.

Praticamente Roberts e famiglia stanno in questa villa in ferie. Di notte si presentano due persone. In smoking e abito di sera. Dicono di essere i proprietari di casa e vorrebbero riavere casa. Ma: è notte, non c’è internet e non c’è campo. Per cui non si può verificare nulla. I due nuovi ospiti potrebbero essere chiunque. La Roberts, lo vedi che è diffidente, anzi vorrebbe sbarazzarsene.

La diffidenza poi si scopre anche perchè neri. E’ il misterioso tizio in abito di lusso che lo dice ed insinua che, essendo nero di certo non può permettersi una casa simile secondo la Roberts. Lei ovviamente si vede scoperta. E non nega. E qui anche l’occhiolino ai Black lives matter e la woke culture lo abbiamo ficcato dentro. Vabbe poi si scopre che lui è chi dice di essere e la situazione evolve nella fiera dell’ipocrisia.

Infine si opta per dividere la casa almeno per la notte, che poi si trasforma in giorni.

Ma, cosa sta succedendo? E, perchè il tipo con la figlia è fuggito dalla città?

C’è un blackout in corso. Quindi niente elettricità e niente connessioni internet. Tanto che nel prologo una petroliera si era arenata sulla spiaggia dove la famigliola appena arrivata stava riposando. E già qui si sarebbe dovuto capire quano questi erano sprovveduti. Ti vedi arrivare in spiaggia una petroliera e non ti rendi conto che qualcosa di molto grave sta succedendo?

Torni a casa dalla spiaggia e non c’è ne luce nè campo e tu sorseggi vinello in bicchieri di cristallo e prendi il sole a bordo piscina tranquillo e beato?

Che poi, ogni due per tre lo spettatore vede che lo schermo tv  o il cellulare che manda una sorta di IT Allert. Ma oviamente quelli nel film erano occupati in altro. E tu, spettatore, vorresti dirglielo, ma la Roberts antipatica, suo marito un professore inutile che vive nelle nuvole e quei due figli superficiali, decidi proprio di lasciarli al loro destino.

Se poi i due figli girano per tutto il film, lui con la maglietta con su sritto Obey, chiaro rimando al film Essi vivono, e la ragazzina con la maglietta della NASA, sempre che si conosca cosa vuol dire e Biglino docet, a quel punto decidi di abbandonare proprio  questa famiglia nel loro delirio.

Altra curiosità. Sulla petroliera arenata invece campeggia la scritta White Lion. Casualità che pure la nave pirata che all’inizio del 1600 portò in Virginia i primi schiavi dall’Africa avesse lo stesso nome?.  Forse si o forse no. E sicuramente non è un caso che l’America è animata dalla cultura woke, sostenuta a fini politici dal partito dem per destabilizzare il Paese ad ogni occasione, sopratutto a proprio favore e boicottando gli avversari politici. Ma è un film, giusto? per cui Il mondo dietro te è solo un film.

Dove eravamo?

Sì, con G.H. Scott che racconta di essere stato introdotto in circoli di potenti che muovono il mondo. Che, se fossimo complottisti chiameremmo i Massoni di più alto grado o gli Illuminati, insomma il vertice della piramide. Ma non siamo complottisti per cui lasciamo che a parlare sia G.H. Scott. E poi lui confda alla Roberts che però sopra di loro c’è qualcuno di ancora più potente. Ed infatti Scott e figlia si sono presentati lì imbeccati da uno dei multimiliardari potenti, ma non superpotente, che chiedendogli una ipertransazione, lo avrebbe salutato in modo da fargli capire che sta per succedere qualcosa di molto brutto. Da quello e da strane fluttuazioni di mercato, il buon alias Obama, avrebbe infine intuito l’imminente disastro.

Nel frattempo ci sono scene secondarie come volantini scritti in arabo che rivendicano il ciberattentato, il marito che decide di abbandonare in mezzo al nulla una donna non prestandole soccorso e così via dicendo. Emblematica la scena in cui la famigliola decide di fuggire. Con Scott che tenta di persuaderli a non passare dalla città, in quanto immagna ci siano disordini e problemi. Ma niente. La famiglia monta in macchina e guida finchè non si trova davanti una strada sbarrata da un maxi tamponamento.

Scena irreale a dire il vero. Perchè si scopre che sono tute Tesla a guida automatica che si schiantano una sull’altra partite dalla carrozzeria Tesla per andare probabilmente a New York. E qui ci scatta il nervoso per la scivolata di logica. Va bene che si doveva affrontare l’argomento del green e delle auto elettriche. Ma nel momento in cui c’è un blackout totale le Tesla non s muovono nemmeno a spingerle. Men che meno le guidi a distanza. Cadono aerei e le Tesla invece funzionano in automatico?. Vabbè diciamo che la frecciatina ad Elon Musk l’hai fatta, visto che ne avevi l’occasione. Ma hai tirato per i capelli la sceneggiatura.

Punto intelligenza artificiale assassina, fatto. E la famiglia torna alla villa.

Intanto la natura sembra impazzita. E non poteva non esserci lo slogan green e del climate change tanto caro ai dem?. Quindi fenicotteri aggressivi si impossessano della piscina e sbattono sui vetri terrorizzando i protagonisti, cervi minacciosi seminano paura senza aggredire però nessuno, cadono aerei. No forse questo non è pertinente.Ma l’accusa al cambio climatico da parte dell’umanità e filo Greta l’abbiamo servita con tramezzini e spumante. Altra spunta alla lista messa.

Infine il colpo di scena, ossia le armi ad ultrasuono o ipersoniche.

Siamo quindi in guerra? Probabile, forse che sì o forse che no.

In aiuto, per capire, ci arriva un altro personaggio chave. Kevin Bacon, un vicino, si fa per dire, perchè a Long Island ci sono ville con ettari di parco fra una casa e l’altra. Ed ecco che abbiamo anche la macchietta del patriota repubblicano. Quello con il fucile spianato che spiega a tutti che non c’è spazio per l’altruismo alla fine dei tempi. Mentre il nero dem ovviamente punta sul: volemose tutti ben. Fra i due vince il papà che chiede aiuto per suo figlio.

Posati i fucili, il patriota repubblicano, spiega cosa sta succedendo. Da buon pariota repubblicano, lui è un complottista o meglio, uno che conosce le teorie del complotto. Anche se alla fine mica tanto teorie si rivelano, visto che ci azzecca. Insomma si scopre che l’America è sotto ciberattacco. Un attacco estero, probabilmente hacker russi, mica volevamo perderci l’occasione per la frecciatina alla Russia, vero?. Un attacco alle linee alettriche con questo blackout globale che ha interrotto ogni comunicazione e bloccato tutto. Il fine di aver permesso l’attacco però è quello di una entità, e qui non si sbilancia se governativa o extragovernativa, che ha lo scopo di destabilizzare lo Stato. Gettare l’America in una guerra civile e sferrare attacchi con armi ad ultrasuoni di ultima generazione.

Insomma una guerra non convenzionale. Ed è qui che esce l’ipotesi che altri vicini ricconi avrebbero costruito un bunker sotto terra. Si capisce che tutti proveranno a cercarlo, ovviamente.

Ed ecco che si tirano le fila del film. G.H. con padre e figlio montano in machina per portare il resto delle due famiglie al bunker. Intanto la Roberts con la figlia di G.H. scappate da un branco di cervi, intravede in lontananza alla devastazione in atto di New York.

Cervi vissuti come minacciosi per una società che ha perso ogni contatto con la natura e che quindi percepisce il pericolo pure in un prato verde. E pensando alle città smart e ipertecnologiche, in fondo, fa pure comodo solleticare questa paura di tutto ciò che sta fuori dalle sbarre della prigione d’oro fatta di cemento. Hic sunt leones è il nuovo paradigma della società che si intravede.

Dove eravamo? Si, a New York con incendi e funghi atomici. E qui, più che un attacco balistico, si evoca ciò che conseguirebbe ad un blackout prolungato?. Le centrali nucleari, di cui l’America è piena, esploderebbero, perchè non si sarebbe più in grado di raffreddare il nucleo per esempio. Inoltre ci sarebbe il caos che porterebbe alla devastazione per il panico della gente lasciata al proprio destino. Vabbè e poi ci sono le bombe di un attacco volendo.

Infine eccoci a Rose, la ragazzina che entra nella casa dei vicini, raggiunge il seminterrato e dopo essersi rimpinzata di cibo spazzatura trova il bunker. Chiamare il resto della famiglia? ma no, perchè?, che si arrangino gli altri.  Qui ci sarebbe tutto ciò che serve per sopravvivere, fra culture idroponiche ecc. Ma per lei esiste solo quell’ultima puntata di Friends. Mentre sul display di emergenza passa la notizia che città americane e Casa Bianca sono sotto attacco da forze armate, lei finalmente si gode il suo rifugio dalla vita.

Insomma un bel quadretto con tutti i vizi della nostra società. Consumismo, dipendenza da tecnologia, abuso di alcool e sostanze varie, tradimento, stolkeraggio, tutto buttato lì come fosse la normalità che si contrappone ad una situazione totalmente fuori dal controllo. Ovviamente nel film ci sono solo iper super ricchi. Il popolo sta soccombendo in città in guerriglie di quartiere, o meglio, il film non lo dice, ma tu lo percepisci che il popolo è già stato dato per spacciato. Infatti cosa fa il professore uscito a cercare aiuto? Abbandona in mezzo al nulla la povera donna che chiede aiuto. L’ipocrisia del professore che fa lo splendido in classe parlando di inclusione e filosofia e poi, come esce nella vita vera, è perso e si comporta da gretto egoista. Eppure: Qualcuno si è indignato? No!. Tutto a posto.

Quali conclusioni trarne? Pare proprio che ci gufino l’Apocalisse ad ogni costo. Pare che ci vogliano spiegare che i potenti della terra si stiano preparando e che la regia sarà di qualcuno al di sopra di tutto e tutti. Infine è evidente che tutti saranno sacrificabili e che un enorme cambiamento è in moto. O, per lo meno, è ciò che molti film stanno instillando nella coscienza inconscia collettiva.

Non per nulla il quadro nel corridoio che porta al bunker recita una frase tipo che il buio porta a nuova luce. E qui ci rieccheggiano frasi tipo: demolizione controllata, nulla sarà più come prima, costruiamo un nuovo ordine mondiale, è imminente il grande reset, e così via.

Et voilat la fine del mondo è servita. Dopo Don’t look up, con l’asteroide, ecco un altro possibile scenario apocalittico. in attesa di I.S.S. in uscita a gennaio 2024. E lì invece avremo gli scenziati della stazione spaziale internazionale che assistono dallo spazio alla guerra atomica fra USA e Russia. Dalla Terra arriva l’ordine di assumere il controllo della stazione spaziale ad ogni costo. Come dire farsi la guerra pure nello spazio.

 

 

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