DA CASTEL BARCO A SERVIS

Natura e storia si intrecciano spesso offrendo passeggiate di grande fascino e suggestione. E’ questo il valore aggiunto di un percorso che si snoda da Castel Barco a Servis. In zona Villalagarina, passando con la macchina si possono ammirare molti castelli. Quest’oggi raccontiamo di un castello di cui sono rimasti solo pochi ruderi e di un insediamento romano di cui ci sono rimaste solo poche testimonianze.

Da Castel Barco a Servis c’è una bella passeggiata che si può affrontare in qualsiasi momento dell’anno. Il sole e quel particolare microclima mite della piana del Servis, infatti, si prestano ad escursioni anche nei mesi rigidi.

Proprio sopra l’abitato di Nomi è possibile scorgere i miseri resti di Castel Barco sul promontorio a picco sulla valle. Il castello era collegato al Castello di Nomi, che è pure visibile poco più sotto sempre n forma di rovine. In realtà si potrebbe suggerire un giro ad anello con partenza del trekking da Nomi fino a Castel Barco. Di lì salita a Servis e poi discesa al Castello di Nomi e rientro all’abitato cittadino da cui si è partiti. Tuttavia il trekking è consigliato per escursionisti allenati perchè richiede un 4 ore, con un buon dislivello in salita e discesa di una decina di chilometri in tutto.

Di conseguenza invece si consiglia di raggiungere da Savignano a cui si arriva seguendo le indicazioni da Pomarolo. Lasciata la macchina a Savignano si arriverà a Castel Barco con una facile passeggiata di mezz’oretta seguendo le indicazioni.

Premesso che Castel Barco è oggigiorno un rudere e che quindi l’accesso è a rischio e pericolo di chi si avventura alla sua visita, vale la pena di immergersi nell’atmosfera pregna di storia che si respira al cospetto delle sue mura. Pare che ci fosse un progetto di recupero del maniero. Purtroppo essendo il castello privato tutto si arenò per le difficoltà di gestione della messa in sicurezza per l’apertura al pubblico.

Già il nome Castel Barco, rieccheggia la potente dinastia dei Castelbarco di cui il castello fa riferimento. Dall’origine incerta, forse boema, dei Castelbarco si ha notizia certa nel 1172 con la morte del principe vescovi Adelpreto II, forse per mano dello stesso Aldrighetto di Castelbarco. E, il nome stesso pare risalire al Castello stesso, appunto Castel Barco. Di lì la famiglia ebbe grande potere su tutta la Vallagarina, scontrandosi a più riprese con le famiglie confinanti allargando i suoi possedimenti fino al Castello di Avio e di Lizzana. Arrivarono anche ad occupare Castel Beseno e Castel Pietra. Avviarono la costruzione della basilica di Santa Anastasia a Verona e ospitarono Dante Alighieri durante il suo soggiorno presso gli Scaligeri e poi nel passaggio del Sommo Poeta in Trentino. Trovandosi fra la pressione della Serenissima e dei Conti di Tirolo, i Castelbarco si trovarono a doversi barcamenare fra lotte e rese.

Alla fine diedero alleanza ai Conti di Tirolo e quindi al Principato Vescovile, ma con un territtorio ridotto e molti castelli persi. Dal 1500 in poi la famiglia ebbe fortune alterne, pur rimanendo sempre protagonisti della Storia Trentina.

Costruito a difesa della strada romana, Castel Barco inizialmente si presentava nella sua forma di torre, una casatorre poligonale. Difesa da un recinto difensivo, la sua funzione era di controllo del sottostante Dazio. Il suo ampliamento con edifici residenziali e le alte mura è datato 1400. La sua fortuna e distruzione segue e si intreccia con le vicende della famiglia i Castelbarco. L’importanza del maniero è direttamente riconducibile alla magnifica vista sulla valle sottostante. Si spazia da Castel Beseno fino al Monte Baldo. La comunicazione di castello in castello era sicuramente garantita dalla posizione strategica.

Se di giorno il castello è una mèta per le passeggiate, si racconta che di notte invece è tutta un’altra faccenda. Lo sanno bene gli abitanti di Savignano che ben si guardano di avvicinarsi al maniero quando si fa buio. In certe notti infatti si dice che si odano rimbombare sordi rumori di cavalcate selvagge che si gettano dalle mura a valle, urla di cacciatori che rincorrono la selvaggina e rintocchi di grosse mazze che percuotono grandi botti di ferro. Queste verrebbero lasciate rotolare giù dal monte fino a raggiungere l’abitato sottostante di Nomi.

La leggenda vuole che siano gli spiriti dei Castelbarco tornati a far festa nei loro possedimenti. La loro cattiveria si riverserebbe su chi si avvicinasse al castello con lo scoccare di frecce o il rotolare di botti, finendo per perdersi nei boschi sottostanti e non essere più trovato.

Non solo, pare che Castel Barco custodisca un tesoro in oro. E la leggenda vuole che sia nascosto in un buco nella roccia da cui si arriva agli spalti sovrastanti. Tuttavia la leggenda ricorda anche che a guardia del tesoro vi è un gatto nero con gli occhi infuocati. Il Diavolo in persona si sarebbe preso l’onere di vegliare affinchè il tesoro rimanga nascosto. E fino ad ora nessuno si è arrischiato di avventurarsi nell’antro e sfidare le forse del maleficio.

Da Castel Barco a Servis il percorso è duplice. Si potrà infatti decidere di tornare a Savignano e prendere la macchina per fare quei tornanti in salita che separano i due abitati. Oppure si potrà seguire le indicazioni e salire a piedi. La salita non è particolarmente impegnativa e lunga. In una oretta con molta calma la si percorre.

Arrivare a Servis regala la sensazione di aver raggiunto una valle incantata. Il posto infatti è un altipiano dal microclima mite e favorevole alla coltivazione.  La località nasce come conca glaciale. Dal punto di vista naturalistico Servis ha una ricchezza di vegetazione che la rendono un biotopo naturale di assoluto interesse con piante rare e una vocazione all’agricoltura. Per questa sua caratteristica la zona pare sia stata antropizzata fin da tempi antichi. Se a Pomarolo è stata scoperto un sito neolitico. A Servis sono emersi reperti archeologici che riconducono ad epoca romana.

Famose le sepolture romane rinvenute in loco. Si riporta notizia di ossa appartenute ad alcuni uomini con fibbie e spade. Purtroppo l’attività umana non ha dato spazio a mantenere lo scavo e quindi non si è proceduto nella ricerca di ulteriori reperti. Sebbene vi sia una targa che ricorda lo scavo e i rinvenimenti. Si potrebbe presumere che la strada romana che stazione in basso abbia spinto da Castel Barco a Servis soldati romani di passaggio. Scoperto il posto magari si è formato un insediamento agricolo.

Di ben altra ipotesi è chi abita quel posto da generazioni. Il visitatore infatti potrebbe avere la fortuna di incontrare i Signor Vittore che si dilungherà a narrare di quando da bimbo saliva nei boschi con il nonno e lavorava terra e legna per provvedere alla sussistenza della famiglia. Il signor Vittore infatti ritiene che i due soldati con spada trovati potrebbero non essere romani, ma molto più recenti. Racconta infatti di quando il bisnonno nell’800 raccontava di gendarmi soliti a fare la ronda e mettere il naso negli affari degli abitanti di Servis. E di come un bel giorno i due gendarmi sparirono e nessuno li vide mai più.

Verità o fantasia, vale la pena salire a Servis. Qui poi si potrà decidere se proseguire in salita e arrivare addirittura a Malga Cimana e al Lago di Cei. Oppure tornare sui propri passi e scoprire una nuova avventura ad una seconda uscita.

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