LABADANzky Unpolit, un collettivo genovese che fa della Street Art a #TecnoNart2015

Nell’ anno 2011 , appena conclusa l’Accademia Ligustica di Belle Arti , formammo il collettivo “LABADANzky” con la semplice e primordiale intenzione di catalizzare abilità e mezzi individuali, per poter realizzare progetti artistici più “ambiziosi” e complessi; principalmente nell’ambito dell’arte concettuale e street art.

Nell’arco di pochi mesi iniziammo ad interessarci alle tematiche relative l’arte Relazionale, le quali , unite alle metodologie espressive riconducibili alla street art e “site specific” più convenzionalmente adoperate dal collettivo, ci hanno spinto alla produzione quasi seriale di oggetti “estranianti” da collocare sul territorio urbano. Oggetti che utilizzando elementi espressivi e materiali tipici del contesto cittadino (quali cemento ,metallo, fantasie che ripropongono i motivi della segnaletica stradale, luci semaforiche ecc..) catturassero l’attenzione, interrompendo il continuum spaziale e concettuale del tessuto urbano; ed imponendo associazioni mentali eterogenee al fruitore/passante, il quale si ritrova quantomeno obbligato a chiedersi :” cos’è? perché è qui? cosa significa?”.
I primi “oggetti estranianti” erano essenzialmente un esercito di buffe creature: orsacchiotti , incerti “pupazzoidi” malinconici e strane creaturine di sorta; realizzati a mano, in cemento armato tramite colatura in stampi appositamente realizzati, di dimensioni comprese tra i 30 e i 150 cm . Dipinti a mano, a pennello ed aerosol, venivano assicurati agli elementi di segnaletica verticale tramite catenacci e lucchetti .

Nell’arco dell’anno vennero prodotti 313 pezzi che vennero distribuiti in ambito urbano genovese in un area compresa tra Pegli, Nervi e Staglieno, con alcuni “spin off” in Torino, Alessandria e Livorno.
 
In seguito la struttura delle installazioni mutò attorno alle esigenze creative dei membri del collettivo: cominciarono a prendere sembianze sempre più robotiche e dimensioni più imponenti. Anche il regime dei materiali impiegati cambiò notevolmente, iniziammo ad utilizzare materie prime più immediate, leggere e soprattutto ALTAMENTE riciclabili, quali: cartone, pvc, nylon,etc… (opportunamente trattati x resistere agli agenti atmosferici) Pur mantenendo le modalità espressive sopra descritte.
Questo processo di “osmosi” culturale con la struttura stessa della città ,si è plasmato e modificato da un’installazione all’altra fino a creare l’attuale modus espressivo che ci contraddistingue. Un esempio del quale è verificabile osservando la nostra ultima installazione in zona Staglieno.
A oggi, le nostre produzioni, sono costituite prevalentemente da esseri robotici di grandi dimensioni (da scala umana in su) o accessori ammiccanti a tecnologie bellico/futuristiche, applicate agli elementi di segnaletica orizzontale tramite un semplice ma robusto sistema ad incastro e, nel caso delle installazioni più voluminose, un elementare telaio interno in legno, che conferiscono staticità, stabilità e resistenza alle condizioni atmosferiche , pur non lasciando alcuna traccia di se dopo l’ eventuale rimozione.
La documentazione video/fotografica relativa alla maggior parte delle installazioni effettuate dal collettivo, dal 2011 ad oggi,la si può trovare all’interno del nostro profilo facebook (Labadanzky Unpoliteartmachine) nell’album “oopart”(out of place artifacts).
Il modus operandi e la stessa natura Relazionale del nostro operato lo rendono spesso inadatto ai convenzionali spazi dell’arte; ciononostante negli ultimi anni le partecipazioni a bandi di concorso ufficiali e collaborazioni con enti artistici e/o culturali sono molteplici , tra le quali: esposizioni presso Satura art gallery, partecipazione a Cartasia Biennale d’arte, Lucca Comix, Smak, La Maison de Mageritdoll (Spagna); collaborazioni con case produttrici estere quali Goodleg toys (germania), Kaiju lab(jappone) , ecc..
Il programma del 2014 prevede altri 6 interventi “site specific” nell’area genovese ( 2 opere/mese circa).

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