FINISSAGE A CASTEL BELASI

Torre pentagonale e imponenti mura, quando si imbocca la stretta della Rocchetta, non si può non notare Castel Belasi, sulla sinistra della Valle di Non, ai piedi delle Dolomiti Adamello Brenta.

Sorto originariamente come torre pentagonale sull’antica via imperiale, quella che dai tempi più antichi, preistorici poi romani e così via, collegava l’Europa con il mediterraneo e di lì il Nord con le rotte per l’Africa e l’Oriente, Castel Belasi prende la sua forma di fortificazione per poi assumere il ruolo di dominio tirolese con la consegna del castello alla famiglia Kuhen Belasi.

Solo salendo a castello e affacciandosi alle finestre dello stesso si può comprendere il rapporto intercorso fra Castel Belasi e gli altri centri di potere della Val di Non. Tutt’intorno infatti si vedono Castel Belfort, Castel Sporo, Castel Thun, Castel San Pietro e l’ormai perso castello a guado della Rocchetta, che fungerà poi nel XV secolo da dogana. Roccaforti a guado dell’importante via di comunicazione di una valle fertile e ricca.

Castel Belasi,  oggi, è un virtuoso esempio di come una comunità si possa impegnare a valorizzare il proprio patrimonio artistico, storico e culturale. Infatti dopo che il castello è rimasto orfano di discendenza, è stato il Comune di Campodenno a farsene carico. Così Castel Belasi è stato restituito alla comunità e al visitatore in tutta la sua bellezza e sicurezza.

Il restauro ha non solo recuperato il maniero, ma ha anche messo in sicurezza con un intervento di ingegneria la collina sottostatnte che stava rendendo pericolante l’area cinquecentesca del castello, la parte sud est che guarda sulla valle. La collina aveva iniziato a franare ancora ai tempi nobiliari del castello.

Il visitatore quindi potrà ammirare la struttura del maniero, le mura, i saloni, le cantine, la cappella, le stalle e i magazzini. La torre per ora è in attesa della messa in sicurezza e, di conseguenza, non è ancora visitabile.

Non solo, tutto il castello è votato ad un dialogo fra passato e presente. Gli affreschi antichi, fra cui il bestiario che comprende non solo orsi ma anche animali esotici come una scimmia, il ciclo delle Metamorfosi di Ovidio, il Giudizio di Paride e i dipinti della sala della frutta e della musica sono percorsi da un filo conduttore.

Una sorta di monito pare indurre chi osserva a riflettere su ogni decisione presa per le conseguenze intrinseche che può provocare. Insomma elevare lo spirito e cambiare prospettiva, sembra il consiglio che veniva offerto alle menti dei tanti ospiti di Castel Belasi, luogo di importanti incontri, di potere e diplomatici, del tempo.

Gli affreschi contengono un messaggio, un filo rosso lega i soggetti scelti, che inducono a riflettere sull’importanza di ogni azione umana. Ogni decisione va presa con ponderazione, in quanto da essa dipensono conseguenze future. Questo è il consiglio che aleggia fra le mura di Castel Belasi, crocevia di importanti riunioni, incontri e discussioni nel passato.

Attenzione al territorio è altresì quel filo rosso che rimane impresso nei racconti degli abitanti di Campodenno. Si ricorda ancora il profumo delle mele canada defgi alberi del castello, tramandati di generazione in generazione. La coltivazione di castagne ai piedi delle Dolomiti Adamello Brenta. O il grande Faggio all’ombra del quale si concludevano affari propizi.

Questa la chiave di lettura offerta da Mariella Rossi, che affianca la direzione artistica di Stefano Cagol. E, proprio per questo dialogo fra passato e presente sulla suggestione di un accorato monito a non dimenticarsi mai delle buone pratiche e delle proprie radici per guardare con attenzione e sensibilità al futuro, Castel Belasi si fa promotore culturale, in pieno accordo con le linee ministeriali.

All’interno del castello infatti vengono ospitate mostre che si dividono fra la valorizzazione del patrimonio fotografico trentino, altrimenti non fruibile al pubblico se chiuso negli archivi, e l’arte contemporanea. Attualmente Castel Belasi presta le sale a Un secolo diVino, in cui si racconta il lavoro della viticoltura in Trentino fra fatica ma anche conoscenza del suolo e dei ciclo naturali, attenzione alla terra e rispetto della natura. Per l’Arte Contemporanea è in allestimento Come Pioggia e Come Pioggia Generazione Antropocene.

Questo sabato 28 ottobre 2023 a Castel Belasi si tiene il Vernissage di chiusura ore 17. Visita alla mostra, letture poetiche, finissage con apericena e apertura straordinaria del castello fino alle alle 24. Info all’evento qui.

Castel Belasi sarà visitabile fino a domenica 29 ottobre per poi rimanere chiuso per il periodo invernale.

Tutte le info aggiornate si possono trovare www.castelbelasi.it

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