ANDREA ZORZI IL VOLLEY FA TEATRO
La leggenda del pallavolista volante di e con Andrea Zorzi, porta in scena lo sport, con i momenti di gloria e quelli bui, e uno spaccato sull’Italia che fu.
Andrea Zorzi per chi, anche solo di sbieco, ha seguito il Volley, è una leggenda vivente. Era la punta di diamante di quello che si guadagnò il titolo di “Sestetto d’oro” italiano. Perchè, si sa, nel volley rimane nel cuore chi schiaccia il pallone e fa punto. E, sebbene la pallavolo sia un gioco di squadra e se non c’è chi riceve, chi salva, chi ti serve la palla perfetta, chi ti sostiene e ti da spazio, quella schiacciata non la puoi fare. Tuttavia per il pubblico era lui, Zorro, il nome da ricordare. Vabbè accanto a quello di Lucky Lucchetta, che Zorzi ricorda come “un fumetto vivente”, per quei suoi improbabili capelli tagliati con il righello in modo così strano.
Ebbene anche solo per quel medagliere che lo ha visto tra l’altro due volte campione del mondo e tre volte campione europeo con l’indimenticabile Nazionale di Julio Velasco non ci si sarebbe potuto perdere lo spettacolo La leggenda del pallavolista volante, andata in scena in una umida serata di fine gennaio in Trentino.
Lo spettacolo è rodato da oltre 250 repliche, nasce infatti nel 2013 in occasione egli eventi per Firenze Città Europea dello Sport, anche evento di tappa per ITALY2014 Mondiali Volley Femminili sostenuto da FIPAV, CSI, Fondazione Cardinaletti, BPER.
In veste di attore Andrea Zorzi si muove a suo agio sul palco giocando a “rimpallo” con una superlativa Beatrice Visibelli che scandisce il ritmo perfetto di un duetto che si gioca sul filo dell’autoironia. Nei 70 minuti della performance il duo Visibelli-Zorzi ripercorrono la biografia di uno spilungone veneto che quasi per caso si approccia alla pallavolo. Un ragazzo qualunque che diventa campione grazie ad allenatori che hanno visto lungo e un duro lavoro unito a bagni di umiltà, in stile Velasco. Julio Velasco, forse uno degli allenatori più geniali e concreti della pallavolo italiana. Proprio quel Julio Velasco con cui il sestetto d’oro non riuscirà mai a conquistare l’Oro Olimpico. Il grande rimpianto e la cocente delusione della pallavolo italiana che in quei quarti di finale prima e nella finale poi ci avevano proprio messo tutto il cuore.
E così, srotolando ricordi della propria biografia, Andrea Zorzi, anche autore dello spettacolo con Nicola Zavagli, porta in scena il volley italiano in uno spaccato italiano che va dagli anni 70 a fine anni 90. Sul palco la rete di pallavolo, quel confine fra qui e lì che determina il gioco e che regola ogni azione. Le panchine che diventano spogliatoio e poi la macchina dei tanti chilometri consumati per allenamenti, trasferte e gare.
Tanti gli applausi a scena aperta dovuti ad un campione e i suoi successi che però sul palco porta anche molto di se. Perchè a base del progetto non c’è l’autocelebrazione o il fine documentaristico, e lo si percepisce, ma la voglia di raccontare se stessi e lo sport. Uno sport che diventa àncora di salvezza per un ragazzo troppo alto di statura che deve fare i conti con questo corpo che si ribella e cresce fuori di misura. Ma anche lo sport come impegno e duro lavoro, senza i quali non si raggiunge nulla. Impegno e fatica anche dopo le vittorie, perchè lo scivolone è sempre dietro l’angolo e, nello sport, non si vive di rendita.
Sport come disciplina mentale e come collaborazione, perche, come ci dice Zorzi “da solo nel volley non combini niente, ci vuole la squadra”. Lo spettacolo quindi ripercorre gli esordi, gli incontri del destino con allenatori e compagni, le vittorie, le squadre, la convocazione in Nazionale e poi le medaglie.
Ma non solo, in La leggenda del pallavolista volante, Andrea Zorzi si apre al pubblico regalando pagine del proprio diario personale. E, per chi c’era in quegli anni, si ritrovano le atmosfere di una vita semplice, ma anche complicata, di altri tempi, altri ritmi, altri valori per certi versi e altri sapori. Vita vera, vissuta, che nulla ha a che spartire con i tempi d’oggi in cui i rapporti sono superficiali, il naso è sempre chino sopra un cellulare e il tempo si passa su Netflix o Amazon Prime, dialogando con emoticon sui social o messaggio whatsapp.
Con molta ironia Beatrice Visibelli serve ogni battuta ad Andrea Zorzi che fa punto. E il pubblico ride ed applaude, conquistato da questo ragazzino timido e un po’ goffo che si allunga tanto da non dichiarare mai la sua vera altezza, nemmeno alla visita per la “naja”. Si sappia che per la cronaca quindi pure quel 2 metri e 01 riportato da Wikipedia, è una misura sottostimata ci fa capire fra le righe delle confidenze dal palco.
Non manca il capitolo del cuore e la dichiarazione d’amore alla moglie. Una dichiarazione ripetuta più di 250 repliche e giustificata da un Zorzi che dichiara che la sconfitta più dolorosa non è stata la medaglia d’oro Olimpica, che comunque ha un sapore amaro difficile da digerire, ma la rottura del suo matrimonio. Perchè se sei lontano e distante e magari chiuso nel dolore della sconfitta, allontani chi ti sta vicino e poi lo perdi. Ma, se nel Volley una partita una volta persa non la puoi rigiocare, a volte la vita invece ti permette di rigiocarti le partite del cuore e ricuci così un rapporto se davvero lo vuoi. Ci tiene a dire fra le righe il campione.
Lo spettacolo scivola via veloce, anche se lascia qualche sentore di non detto. Magari poteva essere l’occasione per sottolineare di più il senso di faticare insieme in palestra per raggiungere degli obiettivi. Oppure ripercorrere di più il dietro le quinte di una vita vissuta in modo così intenso di un periodo che ha cambiato per sempre il Volley italiano. Perchè rimane un retrogusto del rimanere in superficie ed avere una parola buona per tutti. Che ha più il colore della diplomazia che non il sapore della verità.
Tuttavia, tenuto conto che Andrea Zorzi è uno sportivo e cronista sportivo prestato al teatro, si torna a casa soddisfatti di aver trascorso 70 minuti in compagnia di un campione, autoironico e mai autocelebrativo, a cui vanno tutti i nostri applausi, perchè, tifosi o meno di volley, ha reso fiero lo sport italiano con quello che rimarrà il Sestetto d’Oro della Pallavolo italiana per sempre.
RECENSIONI #VISTOPERVOI
Voto 8 pacato, ironico, ripercorre uno spaccato di storia d’Italia e quello glorioso della pallavolo maschile italiana. Poteva essere più incisivo e regalare qualche spunto universale di vita e sullo sport. Diplomatico lo sportivo prestato al teatro che ha una bella parola per tutti glissando su tutto il resto.