IL PROBLEMA DEI 3 CORPI IN ATTESA DELLA STAGIONE 2

E’ ufficiale che ci sarà un sequel della serie che sta facendo impazzire tutti.

Il problema dei 3 corpi, intriga e spiazza tutti.

Non si sprecano le recensioni che si dividono fra chi ha amato la serie, chi proprio non se l’è fatta piacere, chi si è arrovellato sulle teorie di fisica affrontate nella trama.

Eppure ne Il problema dei 3 corpi, il vero cuore che ti tocca nel profondo è la domanda aperta ad ognuno di noi: Tu cosa avresti fatto?

Perchè alla fine tutta la trama e tutta la vicenda ruota attorno alle scelte che ciascuno dei protagonisti decide di prendere. Si sceglie di disobbedire e ruotare la parabola per amplificare una trasmissione. Si sceglie di rispondere ad un messaggio. Si sceglie di togliersi la vita. Si sceglie di seguire un consiglio o di giocare con la sorte. Si sceglie di indossare un casco per entrare in un altro mondo.

E poi, si sceglie di essere sinceri o di mentire. Si sceglie di fare business o di regalare brevetti all’umanità. Si sceglie di vivere o morire in nome di una missione più grande. Si sceglie di armarsi e diventare fanatici seguaci di un credo. Si sceglie di rimanere e comprendere, oppure di mollare ed uscire dal gioco. Ognuno è ciò che sceglie di fare.

Insomma la scelta di ciascuno di noi è ciò che ci rende chi siamo. Ed ogni scelta è portatrice di conseguenze.

Questo è il segreto della nostra incarnazione e di tutte le religioni e filosofie, se volessimo ridurre all’osso millenni di cultura. Ognuno di noi, volente o nolente, ogni attimo della sua vita sceglie di fare o non fare, dire o non dire, credere o non credere qualsiasi cosa sia. Ciascuno ogni momento con le sue azioni influenza tutto ciò che lo circonda e inconsapevolmente influenza il mondo e il suo destino.

Ecco perché ciascuno di noi, anche se non ne è consapevole, è così unico e prezioso, così potente e fragile nello stesso momento, così influente e inconsapevole. Ma, in fondo, non è forse tutto energia? e Nulla si crea e si distrugge?. Quindi non si potrebbe dire che siamo tutti come note che cercano di creare un’armonia con il tutto? E questo non è forse il tema di indagine di molta fisica quantistica?

Ecco perchè Il problema dei 3 corpi non lascia indifferenti. Perchè ci parla dentro e ci racconta di noi.

Tutti, coloro che ovviamente lo hanno visto, sono con il fiato sospeso in attesa della seconda stagione, che pare sia certo ci sarà. Daltronde Il problema dei 3 corpi è un adattamento cinematografico di una trilogia nata dalla prolifica penna di Cixin Liu. E di materiale nei 3 libri ce n’è davvero tanto, da ipotizzare addirittura una produzione di quattro stagioni.

Sebbene la maggior parte di chi ha voluto dire la sua su questa prima stagione ha indagato le questioni legate alle teorie di fisica e la plausibile veridicità delle stesse. Si vorrebbe tralasciare la questione. Non stiamo affrontando un documentario scientifico o delle dichiarazioni all’umanità. Stiamo ipotizzando una trama appassionante di cui non è basilare che collimi con le conoscenze scientifiche dimostrate fino ad ora. Che poi, si sa, ogni scoperta scientifica è sempre passibile di un suo superamento a favore di una nuova scoperta che può confermare o ribaltare il risultato. Per cui non ci formalizziamo su cavilli teorici e calcoli matematici.

Orbene. Il problema dei 3 corpi è un film che ha scelto come eroi delle figure femminili. E’ una donna che in una Cina in pieno periodo di rivoluzioni e controrivoluzioni, ferita nell’animo da una società volta alla distruzione, decide da scienziata di andare contro tutto e tutti e si erge a giudice dell’umanità rispondendo ad un messaggio che arriva dallo spazio profondo.

Nel lavoro di David Benioff e DB Weiss, riadattato in forma cinematografica ad un pubblico occidentale il romanzo cinese, Il problema dei 3 corpi gioca continuamente con lo spazio e il tempo. Lo spettatore infatti immedesimandosi via via nei personaggi viaggia avanti ed indietro nel tempo e si trova anche catapultato in altre dimensioni.

La drammaturgia inoltre permette al pubblico di calarsi nei panni dei personaggi. Capire cosa li muove e parteggiare per ciascuna delle loro cause. Non esiste un vero antieroe o un antagonista. Insomma il cattivo vero non c’è.

Ma andiamo con ordine.

L’antecedente. Siamo nella Cina della rivoluzione di Mao. La scienziata Ye, epurata politica, si ritrova, grazie alle sue capacità e intuizioni dimostrate in ambito accademico ante rivoluzione, assegnata a vita in una installazione militare che sta cercando forme di vita intelligente nella galassia.

Contemporaneamente in un continuo salto avanti ed indietro nel tempo, la regia ci porta ai giorni nostri. Siamo in Inghilterra dove un segretissimo organo di sovra intelligence sta indagando su cruente ed inspiegabili morti di scienziati. E, sempre in Inghilterra ai giorni nostri, iniziamo a conoscere le 5 giovani menti brillanti che verranno coinvolte nella trama.

La prima di queste si suicidia alla vigilia dello spegnimento di un impianto tipo Cern, interrogandosi sulla possibile esistenza di Dio. La prima domanda che aleggerà su tutto il telefilm è: può coesistere la possibilità dell’esistenza di Dio con la scienza?. Può uno scienziato credere? Ed ancora: deve per forza escludere la scienza l’esistenza del sovranaturale, o più precisamente di Dio?

Questa domanda aleggerà per tutto il telefilm, così come il fantasma di Vera, brillante scienziata.

Al funerale di Vera si reincontrano i 5 amici e colleghi di Università. E, per un occhio attento, si capisce fin dalla prima inquadratura che la scienziata Ye ragazzina nella Cina di Mao, è oggi non solo la madre di Vera, ma anche la professoressa di fisica di tutti i protagonisti del gruppo di giovani, compresa Vera, Fra costoro abbiamo il collega di Vera, ossia Soul Durand,  forse il più geniale di loro, ma anche il più pigro. Nel gruppo ci sono Will Downing che dopo la laurea si è dato all’insegnamento e non ha fiducia in se stesso. Jack Rooney, colui che si è arricchito in modo sfrenato sfruttando i suoi studi per fare business con invenzioni molto commerciabili.

Abbiamo Auggie Salazar, che si è messa a capo come direttore di ricerca di una sua industria sulle nanotecnologie. Brillante e di grande talento dalla prima scena la vedremo lottare contro la visione di un conto alla rovescia. Sarà lei ad essere avvicinata da una strana ragazza capace di sfuggire alle telecamere, che le spiegherà che l’unico modo che le compete per fermare il conto alla rovescia è quello di spegnere il suo ingenioso nuovo progetto. E sarà sempre lei che grazie ad un nuovo materiale di nanofibra darà una svolta alla storia del telefilm. Sempre lei, spinta dal senso di colpa dell’utilizzo della sua invenzione, deciderà che è sciocco preoccuparsi di un qualcosa che potrebbe accadere fra 400 anni, quando il mondo ha così tanto bisogno di aiuto oggi, per essere reso un posto migliore in cui vivere tutti.

Infine nel gruppo c’è Jin Cheng, amore segreto di Will Downing, fidanzata con un militare di origine indiana delle forze speciali e dalle missioni segrete, scienziata curiosa e determinata. A lei Ye, in cui si rivede per capacità, doti, intelligenza, curiosità e carattere, consegna un casco, dalla tecnologia futuristica che la catapulta in una dimensione parallela. Un videogioco immersivo così reale da sembrare vero. A lei viene affidato da una avatar il compito di risolvere una sorta di enigma che sempre più la avvicinerà a livelli sempre più alti.

Si scoprirà poi che le più brillanti menti di scienziati sono stati arruolati in questo modo per risolvere quelli che sembrano enigmi di un gioco  virtuale.

Torniamo indietro el tempo. Nella Cina di Mao, Ye disobbedendo ad ordini dettati da menti chiuse nella ristrettezza dei dogmi della propaganda, amplifica il segnale trasmittente. Infine riceve risposta. Dallo spazio colui che si identifica come un dissidente pacifista le chiede di non contattare ulteriormente lo spazio, poichè ha raggiunto un mondo che qualora conoscesse l’esistenza di un altra terra la invaderebbe conquistandola per se. Disgustata però da una umanità che l’ha delusa, umiliata, sopraffatta, segnata nel profondo, Ye, incurante dell’avvertimento, invia un messaggio di invito per la Terra.

Per tutta la trama, Ye rimarrà persuasa che solo con l’aiuto di una razza aliena, l’uomo può purificarsi e cambiare. L’umanità, per Ye è come le cavallette, sfrutta, deturpa, consuma, rovina, distrugge, usa la violenza e ciecamente non progredisce ma applica dogmi e propaganda.  Insomma per Ye la Terra è già spacciata, non le resta che la sua sete di conoscenza e l’esplorazione delle teorie della fisica a darle uno scopo nella vita. Ecco che per tale motivo, una volta conclusa l’era di Mao, tornata agli onori di professore raggiunge l’Occidente, si unisce ad un multimiliardario filantropo per diventare così gli ambasciatori dei San-Ti, questo popolo alieno in rotta verso la Terra. Da un lato i due comunicano con il loro capo, anche qui al femminile con voce di donna, dall’altro stanno creando una fazione di accoglienza. Peccato che, come sempre succede, questa si trasformi per così dire in una sorta di setta di fanatici, convinti di essere degli eletti con il diritto di vita e di morte sul resto della indegna umanità.

Orbene il rompicapo di Da Shi invece, una sorta di agente di polizia e agente di intelligence, ma molto di più, è quello di capire cosa c’è dietro alla morte di scienziati, accumunati dal conto alla rovescia e da un casco che pare arrivare dal futuro. Tutto questo lo porterà ad intrecciare la strada con il gruppo dei 5 scienziati che proverà a difendere e proteggere in tutti modi. Sottoposto ad un ulteriore personaggio, Da Shi inquadra in modo arguto la situazione in favore di questa organizzazione statale dal potere illimitato e sovranazionale capitanata da Thomas Wade. Costui arruola gli scienzati per una controffensiva e farà di tutto per trovare un modo con cui difendere la Terra. Infine verrà eletto dai San-Ti quale papabile leader e loro burattino.

Parte fondamentale per capire l’intreccio ci viene svelato attraverso le avventure all’interno della realtà virtuale. Strutturato come un gioco, Jin Cheng si trova ad affrontare a vari livelli la catastrofe naturale che distrugge interi popoli. Nel “gioco” livello dopo livello le viene posto l’enigma che da il titolo alla saga. E’ la sua intuizione infatti a farle capire che il popolo di quel pianeta si trova ad orbitare in una traiettoria regolata da 3 soli, i tre corpi appunto. Ecco perchè si susseguono ere di ordine ad ere di caos che provocano delle estinzioni di massa con la scomparsa di civiltà. Durante la presa di coscienza di tale realtà, Jin Cheng è accompagnata da quello che pare un maestro, da una ragazzina a cui si affeziona d’istinto, (forse perchè vedremo assomiglia ad una foto di Vera da piccola?), e a cui non riesce mai a salvare la vita. Figura che giudica i livelli è una donna guerriera. Sarà lei infine, quando Jin comprende che non esiste una soluzione per salvare in maniera stabile quella civiltà, proprio a causa dei 3 soli da cui dipende in maniera insatabile, a svelare il mistero.

Il gioco infatti è un percorso di consapevolezza in cui Jin arrivando alla conclusione diviene partecipe del dramma dei San-Ti. Ossia del fatto che, sebben basti uno per salvare tutti, come amano ripetere in continuazione, la civiltà che rinasce ogni volta dalle ceneri potrebbe estinguersi definitivamente. Inoltre ogni rinascita determina un dover ricominciare da capo, il chè rallenta lo sviluppo. Come non essere partecipi del dramma di questo popolo, adesso?.

Si scopre quindi che il viaggio dei San-Ti impiegherà 400 anni per raggiungere la Terra. Proprio consapevoli della loro superiorità tecnologica attuale, essi hanno inviato due sofoni, protoni che sono due supercomputer quantici, gemelli di altrettanti due che stanno dai San-Ti. Grazie a tali tecnologia i San-Ti vedono e sentono tutto, controllano tutto, tanto da aver influenzato persino le leggi della fisica e aver creato una mometanea copertura della volta celeste capace di far ballare le stelle. Per dare un monito al mondo e rendersi palesi nella minaccia globale.

Ai San-Ti piace mostrare la propria forza. Sono in grado di hackerare i dispositivi tecnologici, tanto da mandare in mondovisione la scritta “Siete insetti” per esempio. Sono capaci di eludere telecamere, di trovare ovunque chiunque. Di creare illusioni visive e in tempo reale sapere tutto ciò che accade sulla terra. 400 anni sono lunghi però. Non possono permettersi che la Terra progredisca tecnologicamente tanto da superarli e rappresentare una minaccia alla propria sopravvivenza. Devono pertanto boicottare con ogni mezzo ogni nuova conoscenza scientifica.

Hanno un unico punto debole. I San-Ti non mentono mai e non leggono la mente umana.

Ecco che si dipana il destino dei protagonisti in un disperato tentativo di salvare la razza umana.

Ed ecco che ciascuno farà la sua scelta.

Ma, sapendo che fra 400 anni potrebbe esserci una invasione aliena, cosa farebbe ciascuno di noi, oggi?

Se lo chiedono tutti i protagonisti. Tutti consci che nemmeno i loro possibili nipoti saranno presenti al primo contatto.

Entusiasma Il problema dei 3 corpi, perchè sa fondere bene fantasia con realtà pescando in molti ambiti.

 

L’alternarsi di ere del caos e di ordine, ricorda in modo convincente la letteratura vedica che divide la storia della Terra in ere. Ogni era vede il nascere, svilupparsi, giungere all’apice e poi dissolversi di una civiltà. Secondo l’antica tradizione vedica noi saremmo nel Kali Yuga, era di caos e discordia. Secondo la tradizione vedica indiana molte civiltà avrebbero popolato la Terra per poi scomparire nel nulla e rinascere con la formazione di una civiltà differente. E, non rieccheggia in qualche modo il destino dei San-Ti forse? Pure loro sottoposti ad un continuo nascere e scomparire per rinascere?

Ma pure l’affermazione dei San-Ti, quel “basta che si salvi uno per salvare tutti” fa subito pensare ad ingegneria genetica, clonazione e altre tecniche con cui preservare il dna o intere popolazioni all’oblio. Non necessariamente una ripopolazione da zero ripartendo dal tempo della pietra in su.

Altro grande tema è quello della tecnologia. Da un lato risorsa per il bene dell’umanità, ma al contempo risorsa di distruzione dell’umanità stessa, se usata per scopi militari, di business o anche se hackerata per secondi fini malvagi, che siano umani o alieni. Inoltre pone il dilemma di cosa e chi sia scrificabile e a quale prezzo ci si può spingere in nome della scienza?. Ibernare un cervello di un corpo morente per spedirlo nello spazio sperando che una razza aliena lo resusciti così da comunicare e spiere il nemico, è moralmente ed eticamente una opzione da perseguire? per esempio. Ma di spunti ce ne sono davvero tanti.

Altra riflessione, quella della bramosia di potere dell’uomo. Voler contattare un mondo alieno per avere una supremazia sul resto del mondo. Questo lo scopo ultimo delle nazioni tutte che segretamente agiscono e poi sanno del contatto alieno tenedolo nascosto, ma anche del miliardario filantropo, si fa per dire, che gongola proprio nell’idea di essere il privilegiato che dominerà con questi alieni che parlano con lui. Per poi essere tragicamente deluso e gabbato, quando ahinoi rivelerà come la natura umana sia inaffidabile e bugiarda determinando la levata di scudi intergalattica finale.

Concludendo. Il problema dei 3 corpi è un telefilm che, sebbene ci se lo mangia episodio dopo episodio per sapere come finirà, va non solo gustato, ma anche guardato con attenzione per non perdersi nessun particolare. Infine ci si dovrebbe porre la domanda. Ma se dalla fantasia si passasse alla realtà? Possibile che non ci sia una civiltà aliena a cui abbiamo dato l’indirizzo di casa ingenuamente, e che sta venendo a prendersi la Terra con i potenti del Pianeta consapevoli del pericolo che hanno deciso di tenere i popoli all’oscuro?

Perchè, in fondo, sarebbe proprio così che succederebbe. Ma ovviamente, Il problema dei 3 corpi è solo un film. Forse.

 

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