SQUID GAME 3 ATTO FINALE
Balzata alle vette delle classifiche delle serie più viste in molte nazioni, Squid Game attende la terza serie che conclude i giochi.
Squid Game piace e il successo ce lo dimostra. Fin dai suoi esordi nel 2021 Squid Game aveva conquistato il pubblico e la critica. Una conferma si è avuta con la seconda stagione, vissuta in molti come ponte o esordio per una terza stagione conclusiva. Eppure, come spesso accade in pochi hanno colto i veri messaggi che il regista e ideatore Hwang Dong-hyuk ci ha voluto trasmettere. Come le bricioline di Pollicino infatti nelle due stagioni della serie sudcoreana sono inserite feroci critiche non solo alla società ma anche alle elite che governano il mondo. Tra il resto è proprio Hwang Dong-hyuk a dichiararlo in diverse interviste.
Squid Game quindi ha diversi piani di lettura. Quello terra terra percepito dai più, come intreccio di storie e personaggi a cui appassionarsi per tifare la vittoria degli uni o degli altri. Il bagno di sangue e le prove al limite dell’umano condite di sadismo e violenza soddisfano il gusto noir di tanta tv. Poi c’è una lettura di fine psicologia sociale in cui il regista ci svela le tecniche di condizionamento sociale a favore di azione e reazione per rendere più succoso il prodotto. Infine si giunge all’elevata denuncia di come una elite trasversale e potente, tanto da sfuggire a qualsiasi regola, manipoli tutto e tutti sollazzandosi nell’osservare crudeltà estreme per il solo gusto di alleviare la noia da cui si è pervarsi quando già si ha tutto, ovviamente scommettendo su un giocatore piuttosto che un altro come se la vita umana fosse solo un oggetto senza alcun valore.
Distribuita in tutto il mondo sulla piattaforma di streaming Netflix dal 17 settembre 2021 al 2025, per un totale di tre stagioni, Squid Games racconta le sorti di un gruppo di disperati che si trovano a partecipare ad un gioco per soldi in cui in palio però c’è la vita.
Attenzione spoiler!
In maniera molto concisa la prima stagione narra le vicende di 456 persone, disperate e ciascuna strozzata dai debiti, che si trova a partecipare ad un gioco che si trasforma in una gara alla sopravvivenza. In palio un montepremi che aumenta ad ogni eliminazione. Praticamente il perverso meccanismo assegna un valore in denaro a giocatore. Ogni volta che un giocatore viene eliminato il suo valore in denaro confluisce in una cassaforte di vetro situata sul soffitto della camerata in cui vivono i giocatori.
E fin qui nulla di male. Se non fosse che l’eliminazione è di quelle definitive e brutali. Chi perde si becca una pallottola in corpo e poi viene cremato. Chi non ha mai giocato a Un due tre stella?. Ovviamente tutti da piccolini. Ecco, in Squid Game però la conta la fa una enorme bambola robotica con dei sensori di movimento al posto degli occhi. E se percepisce del movimento, anche solo il tremore delle mani, invia il comando ai cecchini di spararti a vista. Come non cadere vittima del panico? Come non tentare la fuga? E lì, scatta la strage con una grande scrematura di giocatori.
Insomma a Squid Game di sangue ne scorre a fiumi. Tanto che quasi ti abitui all’orrore ed anzi, finisce per abituarti al meccanismo e pensare che in fondo possa pure essere giusto. Perchè purtroppo ci si abitua all’orrore e questo lo si è studiato in molte circostanze. Se in condizioni normali si rimane scossi alla violenza, in circostanze in cui la violenza diventa usuale, ci si anestetizza ad essa. Questo succede in scenari di guerra, negli ospedali, e purtroppo con la massa di violenza gratuita offerta da film, serie televisive, giochi online. E poi ci si stupisce della deriva della nostra società, con baby gang e affini.
E’ pur vero che le condizioni esterne influenzano l’individuo, tuttavia Squid Game indaga l’animo umano. Ed è molto interessante osservare come il regista abbia ben disegnato manipolazioni e reazioni. Messi in cattività 456 persone fra uomini e donne di varia estrazione sociale e cultura, alla fine si instaurano le leggi del branco, ma anche dinamiche più o meno indotte. Di queste infatti si diverrà più consapevoli nella seconda stagione, quando il vincitore Seong Gi-hun torna nel gioco convinto di scardinare dall’interno la piramide che sta dietro al meccanismo di massacro. Ecco che, conoscendo già i meccanismi dei vari giochi, 6 in tutto da superare, Seng Gi-hun intuisce come una cena servita con una innocua forchetta o una bottiglietta di vetro in realtà viene offerta per scatenare una rissa sanguinaria, perchè l’occasione fa l’uomo ladro.
Sebbene ad ogni tornata i giocatori possono votare per decidere se rimanere o fermare il gioco, e vince la maggioranza, pure questa regola in realtà è un perverso meccanismo con cui dividere i giocatori in due fazioni e portarli a combattersi fra di esse. Il classico divide et impera. Dai tempi biblici il potere sa che finchè il popolo litiga e parteggia fra fazioni differenti, non si unirà contro il nemico comune, ossia la punta della piramide. Così Squid Game lo descrive paro paro. Non importa la motivazione per cui ciascuno è approdato al gioco, che poi si scopre è su un isola persa chissà dove e totalmente militarizzata. Ciascuno invece di sottrarsi alla mattanza, si fa prendere dalla manipolazione e porta avanti il gioco della morte. A nulla vale l’ammonimento del povero Seong Gi-hun che grida inascoltato che solo uno vince, tutti gli altri moriranno.
Non solo. In Squid Game c’è da un lato l’umanità disperata in una societò ipercontrollata. Sì, perchè ciascuno dei giocatori è stato pedinato e filmato nei suoi insuccessi. Una sorta di grande fratello pervade tutto Squid Game. Sia fuori dal gioco, infatti il Conduttore del gioco sa tutto di tutti, sia all’interno dove ogni angolo ha una telecamera a cui nessuno sfugge, Nemmeno i soldati o i cecchini, tutti rigorosamente mascherati. Una maschera che rende tutti inumani e in fondo incolpevoli. Un po’ il meccanismo dei plotoni di esecuzione, dove uno dei soldati aveva un colpo a salve. Nessuno sapeva quale fosse il fucile caricato a salve e quindi ciascuno poteva pensare fosse il suo e non sentire il peso dell’esecuzione. Allo stesso modo sull’isola di Squid Game tutti coloro che non sono giocatori sono mascherati. Se per caso mostri il volto, vieni eliminato.
Se poi nella prima stagione viene proposta una tratta clandestina di organi. Sempre nell’ottica che l’occasione fa l’uomo ladro e quindi alcune guardie si organizzano con un medico concorrente per espiantare organi a giocatori agonizzanti all’insaputa del capo. Cosa che poi subirà le ire del capo tanto da giustiziare tutti gli implicati e mostrarli ai giocatori come monito alle rigide regole a cui tutti devono attenersi. Infatti la complicità fra guardie e giocatore poneva quest’ultimo in una posizione privilegiata in quanto gli si faceva sapere in anticipo il gioco che avrebbe dovuto affrontare e ciò gli permetteva di sviluppare una strategia vincente.
Ecco che nella seconda stagione invece l’espianto di organi diventa prassi da cavalcare da parte dell’organizzazione. In fondo perchè farsi mancare l’occasione di smerciare organi venduti a caro prezzo. E qui purtroppo la denuncia è a tutti i traffici di organi che vengono perpetrati anche da elite insospettabili. Purtroppo, mentre noi si dorme tranquilli in guanciali caldi e inconsapevoli, c’è un giro d’affari impensabile di organi di cui sono vittime spesso i bambini. Ebbene sì ci sono state molte denuncie, spesso inascoltate o insabbiate, circa la sparizione di bambini dai campi di accoglienza profughi. In America, ma anche in Italia e non parliamo degli scenari di guerra. Sebbene in Squid Game la pratica di pagare i debiti con un organo, che sia un occhio, un rene o altro, viene passata come prassi normale da parte degli strozzini e i giocatori ne parlano a più riprese.
E, intanto noi dormiamo tranquilli. Ma là fuori il mondo è in fondo Squid Game.
Sono sei i giochi da bambini che i concorrenti devono affrontare. E pure questo è inquietante. Perchè appunto i giocatori vengono riportati alla dimensione di bambino. Ma anche il Front Man, una sorta di capo supremo, forse addirittura l’ideatore del gioco stesso, tratta i giocatori da bambini. E, non viene subito il parallelismo del modo in cui il potere e il mainstream ha trattato i popoli in questi ultimi anni? Lo stesso tono, la continua imposizione di regole per il bene comune, il continuo raccontare storie rapportandosi ad un pubblico come fosse infantile. Il meccanismo è il medesimo. Tanto che da fuori lo si percepisce perfettamente. Ecco che con il tono da padre premuroso ma deciso si fa rientrare il gregge nelle righe per far sì che il gioco continui. Ma la sensazione di fregatura ogni tanto il protagonista Seong Gi-hun ce l’ha ben dipinta in viso guardando in telecamera con occhi sconcertati.
E le telecamere sono un altro punto focale di Squid Game. Ricordiamoci che Squid Game è un gioco in cui i giocatori, si scoprirà puntata dopo puntata, sono costantemente ripresi e filmati. Il tutto a favore di un pubblico di Vip. E, se nella seconda stagione il giocatore 456 ne è consapevole e spesso denuncia il fatto che tutto è in funzione del divertimento perverso di terzi. Scatta tuttavia il meccanismo reality, dopo poco tempo che sei seguito dalla telecamera, te ne scordi e quello che vivi diventa reale come la tua vita. Ma è reale ciò che succede sotto i riflettori della telecamera? Ovviamente no. Non si può essere oggi così ingenui dal credere che reality o tv siano vere. Ci sono schiere di autori che ogni due per tre creano imput così da far abboccare chi è sotto il riflettore e fargli fare ciò che più risulta a favore del gradimento di un pubblico. E se non è perversione questa. Eppure succede tutti i giorni accendendo la Tv, che pubblico e attori ne siano o no consapevoli. Per cui siamo colpevoli, tanto quanto autori, registi, produttori e compagnia cantante della deriva tragica che sta prendendo la nostra società.
Insomma Squid Game è un manuale di plagio delle masse. Ma la cosa davvero inquietante è vedere come ogni giorno queste tattiche vengano adoperate anche nel nostro bel mondo libero occidentale.
Ed ecco che si arriva proprio lì, all’occidente libero e democratico. Peccato che i Vip, gli ospiti d’onore invitati per assistere dal vivo ai giochi finali, siano dei pasciuti e viscidi ricchi annoiati occidentali. Ebbene sì. Dietro le quinte del gioco nella prima stagione il Front Man dirige il ponte di vetro che ridurrà i giocatori a tre, in un salotto lussuoso per i Vip. E qui la denuncia all’elite è senza dubbi, e ha nome e cognome. Il riferimento è alla massoneria, al Club Bildenberg, WEF e affini. I Vip tanto per incominciare si presentano con maschere che sono identiche alla famosa festa del 1972 organizzata dalla socialite francese Marie-Hélène de Rothschild , il Surrealist Party Rothschild. Ma di esempi ne abbiamo molti altri. E qui abbiamo un rimando che tutti conosciamo a Kubrick, Eyes Wide Shut il film in cui manca l’ultima scena in quanto morì proprio senza poterlo finire. Un film iconico in cui viene esposta la Massoneria e l’Elite, e in molti ritengono per questo venne eliminato. Il dibattito è ancora aperto.
Insomma Squid Game è uno specchio di simbolismi massonici, ad incominciare dal labirinto della sigla, che poi è quell’incrocio di scalinate che i giocatori devono salire e scendere per accedere alle varie stanze del gioco. Labirinti e scale impossibili sono un must della cultura esoterica. Dal Minotauro ai labirinti delle biblioteche medievali e così via, fino alle città sotterranee. Sentito parlare dei cuniculi di New York o Washington? E volgiamo metterci l’Isola Epstein? Isola, giochi di morte, vip che fanno cose immonde, cunicoli sotterranei, insomma il parallelismo non viene proprio? Ma volgiamo anche scoperchiare l’ultimo vaso di Pandora? Ossia i White Party di Puff Daddy, alias Sean Combs? Cosa non torna? Possibile che Hwang Dong-hyuk già 11 anni fa e più abbia denunciato quello che sta emergendo oggi nella cronaca attuale? Ovviamente parliamo di Occidente, ma è evidente che l’elite non ha colore, patria, status sociale o appartenenza. Sta al di sopra ed è trasversale e mondiale. Quindi non illudiamoci. E’ ovunque e si diverte a giocare a scacchi fra loro e lanciare simboli a noi.
Altro indizio massonico è la scacchiera che ovunque appare nei pavimenti ma non solo. E poi abbiamo la boule dove vengono versate le mazzette di soldi. Non ricorda a suo modo i simboli del Giubleo appena inaugurato? O le mascotte dei Giochi Olimpici? Perchè le elite parlano alle masse e chiedono la partecipazione e il consenso. Un po’ come il gioco di Squid Games. Che ha tre semplici regole. Correttezza fra giocatori, uguaglianza e la libertà di lasciare il gioco se a volerlo è la maggioranza. Ciascuno è lì perchè lo ha scelto. Nessuno è stato portato contro la sua volontà. Non per nulla sul baldacchino dove ci sono i pulsanti per votare, x oppure 0, è segnata una croce rovesciata. Altro simbolismo rituale.
Continuamente le elite chiedono il consenso ai popoli e manifestano le proprie intenzioni. Ovviamente per chi sa leggere fra le righe. E quindi le manifestazioni di apertura e chiusura delle Olimpiadi, così come manifestazioni mondiali di spettacolo o concerti con bagni di folla ecc diventano potenti riti con cui le elite si assicurano il consenso delle masse. Consenso informato, ricorda qualcosa?
Ma torniamo a Squid Game. Dove abbiamo due pallottole impazzite. Da un lato la cecchino nord coreana in cerca di riscatto che ha una sua moralità che ci si augura darà frutti nella Stagione 3. E il poliziotto Hwang Jun-ho. L’unico che capisce che c’è qualcosa di strano e si imbarca in una ricerca della verità spinto dal desiderio di ritrovare il fratello. Purtroppo proprio il fratello è il primo vincitore dei giochi e ora il Front Man senza scrupoli. E, se nella stagione 1 il poliziotto ha un confronto finale con il fratello ritrovato, nella Stagione 2 torna alla vita con lo scopo di inchiodarlo alle sue responsabilità.
E qui abbiamo lo sviluppo della Stagione 2 che nessuno ha intuito. Invece è palese ed evidente. Nella Stagione 1 quindi la denuncia è di come la nostra società sia cieca e vittima di una elite che al di fuori di ogni regola fa ciò che vuole, quando vuole, con chi vuole e dove vuole. Dirige e comanda tutto annoiata e sprezzante della vita altrui. Tanto per esempio da usare come tavolini donne in bodypainting e così via. Nulla ormai porta loro emozioni e ricorrono alla violenza estrema per la soddisfazione di un istante che già però produce noia l’istante successivo. Quale empatia potrebbe sentire una elite del genere? Nessuna. Eppure queste sono le belle personcine che vediamo sulle copertine dei rotocalchi, nei tg a dirci come dobbiamo vivere, sugli scranni del potere che sia politico, culturale, economico, informatico o sanitario. Chiunque sta sotto è al soldi di costoro e interscambiabile senza se o ma.
Nella Stagione 2 abbiamo un passo successivo. Abbiamo i due protagonisti, quindi il giocatore 456 e il poliziotto decisi a combattere e fare giustizia, che si attivano. Un po’ come gli eroi moderni, i Julian Assange, i Edward Snowden, i David Ike ma anche i Giulietto Chiesa e i tanti altri che hanno denunciato e si sono opposti a questa elite che governa nell’ombra il mondo.
Tuttavia il Front Man è sempre un passo avanti. Da un lato sta boicottando lo stesso fratello attraverso colui che lui considera compagno di avventura, l’armatore pescatore che lo ha ripescato ferito in mare alla fine della Stagione 1 e che durante la stagione 2 lo segue passo passo sulle tracce del giocatore 456. E poi abbiamo lui, il giocatore che da ludopatico e inaffidabile poeìver uomo, è maturato in giustiziere della notte e Robin Hood. Lui che una volta compreso di essere in trappola e privo del microcip localizzatore di cui si era dotato per l’incursione del commndo giudato dal poliziotto, decide di salvare più persone possibili. Lui, buono ed empatico, che nemmeno sospetta che il giocatore 001 non sia un vero giocatore, Pur avendo scoperto che pure nel primo gioco il giocatore 001 era uno dei capi. Ma chi avrebbe potuto credere che un vecchio colpito da demenza senile e con un tumore al cervello, fosse un ricco annoiato a capo del gioco messosi nella condizione di morire per il gusto di riprovare le emozioni di quando era piccolo?
Ebbene la Stagione 2 termina con il Front Man che riveste la maschera svestiti i panni del giocatore 001 dopo aver giocato un perverso gioco psicologico proprio con un giocatore 456 ingenuo e fiducioso. I superstiti sono i camerata e il tentativo di rivolta capitanata dal giocatore 456 finisce in un bagno di sangue proprio per il tradimento del Front Man di cui però il giocatore 456 è inconsapevole.
Ebbene nel viso sconsolato di Gi-hun fa, il giocatore 456, c’è tutta quella sensazione di impotenza di tanti eroi moderni che ogni giorno cercano di informare il mondo di una realtà altra, tacciati da disinformatori. C’è quella sensazione di frustrazione di chi cerca di lottare contro questo mostro, questa piovra che stringe nelle sue spire ogni ambito della nostra società e vita. Eppure Gi-hun fa era così vicino ad espugnare il fortino e nemmeno se ne rende conto. Perchè in fondo la testa della piovra non è immune dal fascino di confrontarsi con chi la sfida. E, diciamocelo esiste anche l’imprevisto o l’elemento inatteso che a volte fanno la differenza, assieme ai sassolini che piccoli ma tenaci incrinano l’ingranaggio.
Non resta che aspettare e vedere come Hwang Dong-hyuk vorrà far proseguire ed intessere i fili della trama che fin qui ha steso. Sarà all’altezza della eccezionale intuizione che ci ha regalato, o scadrà nel gioco di violenza e azione che si aspetta la massa? Vincerà l’elite, come purtroppo succede da secoli e secoli, oppure l’umanità con i suoi eroi avrà un riscatto? Lo vedremo solo vivendo, mantenendo mente aperta e occhi vigili.
SOTTOPALCO #VISTOPERVOI
Voto 9. Da guardare e riguardare per scorgere tutti i simboli che il regista ha inserito nella sua denuncia e capire i meccanismi di manipolazione delle masse e l’instaurazione di una dittatura passiva. Colonna sonora perfetta per il pathos da creare. Ambientazione azzeccata. Interpretazione magistrale.