HOUSE OF CARDS, FINZIONE O REALTA’ LA RECENSIONE

Nella miriade di proposte delle piattaforme di streaming, House of Cards è una di quelle serie televisive che ti tengono incollato allo schermo, episodio dopo episodio.

Molti gli elementi vincenti. Dal punto di vista di regia e fotografia l’eccellenza si respira dalla prima inquadratura. La trama è avvincente, per non dire spiazzante. Ma il punto forte di House of Cards è il suo protagonista Kevin Spacey alias Frank Underwood, che ammiccando alla telecamera introduce il pubblico all’interno dei segreti più profondi del potere e delle dinamiche umane che vi ruotano attorno. Tanto che la sensazione di complicità rimasta orfana nell’ultimo saluto, rischia di accompagnare chi ha amato House of Cards.

Ma la vera formula vincente è la capacità di spiazzare sempre lo spettatore. Non solo attraverso i tanti colpi di scena, ma sopratutto, visto a posteriori di vari anni dall’uscita, da quante dure verità ci vengono presentate senza veli o peli sulla lingua. Sempre se si è abbastanza consapevoli e informati per coglierle.

Nata dall’idea di Beau Willimon, la serie è un adattamento televisivo sull’omonimo romanzo di Michael Dobbs. E, per molti versi, è stata la serie apripista delle produzioni per Netlflix. Sulla piattaforma infatti le 6 stagioni vengono pubblicate dal 2013 al 2018. E non solo ha raccolto successo di critica e di pubblico, ma è pure stata riconosciuta con numerosi premi. Tutti meritati.

Molto brevemente House of Cards si ambienta a Washington e segue l’ascesa al potere di Frank Underwood e della moglie Claire. Senza esclusione di colpi i due arriveranno all’apice, svelando però al pubblico, a cui si rivolgono con confidenze guardando in camera e sussurando come si fa con amici di cui ci si fida, gli intrighi, i segreti, le lotte fra alleanze a tradimenti e i piani con secondi fini che accompagnano il potere.

Per molti rimane una serie televisiva, ma per chi ha occhi per vedere, c’è molto, molto di più.

Senza scrupoli e sentimenti o emozioni gli Underwood tessono intricate trame in cui finiscono nemici e amici, pedine dei loro giochi. Vince il pragmatismo, quello che fa tacere la coscienza perchè ogni azione è funzionale allo scopo, non importa quale che sia la via che si è deciso di percorrere.

E già dalla prima scena lo stesso Frank Underwood si presenta in tutto il suo pragmatismo e crudezza. Con ferma freddezza infatti uccide il cane dei vicini investito da un pirata della strada in piena notte. Guardando in telecamera ci dice £Se c’è una cosa che non sopporto è la sofferenza inutile. Ci sono persone che sanno cosa va fatto e lo fanno, perchè gli altri non ne hanno coraggio. Io sono così”.  Una mossa di sincerità o la prima manipolazione a suo favore, con l’ingraziarsi il pubblico?. Non lo sapremo mai.

Così Frank Underwood scoperchia il vaso di Pandora del potere che ruota attorno alla Casa Bianca. Di volta in volta ne esce una politica sempre più corrotta, in cui nessuno ha un armadio vuoto senza scheletri. Quasi sia la regola per arrivare al potere. Più il tuo armadio è pieno di scheletri con cui essere riccattabile, più puoi aspirare a fare carriera, in quanto sei utile sempre a chi sta sopra o a chi sei funzionale. Scheletri come arma di scambio per favori e ogni legge, emendamendo e decisione presa dalla politica è sempre frutto di un profitto personale. Mai in funzione del bene da amministrare o del popolo degli elettori, ma sempre e solo funzionale a un profitto immediato di chi ha il potere.

Capito questo si può andare oltre. Sepolti ideali, sogni, giustizia o amene fantasie di una politica buona e giusta, si entra nel mondo di House of Cards dove si scopre che non è la politica ad avere il potere.

Soggetti terzi si avvicendano quindi ad ordire trame con cui gestire la politica dall’esterno. Ed ecco che si affacciano le lobby economiche, i fondi di investimento, le ong, le fondazioni private. Un mix di fiumi di soldi con cui foraggiare campagne politiche e spingere ad accordi e leggi favorevoli ai propri interessi. Soldi spesso di dubbia origine che arrivano anche dalla Cina, con chiare ingerenze nella politica estera ma anche in quella di Washington. Interessi che viaggiano paralleli ad organizzazioni non governative che operano con più capacità di dialogo della stessa diplomazia ufficiale e che interferiscono per raggiungere fini soddisfacenti per ciascuna forza in campo. Fino all’epilogo con un vero colpo di Stato ad opera di una potente fondazione gestita da una ricchissima famiglia che ha lo scopo di piazzare i suoi leader fantoccio e governare il Paese da dietro le quinte.

Tutto questo si muove all’ombra di rapporti più o meno burrascosi con la Russia, la lotta al terrorismo praticamente inventato a tavolino pur di giustificare azioni in grado di deviare l’attenzione da altro e giocare a Risiko sulla scacchiera del petrolio e del commercio.

Insomma Frank e Claire Underwood non si fanno scrupolo di usare emergenze, climatiche e terroristiche, per truccare elezioni, coprire il clamore mediatico su fatti scomodi o togliere peso a indagini in cui sono implicati. Non importa quanto ci si deve sporcare le mani o scender in basso, anche con la complicità dei servizi segreti, l’importante è solo salvarsi e prendere il potere sladamente nelle mani.

In House of Cards non manca nemmeno l’incontro, tipo Bohemian Grove, dove fra riti e chiaccherate si riunisce il vero potere, fatto appunto di finanzieri, lobbysti e superircchi. Si accenna alle potenzialità della tecnologia, quella con cui truccare le votazioni, come poi venne usata, quella con cui accedere ed entrare nei cellulari delle persone in modo non solo da controllarle ma da influenzare addirittura il loro pensiero con app, una sorta di app delle emergenze.

E si accenna anche all’aspirazione all’immortlaità attraverso download in digitale e ricostruzine virtuale di chi volesse sopravvivere alla morte, magari pure con ibernazione per godere di risvegliarsi in un futuro in cui la tecnologia è in grado di ridare nuova vita a se medesimo.

Insomma alla luce di ciò che abbiamo vissuto e stiamo vivendo oggi nel 2023, si potrebbe dire che House of Cards fosse premonitore del futuro e che Frank Underwood attraverso le sue confidenze volesse solo farci aprire gli occhi che la realtà spesso assomiglia se non supera la finzione. Lo stesso Frank o Francis, come lo chiama la moglie Claire, spiazza nel suo cinismo lo spettatore che viene investito da tutta la bassezza a cui riesce ad arrivare un uomo. Eppure dal basso in cui ti ha trascinato non puoi non affezionartene in un certo senso. Insomma lo spettatore si trova risucchiato in questo vortice fatto di relazioni malsane rasenti il disturbo mentale e la perversione che si intreccia fra i protagonisti di House of Cards.

A sfondo di tutta la storia infine abbiamo la parabola discendente della stampa. Dapprima con il primo attacco alla deontologia inferto da twitter e da internet. La velocità si sa uccide la verità e spesso la manipola. Per poi finire con l’ultimo attacco alla professione attraverso la sua definitiva morte quando tutta diventa possesso in mano di poche ricche famiglie a capo di potenti fondazioni economiche trasversali.

Insomma di idealista non rimane nulla, House of Cards mette in scena i retroscena del governo, che sono un tutt’uno con interessi economici, finanziari e di potere. Quasi a monito per i popoli. Rieccheggia la voce beffarda di Frank Underwood che irride alla democrazia. Di democrazia non rimane nulla e il popolo non decide nulla. Con la mano sulla Bibbia e pronunciando il giuramento, infatti, Francis, Franck Underwood ci guarda attraverso lo schermo e se la ride dicendoci che sta per essere Presidente degli Stati Uniti senza nemmeno un solo voto a favore espresso dal popolo.

E’ solo un film, si può dire, ed infatti, sopratutto la Stagione 6 è davvero poco realistica per molti versi, eppure quel senso di amaro in bocca non ci lascia dopo che si è sbirciato fra gli arredi cremisi e spenti in cui si muovono gli Underwood, così freddi, gelidi, intoccabili e distanti. Tutto e tutti sono sacrificabili per le trame del potere, non importa quale menzogna si debba inventare, quale assurdo piano dovrà essere formulato o quale azione compiuta. Tutto ha un prezzo ed è merce di scambio. Non c’è spazio per null’altro.

Dopo aver visto House of Cards cade anche l’ultima illusione e nulla sarà più come prima nella percezione del mondo e delle sue trame.  Vabbè ma è solo un film oppure c’è un filo rosso che lega finzione e realtà?.

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