750 KM SENZA AUTOSTRADE: COSÌ HO RISCRITTO IL TURISMO LENTO IN ITALIA
Riprendiamoci le strade provinciali e statali, abbandoniamo le autostrade per andare verso la frontiera del Turismo Lento
Abbiamo consegnato le nostre vie migliori al mito della velocità e alle grandi concessionarie autostradali. Il risultato? Code infinite, pedaggi salati e paesi abbandonati. È ora di riprenderci le strade provinciali e le strade statali: non solo come percorso di viaggio, ma come scelta economica, sociale e culturale per rianimare borghi, bar e piazze.
Perché riprenderci le provinciali e le statali
- Le strade provinciali italiane e le strade statali non sono solo scorciatoie gratuite: sono arterie di vita. Offrono viaggi più umani, autentici, ricchi di soste che non si misurano in euro ma in esperienze. Ogni curva diventa incontro, ogni piazza sosta viva.
Mini-approfondimento
Questo approccio si lega al turismo lento, un movimento sempre più diffuso in Italia. Il turismo lento valorizza i piccoli centri, le osterie, i borghi dimenticati e crea un flusso economico che resta sul territorio, invece di finire nelle casse delle concessionarie.
Le strade che ci hanno rubato
Con l’arrivo delle autostrade abbiamo smesso di attraversare i paesi. Abbiamo lasciato morire i bar di piazza, i tabacchini, le trattorie. Le autostrade italiane ci hanno dato la promessa della velocità, ma ci hanno consegnato code, bollini rossi e pedaggi sempre più cari.
Le grandi concessionarie hanno preso i flussi, alle comunità è rimasta la polvere. Non è solo una questione di viabilità: è un modello economico che ha prosciugato la vita dai territori.
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Uno studio del Touring Club mostra che i flussi autostradali hanno ridotto del 40% le entrate dei bar e ristoranti situati lungo le ex statali. Scegliere una provinciale non è nostalgia: è resistenza economica e culturale.
Il mio viaggio di 750 km senza autostrade
Ho appena concluso un viaggio di oltre 750 km tra Trentino, Veneto e Friuli Venezia Giulia senza mai imboccare un’autostrada. Lungo le provinciali ho trovato il vero volto dell’Italia: piazze dove ci si saluta ancora, bar che sorridono, tabacchi resistenti, parcheggi gratuiti, spiagge nascoste e laghetti incredibili. Non ho trovato il calore dell’asfalto, ma il calore della gente.
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Tra le tappe più sorprendenti: piccoli borghi del Friuli come Valvasone Arzene, spiagge alternative tra Jesolo e Caorle, laghetti alpini poco segnalati in Trentino. Tutti raggiungibili solo evitando l’autostrada e scegliendo la lentezza.
Riportiamo l’economia nei paesi, nella gente
Ogni volta che scegliamo le provinciali rimettiamo in moto l’economia di chi abita i borghi. Un caffè preso in piazza è un euro che resta in paese, non in un bilancio offshore. È un modo silenzioso ma potente per riportare lavoro e vita nelle comunità dimenticate.
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Secondo l’Unioncamere, il turismo lento genera una spesa media del 35% superiore a quello “mordi e fuggi” delle autostrade. Riaccendere i bar chiusi non è utopia: è un effetto diretto di flussi che tornano nei centri abitati.
Come farlo da subito (pratico)
- Usa lo stradario: segui le sigle SP e SS (SP83, SP78, SP11, SP28). Sono l’Italia parallela.
- Punta al campanile: dove c’è il campanile, c’è una piazza. Dove c’è piazza, c’è vita.
- Parcheggi gratuiti: nei paesi esistono ancora. Cammina 300 metri e scopri il posto.
- Chiedi ai locali: ti indicheranno trattorie e luoghi che Google Maps non conosce.
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Basta provare una volta: il costo medio di un viaggio senza autostrada cala fino al 40% (tra pedaggi risparmiati e soste più economiche). In più, l’esperienza aumenta in qualità e autenticità.
Domande frequenti
Si perde tempo sulle provinciali?
No: si evita la coda e si guadagna in autenticità. Il viaggio stesso diventa esperienza.
Sono sicure?
Sì, e spesso meno stressanti di un’autostrada bloccata sotto il sole. Alcune offrono percorsi panoramici spettacolari.
Conviene economicamente?
Decisamente: niente pedaggi, carburante ottimizzato da velocità costante, soste più economiche e genuine.
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Confronto pratico: Milano–Trieste in autostrada (pedaggi + soste) ≈ 95€. In provinciale ≈ 55€, con in più tre soste autentiche e zero stress da colonna.
Conclusione
Le autostrade ti portano da A a B. Le provinciali ti portano in mezzo alla vita. Riprenderci le strade provinciali e statali significa restituire respiro ai territori, rivivere l’Italia vera, scegliere un turismo che non consuma ma costruisce.
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Il turismo lento e locale è già indicato come una delle chiavi del futuro dal Rapporto sul Turismo Italiano: più sostenibile, più autentico e più utile all’economia reale. È tempo di scegliere con coscienza. Ogni deviazione è un investimento nel Paese.
 
 









 
 

