TRENTO AL VOTO DI MAGGIO: RIFLESSIONI SU PLURALISIMO E CONFRONTO DEMOCRATICO

Questo articolo non vuole demonizzare nessuno, ma aprire una riflessione. La democrazia è fatta di pluralismo, ascolto, confronto reale

Quando il voto perde il suo significato di scelta

Trento si prepara a eleggere il nuovo sindaco, ma l’atmosfera che si respira in città lascia spazio a riflessioni profonde su quanto questo processo sia davvero democratico. Più che un confronto tra visioni politiche, quello a cui stiamo assistendo sembra una corsa a senso unico, dove l’esito appare quasi scontato.

Il sindaco uscente si presenta con sei liste a supporto, un apparato comunicativo professionale e capillare e, secondo stime diffuse, un budget compreso tra i 150 e i 200 mila euro. Una cifra imponente per una campagna locale, che consente una presenza pervasiva: manifesti, spot, inserzioni social, eventi pubblici e una copertura mediatica costante.

Nulla di illegittimo, certo. Ma legittimo non significa automaticamente equo. E il vero nodo della questione è proprio questo: come può definirsi davvero libera una competizione in cui uno solo ha tutti gli strumenti per comunicare, mentre gli altri faticano persino a farsi ascoltare?

Il consenso costruito: tra marketing e saturazione

In una città tappezzata da immagini, slogan e promesse di continuità, chi si propone come alternativa viene spesso oscurato. Non per mancanza di contenuti, ma per mancanza di mezzi. Questo sbilanciamento trasforma le elezioni da momento di confronto a mera formalità. Il cittadino viene accompagnato verso la scelta “giusta” prima ancora di conoscere le opzioni disponibili.

Non siamo in presenza di un regime autoritario, ma le analogie con sistemi dove il potere si perpetua anche grazie al controllo dell’informazione e delle risorse fanno riflettere. La questione non è tanto chi comanda, ma quanto spazio reale viene lasciato a chi dissente o propone un’alternativa.

Una monarchia urbana?

Negli ultimi giorni sono apparsi in città anche adesivi satirici con una corona e delle orecchie d’asino. Un gesto ironico che però interpreta un sentimento diffuso: l’idea che il sindaco uscente venga percepito più come “re di Trento” che come amministratore uscente in cerca di riconferma.

In un contesto in cui chi governa da anni mantiene visibilità costante, in cui l’accesso ai media è fortemente squilibrato, e in cui la spinta economica gioca un ruolo determinante, parlare di libera competizione è sempre più difficile. La democrazia perde mordente e il voto si svuota di significato.

Una riflessione necessaria per il futuro della città

Questo articolo non vuole demonizzare nessuno, ma aprire una riflessione. La democrazia è fatta di pluralismo, ascolto, confronto reale. Se questi elementi mancano, non importa quante urne vengano aperte: il rischio è quello di trasformare l’atto del voto in una formalità, una conferma di ciò che è già stato deciso altrove.

Trento merita di più. Merita campagne elettorali in cui ogni candidato possa esprimersi, in cui il dibattito sia aperto, e in cui i cittadini siano messi nella condizione di scegliere davvero. Solo così potremo dire di vivere in una democrazia piena, e non solo apparente.

A cura della redazione

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