SCUOLA, RISPETTO E GENITORI ASSENTI. UNA VOLTA I MAESTRI ERANO MAESTRI DI VITA
Editoriale di Daniel Cerami – “Una volta i maestri erano maestri di vita”
Parliamoci chiaro: oggi a scuola comanda chi urla di più. E spesso non sono né i docenti né i presidi. Sono i genitori. Quelli che si presentano in classe a difendere l’indifendibile, anche quando il loro figlio ha mancato di rispetto, ha bullizzato, ha alzato le mani. Quelli che una volta prendevano schiaffi educativi e oggi minacciano querele.
Non più tardi di ieri ho visto l’ennesimo video: un ragazzo, 15 o 16 anni, bullizza il suo professore. Lo provoca, lo sfotte, lo umilia. Il professore, dopo minuti di resistenza, scatta. Gli tira un pugno. Gesto discutibile? Forse. Ma umanamente comprensibile. Simbolico. E sapete com’è finita? Il professore sospeso, linciato mediaticamente, abbandonato dalle istituzioni. Il ragazzo? Una pacca sulla spalla e via.
Il vero problema non è il pugno. Il vero problema è che oggi manca educazione civica, manca il rispetto, manca la consapevolezza del ruolo degli insegnanti. Una volta i maestri erano maestri di vita. Oggi sono ostaggi di un sistema che li zittisce, li punisce, li lascia soli.
Io ho 44 anni. Ricordo bene cosa significava prendere una nota a scuola. Significava prenderle anche a casa. Significava dover chiedere scusa, guardare in faccia il professore, abbassare lo sguardo. Significava crescere. Oggi i genitori se la prendono con la scuola, non con il figlio. Non si educa più. Si giustifica.
Eppure io non dimentico il maestro Leo con i suoi corsi di fotografia alle elementari. La maestra Marilena che ti parlava come una madre. La professoressa Zanotti che con i testi ti insegnava a vivere. Quelli erano veri educatori. Veri adulti. Veri riferimenti.
Oggi bisogna dirlo con forza: questi ragazzi vanno quietati. E non con la rabbia, ma con la fermezza. Serve rimettere i ruoli al loro posto. Serve che le istituzioni stiano dalla parte dei docenti. Serve che i genitori smettano di essere avvocati d’ufficio dei propri figli e tornino a essere genitori. Presenti. Responsabili. State crescendo dei delinquenti senza rispetto.
Se tuo figlio prende una nota, non chiamare l’avvocato. Chiamalo a casa, fallo sedere, fallo riflettere. E poi fallo chiedere scusa. Davvero. Alla scuola. Al professore. Alla classe.
Perché se perdiamo il senso dell’educazione, perdiamo tutto.
E la scuola non sarà più un luogo dove si cresce, ma un ring senza regole.
E i maestri non saranno più maestri. Ma bersagli.
 
 









 
 

