IL RITORNO ALLA SIMMENTHAL
Il ritorno alla Simmenthal
di Daniel Cerami
Non è nostalgia. È intelligenza. È buonsenso.
È tornare a pensare — e a mangiare — con la testa.
Sì, amici miei, è il ritorno all’SIM-menthal: un modo un po’ ironico (ma serissimo) per dire che tirare fuori la borsa frigo non è una vergogna, è una rivoluzione.
La scorsa domenica al lago, a Lagolo, ho visto qualcosa che mi ha fatto pensare: una colonna umana, stile Autogrill a Ferragosto, in fila per un gelato.
Un’altra — più epica ancora — per un panino con vista lago e prezzo da aeroporto. Gente stanca, sotto il sole, ad aspettare 40 minuti un toast da 8 euro.
E tutto questo perché?
Perché sono sparite le borse frigo.
Scomparse. Evaporate. Estinte.
Come se portarsi da mangiare da casa fosse diventata una cosa da poveri o da sfigati.
E invece no.
Io dico: onore a chi torna al supermercato. Onore a chi tira fuori la Simmenthal e la Carne Montana, le vere regine dell’estate caldonazziana anni ’80 e ’90.
Altro che foodie experience: aprivi la borsa frigo e trovavi il mondo.
Pane, paninazzi, insalata di riso, uova sode, birra nel ghiaccio secco e magari l’anguria a mollo nel fiume.
Erano pranzi democratici, nutrienti e liberi.
Non costavano un patrimonio, non c’era da fare la fila.
E no, non facevi la figura del barbone: facevi la figura di uno sveglio.
Oggi, con i prezzi alle stelle, il turismo iper-servito e le spiagge piene di “esperienze” da 20 euro a piatto, ritornare alla borsa frigo è un atto di ribellione elegante.
Un po’ vintage, certo. Ma anche furbo, etico, pratico.
E vuoi mettere il gusto di un panino con la Simmental mangiato sotto il pino, con i piedi nell’acqua?
Quindi, rilanciamo questa moda: basta vergogna, viva la borsa frigo.
Viva chi si prepara il pranzo, chi torna al supermercato, chi porta le angurie nel bagagliaio e non si piega al toast da 12 euro.
È ora di uscire dall’SIM-mentalità del “se non vado al bar non è vacanza”.
Io ci sto tornando, pian piano.
E voi?