Due fratelli

Italia, 1998.

due_fratelli_1Boris e Lev sono due fratelli che convivono in un angusto appartamento-cucina assieme ad Erika, una ragazza incontrata per caso. I tre vivono come segregati nella loro tana, emarginati da qualsiasi forma di vita sociale e solo i due fratelli mantengono un contatto con il mondo esterno grazie ad una corrispondenza con loro madre fatta di cassette vocali; cassette che Lev e Boris costellano di bugie per tenerle nascosta la loro malata quotidianità. Erika confessa all’amante Lev di non desiderarlo più e lui precipita in una indelebile sofferenza amorosa. Anziché cercare di recuperarla, Lev persevera in un atteggiamento ostile nei riguardi di Erika, trovando in questo modo l’appoggio di Boris, da sempre contrario alla loro relazione. Boris, sebbene sia il maggiore, si dimostra spesso più fragile e cela dietro alla sua compulsiva voglia di fare rispettare ai coinquilini alcune regole di convivenza, una dipendenza dal minore Lev che spesso fa ribaltare le gerarchie tra i due. I rapporti diventano di giorno in giorno più tesi, finché la situazione precipita. Lev, in un impeto di rabbia verso Erika, sfiora la tragedia ed abbandona la casa. Boris ed Erica, soli, hanno modo di scoprirsi a vicenda e fiorisce così tra loro un legame tenero e sincero che porta una ventata di dolcezza nel clima arido fino ad ora respirato. Ma il gioco d’amore dura poco, troppo poco.
Lev torna a casa senza preavviso e capisce subito che durante la sua assenza la situazione gli è sfuggita di mano: l’improvvisa paura di poter perdere definitivamente la ragazza che ama e il suo unico fratello, lo fa degenerare. Comincia così la folle corsa per recuperare quella “normalità” che sembra sia crollata. Ed è il caos.
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«Due fratelli: ipnotico gioco di relazioni malate.
I tre protagonisti sono legati da una dipendenza che diventa obbligo e frustrazione. Lev (Jacopo Trebbi) e il fratello maggiore (Daniele Ronco) convivono con Erika (Maria Costanza Frola) che, dopo aver confessato al primo, con il quale ha una relazione, di non amarlo più, intreccia un rapporto con il secondo, generando una voragine di tensione dall’esito tragico. La vicenda è ossessiva e i rapporti sono esclusivi, privi di contatti con l’esterno, con l’eccezione di lettere, registrate su audiocassette, che i due mandano alla madre (la voce registrata di Laura Curino) o si mandano tra loro durante l’assenza di Lev, allontanatosi dopo essere stato lasciato da Erika ed averla minacciata con un coltello in un accesso di ira. Le audiolettere sono una totale mistificazione della realtà. La verità paradossale che si respira nell’appartamento pare degna di una prigione infernale, mentre la descrizione che trapela dalla corrispondenza nulla ha a che fare con essa ed è un paradosso di invenzione che rende ancora più invivibile il contesto.
La cronaca della tragedia si svolge con una tecnica narrativa fortemente scandita da bui istantanei e ripetuti che sottolineano parole e gesti, insieme ad una musica ritmata ed penetrante. Sono quadri equiparabili a sequenze cinematografiche, il cui esito turba e crea un effetto di inquieta sospensione.
Forte la caratterizzazione dei personaggi, tutti sofferenti e incapaci di moderare le loro intemperanze, in una generale mancanza di senso e soddisfazione. Jacopo Trebbi è un Lev sempre ai limiti della degenerazione violenta, offeso dall’abbandono della sua donna e incapace di confrontarsi con le ragioni altrui. In tutti i suoi atti freme una sete di vendetta che lo rende teso e pericoloso. Boris, interpretato da Daniele Ronco, è fragile, nevrotico e concentrato su particolari di ordine e pulizia della casa. Il suo mondo poggia fragilmente su regole di convivenza disattese dagli altri coinquilini e la sua unica felicità consiste nel breve e subito interrotto rapporto di tenero amore che vive con Erika, durante l’assenza del fratello dal quale dipende. Maria Costanza Frola è sensuale e sfrontata, incauta nel coltivare rapporti pericolosi, fragile e reduce da un tentativo di suicidio, nonostante l’apparenza arrogante.
Un microcosmo malato laddove le fragilità non si compensano ma deflagrano in un finale cruento che pare ai protagonisti l’unica soluzione per ritornare ad una normalità che, nella sua fissità mortale, nulla ha a che vedere con la vita». Nicoletta Cavanna, www.teatro.org
«Due Fratelli di Fausto Paravidino è un racconto in forma di diario che narra come, giorno dopo giorno, ci si possa rifugiare in un mondo interiore, alieno dalla realtà, fino a quando non ci si accorge che è troppo tardi per dischiudere il guscio in cui ci si è rinchiusi. Per evocare quest’atmosfera alla Huis clos di Jean-Paul Sartre, Paravidino sceglie come ambientazione un luogo allo stesso tempo angusto e ampio, simbolo del trascorrere della vita quotidiana: un appartamento che si riduce ad essere una cucina. Qui prende corpo la relazione tra i fratelli Boris e Lev, e si consuma il loro amore per la stessa ragazza, Erika, incontrata per caso. L’unico rapporto di Boris e Lev con il mondo esterno dipende da alcune audiocassette registrate dalla loro madre, con la quale i due costruiscono una fitta quanto menzognera corrispondenza, nel tentativo di rassicurarla sulla normalità della loro vita quotidiana appartata e solitaria.
La tensione reciproca fra i due fratelli, e tra questi ed Erika, esploderà definitivamente quando la ragazza annuncia di non desiderare più il fratello che aveva scelto come compagno, Lev, il minore fra i due. L’improvvisa paura di poter perdere definitivamente colei che ama, ed insieme il suo unico fratello, spingerà Lev sull’orlo della follia, prova edvidente di quanto sia fragile l’isolamento che i giovani si sono creati ad arte. Rifugiarsi in se stessi per sfuggire al mondo si rivelerà essere una strategia perdente e distruttiva».
Cecilia Allegra, www.teatroteatro.it
una produzione Mulino ad Arte
di Fausto Paravidino
regia Riccardo Bellandi
con Costanza Maria Frola, Jacopo Trebbi, Daniele Ronco
con la straordinaria partecipazione di Laura Curino
scenografia Lorenzo Rota
musiche di scena Mattia Balboni
audio e registrazioni Marco Boaretto
luci Federica Merula

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