IL TRENTODOC È IL NUOVO CHAMPAGNE? NO COSTA IL DOPPIO!

Trentodoc: le bollicine di montagna… ma coi prezzi in vetta all’Everest

C’è una montagna che non ha bisogno di sci per salire. È quella del prezzo del Trentodoc, lo spumante trentino che ormai si beve più con la carta di credito che con il calice.

Altro che bollicine eleganti: qui le uniche che saltano sono quelle del conto. Bottiglie che due anni fa costavano 25 euro, oggi stanno a 48 euro, e no, non si aprono da sole con la musica classica in sottofondo. Semplicemente costano il doppio.
Anche quelle da grande distribuzione, che dovrebbero finire accanto ai biscotti in offerta, sono ormai più care di un brunch milanese.

Nel frattempo, nel mondo reale (quello fuori dal confine trentino), con 30 euro ti bevi uno Champagne di tutto rispetto. O ti porti a casa una Franciacorta da favola. O un Satèn che fa l’amore col palato.
Ma a Trento, con quella cifra, rischi di portar via solo il cartone (vuoto).

E non finisce qui.
Perché non è solo il Trentodoc a essere salito in mongolfiera.
Il problema è che oggi non puoi più bere al bar senza prima parlare col tuo commercialista.

A pranzo, per esempio, ho pagato 5,50 euro per un bicchiere di Teroldego. Non di un’etichetta cult, eh. Di un produttore locale sconosciuto, che probabilmente etichetta a mano nel retrobottega della zia. Eppure: CINQUE E CINQUANTA.
Siamo alla frutta. E neanche quella te la portano più col caffè.

A questo punto la vera domanda non è “che vino ordino?”, ma “mi conviene ancora uscire di casa?”
Perché a furia di prezzi gonfiati, i bar rischiano di chiudere prima dell’orario dell’aperitivo. E noi rischiamo di brindare da soli… ma con l’home banking aperto.

Nel dubbio? Io ormai l’aperitivo me lo faccio a casa,  mentre sono convinto che arriverà un punto di rottura.

Info autore /

Translate »