Paolo Rossi “il teatro di denuncia oggi si fa con la poesia”

A due giorni dal debutto avvenuto giovedì 5 maggio al Colosseo di Torino, arriva a Mori il nuovo spettacolo con Paolo Rossi “RossinTesta Work in progress”. L’attore porta sul palco le canzoni di Gianmaria Testa, recentemente scomparso in un mix fra pezzi di teatro, racconti e canzoni, fra cui anche alcuni brani inediti lasciati su registrazione allo stesso Rossi poco prima della sua scomparsa.

L’appuntamento è in Teatro Sociale Gustavo Modena di Mori, questa sera ore 20,45. Proprio dalla voce di Paolo Rossi arriva l’emozione del debutto e il racconto del suo “RossinTesta”.

Un fresco debutto a Torino, com’è andata portare in scena questo progetto?

Sono emozionato e contento del risultato non solo registrato sul palco, quando rendi vivo e realizzi un’idea, ma anche della risposta del pubblico che ha riempito il Colosseo di Torino facendo registrare un tutto esaurito. Quindi non posso che pensare si sia realizzato un ottimo risultato

Perché titolare lo spettacolo “Work in progress”, forse perché ci saranno ulteriori sviluppi?

Tutti i miei ultimi lavori sono dei Work in progress. Questo spettacolo nasce dall’amicizia che mi ha legato a Gianmaria Testa e dalla stima che nutro per lui e che è reciproca. Lo ho conosciuto quando venne ad un mio spettacolo diverso tempo fa e subito si instaurò un feeling particolare e una comunione di idee. Di lì abbiamo fatto degli eventi assieme, serate ci siamo trovati in situazioni particolari come al Teatro di Alba che ha due palchi oppure al festival jazz di Roccella Jonica. Testa ha scritto per me le canzoni dei miei ultimi spettacoli “Arlecchino” e il “Molière”. Stava già male ma volle scrivere degli inediti in cui ha raccolto idee, discorsi condivisi, brani “tagliati” su di me.

“RossinTesta” è un omaggio alla musica di Gianmaria Testa?

No non è una celebrazione, ma racconta del rapporto professionale ed artistico. E’ una festa e non un omaggio. Le canzoni sono cucite addosso a me e io le abito perfettamente. Diciamo che, io sono perito chimico, è come una combinazione chimica, quando due elementi si incontrano e ne formano un terzo.

Gianmaria Testa

Gianmaria Testa

Canzoni di critica, come quella che contraddistingue Paolo Rossi?

Io non faccio più satira, perché sarebbe fare la parodia della parodia e credo che la parodia la facciano già benissimo coloro a cui sarebbe diretta. E’ ormai tutto talmente sotto gli occhi. Io preferisco fare etica e filosofia politica. La satira di costume l’hanno imparata bene già “loro”.

Sta dicendo che non c’è più lo spazio per il teatro di denuncia?

Si lo spazio c’è e ha ragione di esserci. E’ la poesia la super denuncia al giorno d’oggi. C’è così poca poesia in giro per cui lo sforzo è quello di raccontare storia a carattere poetico e non consolatorio, come potrebbe essere la risata, ma profondo. Questa sì che diventa una denuncia, fatta da altri punti di vista, una sorta di satira che parte dal basso, dalla vita comune. Tutto il resto è talmente evidente oggi, non siamo più nel 92 o nel 94, oggi mancano i valori morali. Da alcuni anni la mia strada è questa

Quindi una rinuncia?

No, se oggi Berlinguer tornasse mi chiedesse “Allora come è messa la questione morale?” io gli rispondere che il problema è risolto perché la moralità non esiste più e quindi non c’è più la questione su cui riflettere e di conseguenza la storia è risolta

Secondo lei cosa è successo?

Che negli ultimi 25 anni c’è stata una controrivoluzione culturale, di cui noi artisti dobbiamo fare pure un esame di coscienza e in parte ritenerci responsabili. Un abbassamento culturale portato dalla televisione a cui la Rai è andata dietro, innescando e proponendo modelli che deviano l’intelligenza. Compito degli artisti è quello di risvegliare invece le coscienze non intontire le menti.

Televisione e internet quindi usati per anestetizzare le masse?

Ecco internet e la tecnologia è un affare a se. Perché dipende da come uno la usa. Io metto i video degli spettacoli su you tube e comunque il web mi permette di raggiungere in modo immediato il pubblico e far sapere le cose. Di contro se il passaparola permetteva di portare in scena spettacoli mediocri per più repliche, con il web oggi non puoi più “tirare pacco” al pubblico. In tempo reale si sa se funziona o no. Forse è meglio Una volta era più facile

La generazione Gaber, Jannacci, Testa, Rossi oggi risulta disillusa?

Io non lo sono, faccio un lavoro che amo e che mi piace e nel mio piccolo posso cercare di cambiare ciò che mi sta attorno.

C’è un erede di Paolo Rossi?

Io tengo laboratori e insegno e poi facci parte di giovani compagnie poi ciascuno prenderà la sua strada. Se c’è perseveranza, forza e carattere lo spazio c’è

L’invito per chi verrà in teatro?

Non amo fare inviti, ma vorrei che un artista come Gianmaria Testa che ha suonato all’Olympia di Parigi ed è stato osannato in Europa e in Canada, ma qui fu considerato di nicchia, venga scoperto ed apprezzato per il suo valore. Credo insomma che andrebbe conosciuto.

 

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