Paolo Hendel a teatro per parlare di futuro con dirompente divertimento ma anche molte preoccupazioni

Immaginato in un futuro dominato dalla tecnologia che va a discapito dei rapporti umani, con quella carica comica che contraddistingue uno dei nomi più esilaranti della comicità italiana, Paolo Hendel, ha portato a teatro a Mori “Fuga da via Pigafetta”. Venerdì 31 marzo, Teatro Gustavo Modena, all’interno della stagione di prosa del Comune di Mori organizzata in collaborazione con il Coordinamento Teatrale Trentino, ha visto Paolo Hendel sostenere un buffo confronto con l’alter ego tecnologico, immaginando un possibile futuro. Di questo e del suo rapporto con la tecnologia e con il pubblico racconta lo stesso Hendel con grande umorismo ma altrettanta apprensione per il futuro

 

Qual è la scintilla scatenante di questo suo nuovo spettacolo?

Lo spettacolo nasce sull’onda di una riflessione sulle problematiche legate alla tecnologia e l’ansia sul futuro del pianeta. Quando poi un bel giorno ho incontrato Marco Vicari, giovane di talento con cui ho scritto lo spettacolo, mi ha suggerito di non farne un monologo ma di creare una commedia che parlasse del nostro prossimo futuro. Poi ho proposto l’idea a Gioele Dix a cui il gioco comico è piaciuto molto ed ha accettato di curarne la regia

Un futuro prossimo, quale?

Siamo nel 2080 e il protagonista vive, quasi isolato, in una casa regolata dal computer. La sua vita viene stravolta dalla figlia che gli annuncia di voler andare a vivere, o meglio cercare lavoro, su Marte, in una sorta di fuga dei cervelli. Da lì lo spunto per tutta una serie di meccanismi di ripensamento, paure che nascono, interrogativi.

Una sorta di analisi di coscienza?

Interrogativi sul mistero dell’universo, risolto in chiave comica. Il meccanismo è questo continuo confronto con l’alter ego del protagonista che è il computer. Ma più che 2001 Odissea nello spazio, si avvicina al rapporto di coppia alla Neil Simon.  Per di più per risparmiare il protagonista ha “craccato” un programma pirata, non l’originale, Alterego che immaginiamo sarà disponibile nel futuro, ma la versione pirata piena di difetti che complicano il rapporto

Un futuro di che tipo?

Non c’è da essere ottimisti sul nostro futuro, sia per difficoltà che ci sono della vita di oggi, che circa l’ambiente. Si parla di creare colonie su Marte e paradossalmente si prospetta di poterle innestare creando un effetto serra con cui sciogliere i ghiacci e fra 200 anni circa creare la vita vegetale e l’habitat per l’uomo. Mi pare inquietante visto che noi stiamo combattendo con l’effetto serra. Mi domando se l’idea dell’uomo sia di andare nello spazio via via inquinare i vari pianeti. La pericolosità è che ci sfugga di mano una cosa del genere e se la prospettiva è questa mi domando se non sarebbe meglio rimanere qui ed estinguerci una buona volta.

Uno spettacolo ecologista?

Realista e paradossale. Svelo che il protagonista si chiama Nestlè Monsanto Mitsubishi perché nella finzione ipotizziamo che per raccimolare due soldi si sostituisce il nome proprio con quello di uno o più sponsor. Un grande amico del nostro protagonista si chiama Gran Biscotto Romagnati ed ovviamente è una vita che va dallo psicologo per questo-

https://www.youtube.com/watch?v=GhOWNVJuXnw

 

In scena?

Tre personaggi di cui reali il protagonista e la figlia interpretata dalla giovane e talentuosa Matilde Biscaglia e poi l’alterego tecnologico

E Paolo Hendel che rapporto ha con la tecnologia?

La uso ma preferisco fare una passeggiata all’aria aperta e non stare al pc o allo smartphone, che oggi viene abusato tanto che dovrebbero inventare una app con cui pedoni e chi è in macchina viene avvisato della presenza di ostacoli..ma poi sarebbe un circolo vizioso.

Facebook, instagram?

Poco perché non amo il fango che si scatena nei social. Come dice Mentana è un mondo pieno di “uebeti” che si nascondono dietro una tastiera e sono verbalmente violenti e saccenti. Un atteggiamento di facile violenza che la tecnologia facilita

Una lunga carriera, qual è la dimensione più amata da Paolo Hendel?

Il teatro per quel rapporto immediato e vero con il pubblico. Le risate esorcizzano paure e pensieri e quando il meccanismo funziona crea un gioco virtuoso che da un lato è liberatorio, dall’altro porta alla riflessione, perché i temi sono seri e veri, ma dissacrati e quindi più facili da digerire. E ogni volta il pubblico rende unico lo spettacolo per come risponde e su cui modelliamo anche alcuni momenti di improvvisazione con il continuo feedback

In Trentino, un ritorno?

Si, ero già venuto a Mori per una tre giorni dedicata al Festival fiaba, inno alle madri di tutte le nazionalità creato da Andrea Satta dei Tete de Bois. Vennero persone da tutto il mondo e fu davvero un’esperienza bellissima. E poi io ho parenti a Cavalese per cui vengo spesso. Inoltre il pubblico trentino è sempre stato un pubblico con cui ho giocato volentieri e chi si è lasciato coinvolgere.

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