KLEO IN ARRIVO LA STAGIONE 2
Per chi ha amato Kleo, la miniserie Netflix tedesca dal gusto nostalgico, in salsa Guerra Fredda, è finita l’attesa per la Stagione 2.
Netflix, infatti, ha annunciato il rinnovo della serie che presumibilmente, da indiscrezioni, dovrebbe arrivare sulla piattaforma a fine luglio. Poco più di un mese, quindi, di attesa per sapere come proseguono le avventure di Kleo e come evolverà la spy story prima e dopo il crollo del Muro di Berlino.
Per chi ancora non avesse visto la serie tedesca, invece l’occasione è quella di lasciarsi inviluppare da genio e sregolatezza di questa protagonista decisamente sopra le righe, che però saprà farsi amare.
In molti hanno voluto vedre un prallelo con Kill Bill, ma, sebbene ci siano degli echi anche di Nikita, la serie tv Kleo è un qualcosa di originale e del tutto unico.
Un prodotto tedesco con un retrogusto nostalgico che riporta agli anni pre crollo del Muro di Berlino. Ambientazione, abiti, personalità, azioni, idee, atmosfere, tutto riporta alla Germania della DDR. Est ed Ovest Deutchland vengono pennellate con grande maestria dando un tocco di storicità alla vicenda.
Insomma chi avesse avuto modo di esserci, in Germania in quegli anni, vi ci ritrova tutto. Musiche, abiti, acconciature, vita, quotidianità, atmosfera, paesaggio. Nessuna esagagerazione o voglia di strafare e mettere in scena luoghi comuni o ideologie.
La vicenda è nuda e cruda, senza orpelli e senza caricature. Qua e là ci sono propri riferimenti storici veri, pescati da fatti di cronaca o archivi, ma produzione e sceneggiatori sotolineano che Kleo sia frutto di fantasia e ogni riferimento è puramente casuale e non voluto. Daltronde ci si tutela come si può. Ma la sceneggiatura regge e fila via in modo molto credibile, anche quando è davvero tirata per i capelli in quel filo rosso che dal grottesco passa all’ironico, come tocco di classe registico.
Insomma è un film. Come tale ha le sue licenze da colpo di scena.
In 8 pisodi, quelli dalle Stagione 1, si matura la storia di Kleo Straub, la protagonista. E già dalla prima scena impariamo a conoscerla. Kleo è un killer, di quelli che non si fanno domande. Eseguono il proprio compito, con grande fantasia ed originalità, tornano alla base e rivestono i panni della persona qualunque.
Ma Kleo Straub, non è una persona qualunque, e nemmeno un killer qualunque. Kleo è un agente esterno e non ufficiale della Stasi. Non solo, Kleo è anche la nipote di uno dei capi supremi della Stasi.
Fin qui tutto bene. Anche se proprio nelle prime scene, Kleo attraversa il muro da est ad ovest e uccide nella Germania occidentale un uomo nel bagno di una discoteca, per poi tornare all’est nel giro di qualche ora al massimo.
Attenzione spoiler!!
E proprio in questa missione, Kleo incappa in un poliziotto occidentale che sogna il suo momento di gloria, ma non viene mai calcolato da nessuno. Ma sopratutto a missione conclusa, la cinepresa ci mostra una donna misteriosa che controlla che il soggetto sia morto e poi sottrae una valigia rossa.
Noi lo si capirà sono a metà delle 8 puntate, ma attorno a quella valigia ruota tutto il mistero che sta per travolgere Kleo. E, proprio sull’esistenza di questa valigia pare ci sia uno dei primi cardini storici veri. La serie è infarcita dunque di una miscela di elementi reali e fittizi della storia della DDR. E proprio, la valigia rossa segreta del capo della Stasi Erich Mielke, realmente esistita, riveste un ruolo importante nella serie, mentre l’omicidio di Mielke, che nella finzione viene eseguito da Kleo non è basato su eventi reali.
Sì, perchè Kleo dopo questo omicidio verrà sbattuta in carcere su prove fittizie senza possibilità di appello. Sarà la caduta del Muro di Berlino che le ridarà la libertà, in qualità di preseguitata politica essendo caduta la DDR. E da qui la ragazza parte alla ricerca di risposte. Camaleontica piena di iniziativa, capace di distillare un veleno mortale o reperire armi sul mercato nero, cambiare identità e stampare documenti falsi, introfularsi in ogni dove e circuire ognuno.
Chi l’ha tradita?. Di chi è la firma della sua condanna?. Chi l’ha voluta togliere di mezzo?. Qual’è il motivo di tutto questo?
Episodio dopo episodio la ragazza lascia dietro di se una scia di sangue. Ad incominciare dal nonno, che, ad ogni modo, le lascia una lettera testamento in cui le getta dei sassolini da inseguire. Ex colleghi con cui fare i conti, con cui allearsi, di cui guardarsi le spalle e infine da sopprimere. Il tutto con il poliziotto della Germania ovest alle calcagna. Una sorta di ossessione per quest’ultimo, che da nemico, si ritrova ad essere alleato e forse pure qualcosa di più.
Killer, spie, poliziotti, e un mondo pieno di zone grigie dove Kleo si insinua nella sua caccia alla verità. E proprio queste zone grigie sono un po’ troppo delle griglie aperte con personaggi davvero eccessivamente ingenui o sprovveduti.
Kleo sarà anche il miglior agente Stasi, e in un flashback si verrà a conoscere tutta la sua storia, ma che possa tranquillamente girare con un lanciafiamme attraverso il confine est-ovest, o che voli a Majorca senza alcun problema, che si presenti a prosciugare un conto in Svizzera, o che voli in Cile lasciando cadaveri ovunque, forse è un tantino eccessivo.
Eppure ridicoli colpi di scena ci fanno amare anche la killer che sta per uccidere la nostra eroina ma si trova in pieno parto e deve desistere. E sarà proprio Kleo ad aiutare la neo mamma a far nascere la sua bimba… Insomma è un film!
Nel frattempo si dipana tutto il retroscena di quel primo omicidio grazie al contenuto di questa benedetta valigia rossa. E cosa potrebbe contenere se non le prove di un complotto internazionale? Non si fatica a credere pure plausibile che in realtà ci fosse un accordo fra americani e capi di partito della DDR per mantenere il regime di facciata di una terra nemica in seno all’Europa, sponsorizzata a fiumi di dollari. Così aleggia nel telefilm che l’attentato a Regan fosse opera di una famigerata killer Ramona, la migliore di tutti. E proprio perchè la migliore, l’attentato doveva solo apparire tale, ma in realtà fosse da paravento a questo accordo.
Ecco che per Kleo il tradimento personale si somma al tradimento ideologico. Il regime di cui era figlia, in realtà faceva affari con il nemico. Cosa difficile da digerire per chi crede alle ideologie di propaganda, e non si pone domande oppure non conosce la natura umana. Da un lato c’è la politica e la propaganda, quelle date in pasto al popolo, poi, nella vera realtà, ci sono gli affari e i veri patti, a volte stipulati da insospettabili e in modo del tutto opposto a ciò che ci viene mostrato e pergiurato. Nemici che in realtà si fingono tali ma scendono a patti, amici che invece si odiano, spionaggio e controspionaggio, accordi sottobanco che con la politica non hanno nulla a che spartire e così via. Perchè la storia non è mai come appare.
Questo è il valore aggiunto di questa ironica e godibile spy story tutta giocata sull’ironia e il temperamento tipicamente tedesco. Il valore aggiunto di stuzzicarci ad aprire gli occhi e valutare che spesso nulla è come appare e c’è molto di più di ciò che ci viene raccontato.
Non resta quindi che attendere ancora qualche settimana per scoprire come andrà a finire la ricerca di questa valigia rossa che parrebbe di nuovo sparita. Come si risolverà il gioco di spie, tedesche e americane, visto che di complicità e doppi giochi ne abbiamo visti e molto probabilmente ne vedremo ancora. Chissà se Uwe davvero sia stato rapito dagli alieni che gli avevano affidato il compito di diffondere la musica tecno.
Intanto in rete ci sono dei trailer, fra cui uno godibilissimo in cui Kleo e il poliziotto lasciati al termine dell’ottava puntata conclusiva in mutande, si fermano ad annunciare la nuova stagione, per poi tornare a rincorrersi. Ma sicuramente glii sviluppi non possono che essere originali come lo è Kleo, un telefilm da non lasciarsi sfuggire.