Alessandro Galvagni. Una passione fatta di luce, di natura, di sport e di immagini

Raccontare gli amici è un piacere al quale non rinuncerei mai ma è allo stesso tempo tra le cose più difficili che possano capitare.

Mi accade oggi, raccogliendo le idee per raccontare Alessandro Galvagni, un amico, prima di tutto, ma questo non è certo un buon motivo per intervistarlo. Il motivo per cui incontro Alessandro è infatti la sua grande passione per la fotografia outdoor. Spazi aperti, montagne, laghi, luce, natura, stelle, sport: «Fotografo quello che mi piace – mi dice – e a me piace stare fuori».
Forse con questa frase che Alessandro mi dice all’inizio della nostra chiacchierata avrei potuto anche chiudere l’intervista: efficace, limpida, estremamente comunicativa. Come lui.
Andrò avanti, invece, e lo farò come uso fare in questo spazio, con degli appunti che sono semplicemente il tentativo di tradurre in parole la solare energia di un amico, che – per passione e non per mestiere, a lui piace ricordarlo – è anche un bravo fotografo.

1. C’è vento e non fa caldo quando incontro Alessandro per l’intervista. Ma a lui piace stare fuori.

2. Per i fotografi che si sono avvicinati a questa passione prima dell’avvento del digitale, il ricordo delle pellicole è quasi romantico: «Ho iniziato a fare le foto quando avevo 15 anni con la macchina di mio papà – racconta Alessandro – non ho idea di quanti rullini ho buttato via». E oltre ai rullini buttati, anche le beffe degli amici: «Avevo iniziato da poco ad appassionarmi alle foto – continua – e sono andato in vacanza con gli amici. Tutti andavano a ballare e io mi mettevo con il cavalletto in spiaggia per provare a fotografare le stelle». E’ la parola “provare”, penso, che racchiude metri di pellicola buttata (oltre alle prese in giro dei compagni di viaggio).

3. A salvare da tutto questo, però, arriva in soccorso l’era digitale: «Ho comperato una delle prime reflex digitali». Scatto libero!

4. I fotografi che hanno imparato a scattare dai papà nell’era analogica possono anche, anni dopo, ricambiare il favore, diventando a volte, loro stessi, romantici nel raccontarlo: «Mio papà ha settant’anni e da quando è finito il tempo della pellicola ha smesso di fare foto. Poi un giorno gli ho regalato una reflex digitale che ho vinto con il concorso del Filmfestival della Montagna, gli ho spiegato due cose su come funziona la macchina e ha ricominciato a fotografare. Adesso siamo alla post-produzione». Scambio generazionale.

5. Per fare foto all’aria aperta è inevitabile coltivare amore per l’ambiente, le passeggiate in montagna, lo sport: «Faccio tanti sport e nessuno di questi particolarmente bene – prosegue Alessandro –. Ma mi piace così, in relax! Mi diverto con il windsurf, mi piace fare trekking, vado in bicicletta e l’inverno pratico lo sci d’alpinismo. Tutto sempre con la macchina fotografica al collo». Un modo leggero, non competitivo e piuttosto contemplativo di vivere lo sport outdoor: «Se si vogliono fare le foto non si può correre. A me piace andare piano perché in questo modo mi porto via più immagini, che imprimo nelle mie fotografie. Non mi sono mai portato a casa tempi da record ma sempre molti ricordi. Anzi – ride – uso le foto come pretesto per fare meno fatica!»

6. E’ un appassionato della vita, Alessandro, oltre che della fotografia. Un entusiasta che ama non perdere le occasioni e che si pone davanti alle sfide in modo positivo: «Un giorno quest’inverno mi hanno chiamato due amici sciatori, Simone Barbieri e Matteo Cimadon, proponendomi di partecipare alla manifestazione organizzata a San Martino di Castrozza, King of Dolomites. Si tratta di un concorso per team, due sportivi e un fotografo, che passano del tempo insieme in montagna cercando il posto più bello per lo scatto migliore. All’inizio non volevo accettare pensando che se uno di loro avesse fatto la discesa della vita e io avessi sbagliato la foto, non me lo sarei mai perdonato. Poi però mi hanno convinto: sono andato, ci siamo divertiti, siamo partiti senza aspettative e alla fine abbiamo vinto una menzione speciale della giuria per una delle foto che avevo scattato».

7. «Sono fortunato a vivere ad Arco o in generale in  – dice pensando a tutto ciò che gli piace fare –: in questo periodo per esempio in macchina ho gli sci e la tavola da surf. Adoro viaggiare e ho potuto farlo in questi anni ma anche tornare a casa mi piace sempre». L’episodio della sveglia alle sei del mattino di un giorno di primavera per andare in spiaggia in cerca di vento e trovare gli amici che ridono sotto un albero di cui non si muove foglia e poi il viaggio per raggiungere altri amici per una sciata in Val Senales e trovare gli impianti chiusi per troppo vento, è uno di quegli episodi permessi dal fatto di avere in macchina tavola da surf e sci. Ma non lo raccontiamo. Oooops!

8. Una delle parole che Alessandro ripete più spesso in questa nostra chiacchierata è la parola “amici”: «Mi piace avere sempre con me la macchina fotografica anche perché mi piace portarmi a casa le immagini dei miei amici».

9. Alessandro Galvagni ha anche una pagina Facebook, dove pubblica le sue foto. Si chiama Pics&Love. Se lo conosceste, non potreste non capire il perché.

Credits: Foto di Alessandro Galvagni

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