Al ritmo del vento. Stefano Dagnoli e la bellezza di viaggiare lentamente

Prima ancora che io gli spieghi perché gli vorrei fare un’intervista sulla sua passione per la vela, Stefano si presenta così: «Stefano Dagnoli. 6 febbraio 1977. Segno zodiacale: Acquario».
Non poteva che essere così per un velista, penso quando sento la parola “Acquario”: un segno d’aria ma in qualche modo connesso all’acqua.

Tengo per me i pensieri da astrologa che mi riconducono al vento che fa viaggiare le barche a vela e all’acqua che le lascia scivolare e inizio a chiacchierare con Stefano mentre si avvicina l’ora del tramonto sul lago.
Non è difficile per me immaginare quel che Stefano mi sta per raccontare, mi basta ricordare una vacanza che ho fatto in barca a vela, uno dei viaggi più belli. E mentre lui mi racconta il perché l’energia del vento che fa viaggiare lentamente lo affascina così tanto, io non posso che dargli ragione, anche se sono nata sotto il segno della Bilancia. Che però, pensandoci, è pur sempre un segno d’aria.
Una lista di appunti di un’intervista fatta da una Bilancia a un Acquario potrebbe risultare evanescente per la maggior parte degli altri segni dello zodiaco. Se siete del Capricorno, consiglio di fermarvi qui: potreste innervosirvi.
1. Non per tutti le passioni nascono nell’infanzia o nell’adolescenza e non per tutti le passioni diventano lavoro. Si può scoprire una passione anche a 30 anni e grazie al lavoro: «Ho incontrato il mondo della vela a quasi 30 anni, con il volontariato prima e il lavoro poi, solo successivamente la passione è cresciuta dentro di me» inizia a raccontarmi Stefano. «Ho conosciuto Gianluca Samarelli che mi ha parlato del progetto di Archè, cooperativa che si occupa di sport e disabilità. Mi è piaciuta l’idea di proporre a persone con disabilità attività a contatto con la Natura e condividevo l’approccio di Gianluca. Ho iniziato così, come volontario, mentre lavoravo altrove e finivo l’università, facendo il corso come assistente alla navigazione. Archè è diventato poi il mio posto di lavoro e il mondo delle barche a vela mi ha coinvolto sempre più, finché nel 2010 ho fatto la patente nautica. Sul nostro lago di Garda si veleggia bene, ci sono venti perfetti ed è un ottimo posto, oltre che per divertirsi, per imparare la tecnica con precisione». Tutto ciò che in una vita non accade, può succedere in un istante…
2. Quando tutto accade in un istante, spesso succede che una passione diventi tanto grande in poco tempo e ci si lasci prendere la mano. E lasciarsi prendere la mano per un velista dell’Acquario, può significare iniziare a frequentare i centri velici sui laghi ogni giorno, fare regate e poi sentire il richiamo del mare, quindi prenotare un volo per Las Palmas e aspettare lì di trovare una barca che avesse bisogno di equipaggio per andare – Stefano dice proprio così – «dall’altra parte», ossia attraversare l’Atlantico in barca a vela: «Sono serviti sei giorni da Las Palmas a Capo Verde e altri 15 giorni da Capo Verde a Grenada, un’isola circa 150 km a nord di Trinidad de Tobago. E’ stato un viaggio stancante fisicamente: facevamo turni al timone e dovevamo dormire a comando però ero lontano dal mondo, una lontananza riposante. La cosa più disorientante e allo stesso tempo bellissima è stato viaggiare tra i fusi orari e vedere albe e tramonti che arrivavano ad ore sempre diverse: il mondo diventa piccolo, viaggiando per mare!». Credo di immaginare la vostra faccia leggendo queste righe, è uguale a quella che avevo io. Ritenetevi fortunati: voi siete davanti a un monitor!
3. La sfida più grande che un velista possa sognare è un viaggio in solitaria: questo mi dice Stefano ma aggiunge anche che non per tutti è così: «Io amo osservare le dinamiche di relazione che si innescano in un viaggio in barca a vela – dice – mi raccontano l’essere umano, anche in brevi uscite di pochi giorni sul Garda. Condividere spazi e avventure mi piace, non sono un solitario. Sono affascinato dalle reazioni delle persone in situazioni che non sono quotidiane: credo che la barca a vela non sia per tutti ma sono convinto che tutti dovrebbero provare un’esperienza; non è per tutti ma tutti provano un’emozione». Intuito che ha sete, esercizio di consapevolezza o gioco sadico?
4. Parlando con Stefano imparo una cosa importante per i miei prossimi viaggi in barca: «Se stai senza fare niente, stai tralasciando qualcosa» – afferma perentorio. Ma prendere il sole una mezz’oretta vale come fare qualcosa, vero?
5. In un’intervista fatta da una Bilancia a un Acquario la letteratura cercherà il suo spazio anche senza domande in merito, ormai ne ho le prove. Libri in borsa per il prossimo giro in barca: La lunga rotta. Solo tra mari e cieli di Moitessier Bernard e Due ruote sull’oceano di Andrea Stella.
6. Stefano mi spiega che il mondo degli amanti delle barche si divide in due: velisti e motoristi. Chi ama la vela si considera, giustamente, più ecologico ma secondo lui le questioni che si aprono sono controverse: «Spostarsi con il vento o con il motore è evidentemente diverso in termini di impatto ambientale – mi dice – ma la barca mette in relazione con la Natura così tanto da far emergere le grandi responsabilità che abbiamo nei confronti dell’ambiente circostante. Per esempio il tema dei rifiuti: in spazi piccoli come quelli della barca, ci si rende conto davvero di quanta spazzatura possiamo produrre e anche della difficoltà di smaltirla». In barca tutto ciò che è superfluo non solo è inutile ma è anche dannoso. Solo in barca?
7. Fascino e timore. Lasciarsi ammaliare dalla delicata forza della Natura ma rispettare sempre i limiti che impone: è quello che dicono tutte le persone che amano stare all’aria aperta. Anche Stefano la pensa così: «Serve mettere in conto un fattore di rischio – dice – ma senza esagerare: viaggiare in moto è indubbiamente più pericoloso che viaggiare in barca. E’ vero però che bisogna valutare tantissime cose a partire dalla fiducia nelle altre persone che viaggiano con te, fino a tutto ciò che riguarda gli elementi della Natura. Detto tutto questo, se una persona è predisposta a viaggiare in barca, riesce a trovare una dimensione perfetta: il tempo diventa fluido, le priorità cambiano completamente, tutto diventa più naturale». E quel «tutto più naturale» lo ricordo perfettamente anche io. Che in sintonia con l’universo, sotto un cielo stellato e dondolati dal vento sull’acqua si respira più profondamente. Giuro.

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