IL DIZIONARIO  ITALIANO TRENTINO LO FIRMA FLAVIO PEDROTTI MOSER

Nell’era del traduttore di Google, fra app e chi sogna il traduttore universale alla Star Trek, Flavio Pedrotti firma il “Dizionario Sintetico Italiano Trentino, e altre storie”.

Per chi ha qualche anno in più, quello dei dizionari, è un ricordo dei banchi di scuola. Consultato e consumato, fedele compagno di temi e compiti in classe. Oggi, per avidi lettori ed appassionati, è disponibile questo nuovo Dizionario Italiano Trentino firmato dal regista Rai, autore e scrittore, Flavio Pedrotti Mòser.

E’ l’autore che racconta questa avventura letteraria e di ricerca.

Vuoi descrivere brevemente il tuo “Ultimo” lavoro editoriale?

Innanzitutto mi auguro non sia il mio “ultimo” lavoro, semmai è il più recente con la speranza di continuare l’avventura narrativa. La chiamo avventura narrativa perché ogni libro è un condensato di esperienza, di incontri, di imprevisti.

Questo libro è solo apparentemente un “dizionario” (sintetico) perché in realtà è un pretesto per raccontare storie. Non contiene solo vocaboli e parole, verbi ed aggettivi ma il filo conduttore è proprio l’esigenza di descrivere alcuni degli aspetti più radicati della nostra terra utilizzando appunto le parole. Sappiamo quanto è importante l’identità culturale espressa anche, e forse soprattutto, attraverso il linguaggio. 

Come nasce l’idea del libro? E quale è stata, qualora ce ne fosse stata, la parte più impegnativa?

L’idea del libro è nata quasi per caso. E’ germogliata dal mio trascorso esistenziale e professionale a Roma quando alcuni colleghi romani ma anche campani, siculi, abruzzesi, pugliesi… tifosi sfegatati del nostro Land. Prima di partire per raggiungere i nostri laghi e le nostre montagne mi chiedevano un manuale pratico di conversazione dialettale.

Un manuale che contenesse le parole più utilizzate, modi di dire e insomma tutto quello che loro consideravano slang, nonostante io insistessi a spiegare che per noi tirolesi trentini il dialetto è una lingua proprio come un napoletano o un siciliano o un sardo considera il proprio idioma, lingua autoctona.

Quindi, considerando che Trento ormai è una città universitaria frequentata da studenti provenienti da ogni dove ma anche luogo turistico visitato da migliaia e migliaia di persone, ho ritenuto fosse utile un dizionario sintetico italiano-trentino.

Un mezzo capace di offrire ai nostri ospiti quella manciata di vocaboli utili per chi volesse avventurarsi in un dialogo autentico con i trentini, proprio come succederebbe in ogni Paese del mondo quando ci si ritrova a dialogare con un inglese o un francese o un tedesco. Scegliendo di parlare la lingua locale tutto sembra diventare più agevole, amichevole, quasi fraterno.

Flavio Pedrotti Mòser

Inoltre, se è facile trovare dizionari trentino-italiano, non è per niente scontato trovarne uno dall’italiano al trentino. E, come si sa, per chi non conosce il dialetto, è più comodo trovare una parola cercandola in italiano .

Completare il lavoro non è stato difficile anche perché mi sono limitato al dialetto parlato soprattutto nel capoluogo e dintorni. Un dialetto da me sempre parlato in casa e con gli amici quando ancora si usava parlarlo negli uffici e praticamente in ogni contesto sociale.

La parte più impegnativa forse ha riguardato la scelta di cosa aggiungere al dizionario e quindi ho voluto riservare alcuni spunti raccolti dalla vita quotidiana: modi di dire, locuzioni, parole derivate dalla lingua tedesca. Inoltre vi è una inserzione davvero divertente, che colleziona quelle frasi sconclusionate che si sentono spesso.

Frasi provenienti dalla traduzione letterale dal dialetto all’italiano espresse soprattutto quando il trentino doc si arrampica sulla lingua italiana che sembra sopportarla appena.

A chi è rivolto il libro e chi vorresti ne possedesse una copia nella sua libreria?

Beh, come ho detto prima, è rivolto soprattutto agli studenti fuori sede, ai turisti. Ma in fondo è rivolto proprio a tutti, trentini compresi, perché apre uno sguardo sulla nostra lingua. Proprio nel capitolo dedicato ai “ricordi” siriporta il lettore a certe atmosfere locali, ricordi dell’infanzia.

Quei momenti indimenticabili che appartengono alla collettività perché patrimonio di una terra di confine e di transito che ha interessato per secoli mondi diversi e che continuerà a farlo.

Come è stato accolto il tuo lavoro? E hai fatto fatica a trovare un editore?

Il libro ha raccolto consensi positivi. Non solo ovviamente amici e colleghi ma soprattutto persone che l’hanno considerato un lavoro utile e un manuale oltre che pratico anche divertente.

Nonostante sia sempre più difficile trovare un editore disposto a pubblicare un libro se già non sei un autore affermato, io ho avuto la fortuna di conoscere Luigi Reverdito, un editore di grande esperienza, intelligenza e intuito. Sin da subito ha mostrato interesse e quindi lo ha pubblicato senza esitazione.

Ho avuto alcune recensioni anche se forse avrei dovuto essere io a proporre alla stampa di scrivere qualcosa.Purtroppo non sono abile promotore di me stesso e mi illudo che siano gli altri, come del resto questa intervista, a propormi di parlarne, quindi ti ringrazio.

Nell’era della “Globalizzazione”  e del “fascino verso l’esotico” oltre alla grande influenza anglofona che pervade anche la nostra lingua, ritieni sia importante valorizzare e ricordare le nostre radici culturali territoriali?

Nella tua domanda c’è anche la risposta. Ritengo sia assolutamente prioritaria la conservazione della lingua autoctona, talvolta erroneamente definita dialetto, se a questo termine si conferisce un significante riduttivo.

Il dialetto è innanzitutto identità, appartenenza ad un territorio, tramite imprescindibile per quel sentimento originario che dalle nostre parti si chiama Casa, Heimat come dicono i fratelli südtirolesi, radice profonda che accomuna e riunisce.

Qualcuno pensa che sia un concetto superato proprio per quella vaga globalizzazione che ci vorrebbe tutti omologati, tutti miseramente uguali sotto l’aspetto culturale. Ma è un errore perché semmai siamo simili ma non uguali.

Se si perde una lingua o un dialetto, si perde identità, adesione ad un territorio. La lingua non divide, la lingua paradossalmente unisce i popoli che vivono sullo stesso territorio.

L’esempio del nostro Land è assolutamente appropriato. La nostra terra, il Tirolo, è composta da un popolo che parla 5 lingue e molti dialetti: tedesco, italiano, ladino, mocheno e cimbro. Tutti riuniti in un’unica regione che da mille anni rivendica la propria autonomia non solo politica ma soprattutto culturale.

E nella diversità linguistica abbiamo saputo conservare l’identità culturale tirolese. Nel rispetto reciproco.

Puoi brevemente raccontarti come uomo di cultura e professionista?

Preferirei descrivermi come sono realmente: curioso, divoratore di libri, di cinema, teatro, arte e musica. Lontano dalla politica così come viene esibita attualmente e cioè non come dovrebbe essere: invece di risolvere i problemi, li crea. Dovesse cambiare, dedicherei del tempo anche a lei.

Credo in ogni caso che la cultura oltre ad essere esperienza ed apprendimento, sia capacità di adattamento a qualsiasi circostanza e che possa essere anche sostegno sociale ed esistenziale qualora fosse una dinamo identitaria nel macchinario della vita.

Per finire: come e dove si può acquistare il libro?

Ovviamente in libreria, non so se in tutte perché non mi occupo della distribuzione, poi in alcune edicole e on line. Si clicca il titolo e voilà, esce la copertina con le istruzioni per l’acquisto. Credo.  

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