ELEZIONI COMUNALI: IL FALLIMENTO DELLA POLITICA
Elezioni comunali Trento 2025: il vero vincitore è l’astensionismo. È il fallimento della politica locale
Le elezioni comunali a Trento del 2025 avrebbero dovuto rappresentare un momento importante per la democrazia cittadina.
Invece, si sono trasformate in una fotografia nitida del distacco crescente tra politica e cittadini. Con un’affluenza ferma al 49,93%, il dato più basso degli ultimi decenni, più della metà dei trentini ha scelto di non votare. È un segnale forte, chiaro e, allo stesso tempo, drammaticamente preoccupante: il vero vincitore è l’astensionismo.
Franco Ianeselli riconfermato sindaco, ma con una legittimità dimezzata
Il sindaco uscente Franco Ianeselli è stato rieletto al primo turno con il 54,65% dei voti. La candidata del centrodestra Ilaria Goio si è fermata al 26,69%. Ma la vera notizia non è nel risultato tra candidati: è nel fatto che soltanto 1 elettore su 2 si è recato alle urne. Nel 2020 avevano votato quasi 61 persone su 100. Oggi, sono meno di 50. In numeri assoluti, circa 50.000 trentini hanno deciso per oltre 118.000 aventi diritto.
Una crisi profonda della partecipazione civica
Il dato sull’astensionismo a Trento non può essere liquidato come una semplice disaffezione momentanea. È la spia di un fallimento sistemico della politica locale. Troppi cittadini non si sentono più rappresentati, non credono nelle promesse elettorali e vedono le istituzioni come lontane, autoreferenziali, scollegate dalla vita reale.
La sfiducia è talmente profonda che neppure le sfide cruciali che Trento deve affrontare – come il progetto TAV, l’inceneritore, il futuro dei quartieri periferici e la qualità della vita urbana – sono bastate a riportare la gente al voto.
Il silenzio delle urne è un grido da ascoltare
Parlare di “fallimento della politica” non è retorica. È realtà. Se oltre 60.000 trentini scelgono il silenzio anziché l’impegno, è perché non vedono alternative credibili, non trovano linguaggi accessibili, non si riconoscono in nessuna proposta. Il sistema è rotto. E va ripensato dalle fondamenta.
Serve una nuova politica: più vicina alle persone, più trasparente, più coraggiosa. Una politica che non viva solo nei palazzi o nei comunicati stampa, ma nei quartieri, nelle frazioni, nelle piazze vere.
 
 









 
 

