Chimere abitano il Festival Pergine Spettacolo Aperto

Con quel titolo che ha in se il simbolo della speranza ma anche dell’utopia e allo stesso tempo richiama in zoologia l’essere che presenta in se più nature in una sorta di mosaico genetico, si presenta l’edizione 42 di Pergine Spettacolo Aperto 2017.

Dal 7 al 15 luglio, in nove giornate dense di appuntamenti dislocati su più di 12 location oltre che ”abitati” in incursioni urbane, il festival abbraccia la cittadina di Pergine interrogandosi sulla questione di genere ed identità, “che ben si sposa in un periodo storico dove i confini della propria identità sono messi in discussione e dove l’identità stessa della società si interroga su quale sia la propria forma” specifica Cristina Pietrantonio, co direttore artistico del festival con Carla Esperanza Tommasini che dall’anno prossimo ne prenderà in toto le redini.

Un festival in cui immergersi e denso di spunti e suggestioni con la possibilità di mettersi in discussione, partecipare, riscoprire, ma anche scontrarsi con posizioni forti come quello proposto da Codice rosso. Sicuramente l’occasione per molti artisti, come emerso durante la presentazione tenutasi ieri a Trento, di tirar fuori dal cassetto quell’idea o quel progetto che stava attendendo il momento propizio.

Questo quanto successo a Giuliana Musso, già più volte apprezzata in teatro dal pubblico trentino, che presenta proprio in anteprima al festival il suo “Odiare Meda” con quel sottotitolo “Il sogno del patriarcato” La Musso apre quindi le danza il 7 luglio per dare il là ad un programma fitto di forme e linguaggi oltre che formati, per un festival PSA che ha saputo ritagliarsi un posto nell’attenzione internazionale della critica di settore, tanto che si apre ad un pubblico che guarda non solo oltre i confini cittadini o provinciali, ma pure nazionali. “Non era facile creare un festival che esplorasse la questione di genere-dice la Tommasini-lo abbiamo fatto dando spazio all’esplorazione da più punti di vista”.

Spazio alle compagnie emergenti che nel caso di Tindaro Granata ha già all’attivo numerosi premi fra cui Ubu, Twister ed altri, per il suo “Geppetto Geppetto” che propone a Pergine sul tema della bi paternità. Compagnia Atopos invece indaga le variabili umane nel tema dell’ambiguità, mentre ha un sottofondo di teatro civile “isola e sogna” di Ateliersi che racconta le difficoltà in forma di donna in un’isola come Lampedusa all’ombra della crisi umanitaria in atto.

Infine ironico ed accattivante “DragPennyOpera” delle Nina’s Drag Queen’s che chiude il festival il 15 luglio. Spazio all’identità maschile e femminile con “Male/Female” una sorta di specchio messo in gioco per pubblici divisi in genere da Boris Bakal e Bacaci Sjenki, la loro nuova produzione.

Torna Open con i suoi spettacoli performativi fra cui “Wordless” dell’artista italo iraniana Mona Mohagheghi che scuce il filo del linguaggio violento contro le donne in una catarsi collettiva, “Diario Blu(e)” che invece ripercorre il proprio comming out adolescenziale di Titta Cosetta Raccagni.

E’ una delicata installazione quella di Clara Luiselli  mentre è un’installazione urbana immersiva quella del trentino Tobia Zambotti. In un’epoca multimediale immancabile l’apporto della tecnologia da cui nascono i lavori “Body Swap” del collettivo Beanothelab, ma anche il percorso di riscoperta di Collettivo Bergman dell’ex Ospedale Psichiatrico che tanto ha intrecciato la sua presenza con la cittadina. Infine la ricerca della propria identità e del proprio modo di comunicare è quello proposto da Dynamis con il suo “ID” ma anche da Federica Chiusole in “Regenerations” a cui è legato un contest.

PSA infine dedica due giornate al simposio internazionale con cui ha vinto un bando europeo, progetto capitanato da alcune realtà portoghesi con cui si indaga la relazione fra felicità e lavoro. Fra incontri e laboratori in un mix di indagine accademica ed artistica si cerca risposta a domande come Possiamo essere felici lavorando? Siamo più felici non lavorando? Cos’è l’ozio? Cosa vuol dire perdere tempo?. Il 14 e 15 luglio quindi se ne discute ma lo si vive pure quattro laboratori di cui “Fiel Work 2” costruzione e distruzione a ciclo continuo di un muro, ma anche un laboratorio sull’ozio di Christina Schulz, oppure sulla capacità di lasciarsi andare a livello fisico nella passività, così come la costruzione di una propria azienda ideale . La due giorni prevede la visione del docufilm di Apostolos Karakakis “Next Stop Utopia ossia l’autogestione di un’azienda in Grecia. Momenti di riflessione con tavole rotonde di cui “Happiness Calling” con esperti internazionali di vari settori e un momento di confronto sul progetto “Now” con i partner europei.

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