Centrale Fies e i suoi #WorldBreakers. DroDesera ISTRUZIONI per l’uso/1

Rottura dell’equilibrio esistente. Mondi ideali per chi li vive che cambiano con l’irrompere di qualcosa. Realtà necessarie a chi le ha create che si scoprono diverse da come erano. Mutazioni inevitabili che spostano i confini. L’atteggiamento che si attiva di fronte al cambiamento: resistenza o resilienza?

Un filo rosso denso di significato – anzi di significati – ed espresso con forza dal titolo WORLD BREAKERS, quello scelto per la 36ma edizione di Drodesera, il festival di arti performative in scena tra il 22 e il 30 luglio prossimi alla Centrale Fies di Dro.

Centrale+Fies+di+DroIl titolo che parla di rotture e di mondi costruiti viene raccontato anche dalle immagini del manifesto firmato da DEAD MEAT, collettivo modenese di fashion design, fatto di tre immagini in cui sono ritratte realtà in attesa di qualcosa che le muova, di qualcuno che ne rompa l’equilibrio, sollevando l’azione o il protagonista della rottura di accezioni per forza positive o negative.

Ma dove si ritrovano nelle proposte di Drodesera i World Breakers? Quali spettacoli, quali performance fanno emergere più di altri questa attitudine? E come lo fanno?

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Il fitto programma della Centrale Fies offre percorsi nei quali potersi avventurare, alla scoperta delle trasformazioni e delle cause, anche le più impercettibili, che le comportano.

World breaker di precarie perfezioni familiari è per esempio la malattia di una madre che costringe una donna e suo figlio a confrontarsi con il linguaggio medico in un paese straniero in A beautiful endig di Mohamed El Khatib in prima nazionale sabato 23 alle 21.45; ma anche la storia del fratello di Rabih Meoué, che l’artista invita sul palco a raccontare di quando, dopo le ferite procurategli dalla guerra civile in Libano, ha perso l’uso della parola e sentendo comunque forte l’esigenza di raccontare, ha iniziato a girare video che ricostruiscono, memoria dopo memoria, la storia della politica libanese vissuta in prima persona da un soldato ferito (Riding on on al cluod in scena il 23 luglio alle ore 23 e il 24 luglio alle 20.15).

World breaker può anche essere però rappresentato da un nuovo modo di vivere i luoghi: è il caso del lavoro di Andreco, The Rock Slide and the Wood, una insolita visita al biotopo della frana preistorica delle Marocche che, attraverso piccole azioni simboliche dei performer, porterà il pubblico a cambiare il punto di vista sullo spazio, riconoscendo la roccia, gli alberi del bosco, i macigni della frana, come i veri attori della performance (domenica 24, ore 18 e ore 19.30).

A interpretare il ruolo di rottura in La Melancoliè des Dragons di Philippe Quesne (sabato 23 ore 20 e domenica 24 alle 21,45) è invece un’anziana signora in bicicletta che irrompe nell’innevato pomeriggio di musica e patatine fritte di un gruppo di rockers, portandoli a confrontarsi con il mondo a loro ignoto della signora. Allo stesso tempo, però, è la stessa band a rappresentare il world breaker nella vita della vecchina, che diventerà pubblico privilegiato di un’esibizione costruita in mezzo alla neve solo per lei.

Zvizdal di Berlin (28 luglio ore 21 e 29 luglio ore 19) è il racconto invece di un non desiderio di cambiamento nonostante tutto. È la storia di una coppia di Cernolyl che non ha permesso al disastro nucleare di modificare la sua vita e del cambiamento invece inevitabile che ha procurato l’irruzione nella vita dei due di una troupe di documentaristi che ha voluto raccontare la loro storia e di come il riaffiorare dei ricordi degli ultimi 20 anni possa anch’esso spostare la realtà.

Un world breaker, anzi forse più d’uno, si ritrovano anche nel lavoro di Anagor, Socrate il Sopravvissuto (venerdì 29 ore 21.45 e sabato 30 ore 22.15), tratto dal romanzo “Il Sopravvissuto” di Antonio Scurati, nel quale un insegnante di storia e filosofia è l’unico superstite di una strage compiuta da uno studente, la cui rabbia non risparmia nessuno, se non il professore di filosofia e storia, che ha forse aperto in lui la riflessione – alla quale si invita anche il pubblico – sul rapporto tra il maestro, i discepoli, la conoscenza.

A chiudere l’intero festival, sabato 30 alle 21, ci sarà Aurora di Alessandro Sciarroni, un’azione performativa che porta in scena il gioco del Goalball, sport per non vedenti e ipovedenti che si confrontano a squadre e che mostrano in modo efficace l’importanza dei sensi oltre la vista e come anche la minima mutazione delle condizioni possa essere motivo di rottura evidente e forte, spostando la percezione del tempo in relazione alla soggettività di pubblico e performer e del diverso valore che le singole condizioni assumono per ognuno.

Infine, l’esperienza proposta da Mara Oscar Cassiani, ED3N TEMPLE, la si potrà gustare con l’intero corpo tra le 21 e le 24 di sabato 23 e domenica 24. Un’esperienza che si scopre facendo e che sarà certamente un momento di rottura della routine e, forse, anche del comune pensiero sul benessere.

 

Foto Copertina:

Andreco 
the Rock Slide and the Wood
Caratterizzata dall’uso di diversi mezzi espressivi, The Rock Slide and the Wood è una performance site-specific per piccoli gruppi di spettatori nella frana preistorica delle Marocche. Durante il percorso, i performer compiono azioni simboliche in dialogo con le installazioni che rimandano al paesaggio circostante; le montagne, i macigni franati e gli alberi del bosco diventano gli attori principali della performance.

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