I CARNEVALI TRADIZIONALI DEL TRENTINO

Il programma dei Carnevali tradizionali che si svolgeranno in Trentino nei prossimi giorni è stato illustrato oggi a Trento nel corso di una conferenza stampa. Sono intervenuti Federico Pedot (Carnevale di Grauno), Leo Toller (Carnevale Mocheno), Giancarlo Genetin (Carnevale di Valfloriana) e, in rappresentanza del Museo degli Usi e Costumi della Gente Trentina, Antonella Mott.

Carnevale tradizionale di Valfloriana
Sabato 1 marzo 2014
Il Carnevale tradizionale di Valfloriana, noto anche come “Carneval dei Matòci” è uno dei pochi carnevali arcaici sopravvissuti al processo di omologazione che ha portato la maggior parte delle manifestazioni di questo tipo ad adeguarsi a modelli spettacolari del tutto estranei alla tradizione e cultura locale.
Il Carnevale tradizionale di Valfloriana ripropone l’antica usanza dei cortei nuziali. I costumi e le bellissime maschere in legno dette “Facère” sono esempi pregiati di un artigianato artistico che rappresenta un patrimonio culturale che merita di essere valorizzato.
La “mascherada” che si tiene sempre al sabato grasso e che percorre tutte le frazioni di Valfloriana, si svolge nell’arco dell’intera giornata e coinvolge tutta la popolazione che partecipa attivamente ai “Contrèsti”, vivaci contradditòri fra i “Matòci” (sono le maschere che aprono il corteo, annunciate dal suono dei “bronzini” e vestite di abiti ricoperti di nastri e merletti con dei copricapi molto personalizzati) e gli spettatori, chiamati in causa dalle battute, vivaci e talvolta salaci, che vengono loro rivolte. Tocca dunque al pubblico riconoscere l’identità dei personaggi messi alla berlina in ogni “mascherada” dai componenti della “Compagnia” che segue i “Matoci”, e in particolar modo dai “ Paiaci” (sono delle maschere mute), autori di pantomime che vengono di volta in volta adattate alla situazione.
Importanti sono anche gli “Arlecchini” che danzano in cerchio al suono delle fisarmoniche, indossando costumi multicolori e molto appariscenti e copricapi a forma di cono, anch’essi decorati con nastri e perline multicolori. Fanno parte del corteo le coppie degli sposi (a ruoli invertiti, con il maschio vestito da sposa e la femmina vestita da sposo) e le maschere chiamate “le bele” che impersonano gli invitati allo sposalizio. Determinante è il ruolo delle varie associazioni di volontariato che organizzano i ristori nelle varie frazioni con i “magnari de ‘na volta”.
Programma della manifestazione
• Ore 10.00 Partenza del corteo mascherato dalla frazione Sicina
“Caffè e dolci” – Associazione A.D.V.S.P. Gruppo di Valfloriana
• Ore 12.00 Sosta a Montalbiano
“Paneti coi Wursteel” – Associazione Gruppo Giovani
• Ore 13.00 Sosta a Valle – Casanova
“Supa de Orc” – Associazione “Quei de la Val”
• Ore 14.00 Sosta con ristoro a Dorà
“Pasta suta” – Associazione Dorà e Palù
• Ore15.00 Sosta a Villaggio
“Polenta e luganega” – Gruppo Alpini
• Ore 16.00 Sosta a Barcatta
“Zighere e patate – “I soliti trei-quattro Barcatti”
• Ore17.00 Arrivo del corteo a Casatta
“Canederli en brodo” – Circolo Anziani
• Ore 21.00 Teatro Comunale di Casatta
Ballo con le fisarmoniche di Matteo e Remo
Carnevale mocheno – Carnevale dei Bètsche
Martedì 4 marzo 2014
Nella comunità mòchena il carnevale inizia subito dopo l’Epifania e assume significato grazie alle maschere (un tempo si usava semplicemente un velo per coprire il volto), ma soprattutto grazie al ballo che costituiva, in passato, la principale occasione d’incontro tra i giovani della comunità e tra i vari paesi.
La continuità e il perdurare di un insieme di gesti, parole, atteggiamenti e azioni contraddistinguono il carnevale che ogni anno il martedì grasso (vòschnto) si svolge a Palù. La rappresentazione del bètscho e della bètscha – le due figure principali, chiamate anche vecchi, vèci – hanno subito nel corso del tempo dei cambiamenti; rimane comunque una grande partecipazione e la consapevolezza soprattutto nei giovani, dell’unicità del rito che ha simbolicamente assunto valori e prospettive nuove, legate all’esistenza e all’identità della piccola comunità.
I personaggi
Le caratteristiche principali del costume del bètscho sono: un copricapo di pelle di capra terminante a due punte ornate da pennacchi e campanellini e un camicione di canapa bianca fermato in vita da un cinturone di cuoio che permette di trattenere una vistosa gobba formata di fieno. Der bètscho e de bètscha hanno il viso interamente coperto di nero e portano rispettivamente in mano un bastone e uno scopino. De bètscha è vestita semplicemente da donna, con un cappellino in testa. Der òiartroger (il raccoglitore delle uova) indossa un vestito festivo scuro con qualche ornamento; sulle spalle porta una cassetta, kraks, dove vengono riposte le uova. Viene chiamato anche teit, ossia padrino.
Lo svolgimento
Il martedì grasso, nelle ore antimeridiane, i tre personaggi iniziano la vestizione nel maso più alto del paese e subito cominciano il loro percorso che li porta di maso in maso a “seminare” fertilità e abbondanza. I due tendono a progredire di corsa e con grandi balzi, mentre il terzo gli segue a distanza camminando lungo i più comodi sentieri e raccogliendo dalle famiglie le offerte in uova.
Un momento importante del rituale è la morte simulata del bètscho e della bètscha. Con il bètscho a terra, la bètscha procede alla lettura del testamento. Questo si ripete per la morte della bètscha. Nel testamento sono chiamati in causa i coscritti e le coscritte di tutto il paese; de bètsche, i vecchi, assumono quindi il ruolo di genitori di tutti i ragazzi della comunità. La lettura del testamento suscita grande attenzione e ilarità, perché avviene una sorta di gioco di inversione dei ruoli, dove il patrimonio della famiglia della ragazza viene lasciato al ragazzo e viceversa, sovvertendo le tradizionali regole di successione.
Subito dopo, vengono offerte le torte preparate dalle ragazze della località, presso la quale la sera precedente sono state anche raccolte informazioni per la stesura del testamento.
Il corteo carnevalesco termina al tramonto con il rogo del fieno contenuto nella gobba del bètscho e delle carte dei testamenti. Tutta la comunità festosa si reca quindi in un prato chiamato Schèrzerbis, dove si brucia un enorme falò (vòschn) preparato precedentemente.
Carnevale di Grauno (il video e la storia del del più antico carnevale la trovi qui se vuoi )
Martedì 4 marzo 2014
Pur con notevoli variazioni da paese a paese, in Val di Cembra i giorni della settimana del Carnevale erano un tempo denominati nel seguente modo: la “giobia màta”; il “vèndro sgnocolà”, giornata dedicata agli gnocchi (di farina, pane o patate che siano, conditi per l’occasione con abbondante “botér”); il “sabo sföiadàr”, uno dei pochi giorni dell’anno in cui le massaie preparavano la pregiata “pasta all’uovo” e, infine, i tre giorni “grassi”: la “domenega gràsa”, il “lundi gràs” e il “mardi gràs”, fino al “mercol da le cendro” che segna l’inizio della Quaresima.
 
Programma
• Ore 9,00 – Trascinamento del PINO in Piazza Bociat con la partecipazione del Carnevale tradizionale di Valfloriana
• Ore 9,30 – Commedia, battezzo del PINO, trascinamento fino alla “Busa del Carneval” e innalzamento del PINO
• Ore 11,00 – Esibizione del Carnevale tradizionale di Valfloriana presso il teatro tenda
• Ore 12,00 – Pranzo in compagnia
• Ore 13,30 – Allestimento del “PINO DI CARNEVALE”
• Ore 14,30 – Intermezzo musicale
• Ore 15,00 – Ballo liscio con la fisarmonica di “Bruno Regnana”
• Ore 19,00 – Corteo lungo le vie del paese e FALO’ DEL CARNEVALE
• A seguire: BALLO liscio fino alla quaresima con “Bruno Regnana”
Carnevale Ladino della Valle di Fassa
Mascherèda fascèna
Canazei (Penia), giovedì 27 febbraio – martedì 4 marzo 2014
Grop de la Mèscres da Dèlba e Penìa è il nome dell’Associazione che si occupa della valorizzazione e della trasmissione di una delle manifestazioni popolari più antiche e prestigiose delle Alpi: il Carnevale Ladino di Alba e Penìa.
Le maschere – “Faceres”
Le maschere guida sono il Laché, il Bufon e i Marascons, seguiti e circondati da maschere o faceres da bel o da burt, che rappresentano il bello ed il brutto, gli aspetti positivi o negativi dell’immaginario collettivo o della fantasia popolare più radicata e specifica del territorio.
Le maschere/faceres sono tutte rigorosamente in legno, pezzi unici normalmente ricavate dal cirmolo e dipinte con colori ad olio. Qualche tempo fa solo pochi mascherai erano in grado di produrre con continuità e fantasia le maschere del carnevale ladino, ma negli ultimi anni, grazie alla disponibilità e alla sensibilità di qualche scultore o decoratore/artista locale, la scuola del fare a mano ha ripreso a crescere seguendo i metodi della tradizione e della continuità.

VAI AL POST che abbiamo fatto precedentemente sul CARNEVALE LADINO QUI

Fonte ufficio stampa S.Chiara (F.L.)
Trento, 18 febbraio 2014

Info autore /

Il team dinamico della redazione di tdv ti saluta! Entra anche tu a far parte del mondo tdv e del nostro nutrito gruppo di autori su tutto il territorio trentino. Ti aspettiamo!

Translate »