Niccolò Fabi, il cantastorie che apre il cuore

Arriva in pantaloncini e maglietta, con la chitarra in mano e i capelli ricci scompigliati. Arriva come un cantautore di una volta, come un menestrello, come un cantastorie.
Niccolò Fabi arriva così, sorridente, autentico, senza sovrastrutture, alle cantine di Mezzocorona dove chiuderà, insieme al Gnù Quartet, la venticinquesima edizione di Solstizio d’Estate, il festival di musica arte e teatro della Piana Rotaliana.

Io sono lì, tra colleghi e vincitori dei concorsi messi in palio dai media, per il soundcheck e per incontrarlo: dovrei essere lì per lavoro, insomma.
Già…dovrei.
Non prendo un appunto, non riesco a scattare molte foto. Macchina fotografica, taccuino e telefono mi sembrano filtri che non voglio mettere tra me e questi momenti. In fondo non capita tutti i giorni di vedere una prova e poter incontrare uno tra i musicisti preferiti! Voglio stare lì, guardare, ascoltare, godermi il momento.
Niccolò Fabi per me è bello di una bellezza che aggroviglia le budella: è bello che sorride, che si gratta la testa mentre quasi imbarazzato firma gli autografi, è bello quando alla fine del check si inginocchia da solo sul palco con la chitarra e senza microfono canta e suona solo per sé, è bello quando beve una birra ringraziando per ogni cosa, è bello quando sale sul palco e si dona al pubblico, è bello quando ringrazia il Trentino, perché – dice – “abbiamo un rapporto speciale”. E’ tornato tante volte tra le nostre valli e dopo Solstizio lo potremo riascoltare il 24 agosto alle 13 a Malga Caneve, in Val di Fiemme, all’interno del programma del festival I Suoni delle Dolomiti.


Il concerto inizia: Fabi è sul palco con il Gnù Quartet, che non dimentica di valorizzare e ringraziare e applaudire.
Siamo in 700 ma il clima che si crea è intimo. Lui sembra aprire le porte di se stesso e della sua musica e invitare tutti a entrare, senza lasciare fuori nessuno. Come se ci abbracciasse in una calda e accogliente emozione, come se per ognuno avesse un pensiero.
niccolò fabiGarbato, profondo, emozionato lui stesso, Fabi canta e suona per più di due ore, facendomi ballare con “Vento d’estate”, facendomi ricordare la meraviglia del concerto con Silvestri e Gazzè cantando “La canzone di Anna” e “L’amore non esiste” e chiedendo un applauso per i suoi amici e compagni di viaggio, facendomi commuovere con la mia preferita delle sue canzoni, “Il negozio di antiquariato”, che non smette di ricordarmi che “l’argento si beve ma l’oro si aspetta”.
E in un momento così non so pensare agli appunti o alle foto. Non riesco nemmeno a fargli domande sul tour, sull’ultimo concerto del trio previsto per il prossimo 30 luglio a Roma. Faccio la fan, sentendomi una quindicenne imbarazzata e felice.
super momentoiFabi permette, con le sue parole e la sua musica, ma anche con quel che si rivela essere, di attraversare un intero kaleidoscopio di emozioni: fa ricordare, ridere, piangere, pensare, divertire, ballare. E io non posso fare a meno di assecondare tutto questo.
Non aspetto nemmeno che esca dal camerino dopo il concerto. Ho la pancia piena di suoni ed emozioni: saluto, ringrazio e vado via felice.
E mentre salgo in macchina sorrido con un po’ di nodo in gola e penso che Niccolò Fabi sa aprire il cuore e lo sa fare perché è prima di tutto il suo ad essere aperto: lo si capisce subito, vedendolo arrivare in pantaloncini e maglietta, con la chitarra in mano e i capelli spettinati.

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