Michele Valentini. La poetica del volo libero

Non è la prima volta che incontro un pilota di deltaplano, né che ne intervisto uno. E se c’è una cosa che li accomuna tutti è la loro naturalezza nel parlare di volare: come se le ali, un giorno, le avessero sentite spuntare tra le scapole e come se, all’improvviso, non avessero potuto fare a meno di provare ad usarle.

La stessa impressione mi viene trasmessa da Michele Valentini, quando lo incontro a Vetriolo. Qui alcuni appunti delle nostra chiacchierata, durante la quale mi ha raccontato qualcosa del mondo del volo libero in Trentino.

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Dopo un paio d’ore di chiacchiere e qualche caffè, Michele mi fa indossare un imbrago e mi appende a un deltaplano, mi invita a correre e poco dopo i miei piedi si sollevano da terra. La parte migliore dell’intervista è quella in cui non ho potuto prendere nota: stavamo volando.

1. Quando si arriva a Vetriolo il panorama si apre in una terrazza naturale da dove si vedono la Valsugana e i suoi laghi. E’ un punto perfetto per far decollare parapendii e deltaplani e la Panarotta è considerata proprio uno dei posti migliori del Trentino per il volo libero: «Considerando tutto – mi dice Michele – questo è per me uno dei posti migliori per volare: si arriva al decollo in auto (altrove si è costretti a prendere funivie), c’è la giusta distanza da uno spazio aereo, tecnicamente è adeguato a piloti di ogni livello. E poi aree di decollo e atterraggio sono curate dal Club Volo Libero Trentino quindi sono sempre perfette!».

2. Michele inizia raccontandomi quanto sia complessa la situazione legislativa italiana che regolamenta ilvalsuganaflypark volo libero e come spesso non sia semplice promuovere questo tipo di sport, quali i pregiudizi che si legano al fatto di volare, come gestire le questioni di sicurezza: «Il deltaplano è un modo sicuro di volare – mi dice –. E volare non è meno naturale per l’uomo che arrampicare o fare immersioni. E’ il pilota a fare la differenza: serve essere prudenti, valutare le proprie possibilità e scegliere in base a queste il materiale adeguato, controllare il meteo, confrontarsi con i più esperti. E’ importante che ognuno di noi rispetti i rapporti uomo-macchina e uomo-natura. I corsi per i brevetti includono una parte importante dedicata alla sicurezza e poi l’esperienza fa il resto: bisogna volare molto e bisogna imparare a rinunciare».

3. Michele è pacato, chiaro e molto accurato nelle spiegazioni; in alcune espressioni anche saggio, oltre che evidentemente molto competente. E’ però quando gli chiedo come ha iniziato a volare che si accende una luce che ho già visto altre volte illuminare lo sguardo di chi, un giorno, non ha potuto fare a meno di provare a staccare i piedi da terra: «Mio padre è stato un pioniere del volo libero in Trentino quindi sono cresciuto in mezzo ai deltaplani – mi racconta –. Poi però ha smesso e io ho archiviato il ricordo all’età di otto anni e l’ho recuperato nel 2003, quando per caso sono arrivato a Vetriolo con una ex fidanzata che viveva lontana. Siamo venuti quassù per mangiare un panino e poi avrei dovuto riportarla al treno. Ho visto arrivare una vecchia station wagon con un delta sul tetto. E’ sceso un ragazzo e ha iniziato a montare l’attrezzatura. Poi dalla macchina sono scese una ragazza e una bambina insieme a un cane. Non so cosa sia successo ma in quel momento ho deciso che avrei imparato a volare». Il racconto sulla ex fidanzata viene archiviato con: «Ho messo lei sul treno e ho iniziato a provare a capire come avrei potuto imparare a volare a fine stagione». Adieu!

4. Il livello zero di romanticismo nel parlare di una ex fidanzata viene bilanciato dal racconto dell’incontro con un compagno di avventure volanti: «Ho chiamato un vecchio amico di mio padre che per iniziare mi ha fatto imparare a volare in parapendio. Non era quel che volevo ma era un inizio. Per me vedere i delta in volo – continua Michele – era poesia. Sognavo di volare con la pancia sotto anche di notte. La primavera successiva ho incrociato per caso un gruppetto che stava iniziando a volare in delta, guidato da Riccardo Segatta, Carlo Faes e Raffaello Devilli. Tra gli “allievi”, con me, c’era Diego Stefani, siamo diventati amici ed è iniziato tutto». “Iniziato tutto”: se non è romanticismo questo…valsuganaflypark

5. Michele – me ne rendo conto solo a metà della nostra chiacchierata – non parla mai alla prima persona singolare. E’ “noi” il suo pronome preferito. Dopo che mi racconta dell’incontro con Diego, capisco il perché: «Io e Diego abbiamo imparato insieme e abbiamo entrambi preso il brevetto. Questa passione – continua – ci ha investiti e il nostro obiettivo è diventato quello di ringiovanire il mondo del volo libero in Trentino. Ci siamo resi conto che per far conoscere questo mondo, dovevamo trovare il modo di far volare altre persone con noi. Ci siamo quindi iscritti ad un corso per pilotare un delta biposto e, dopo molti voli, abbiamo accumulato esperienza». E così Michele e Diego hanno potuto far decollare amici e conoscenti, molti dei quali si sono innamorati di quella dimensione aerea, di quel piacere infinito che provoca il vento in faccia, di quella sensazione intensa di sentirsi una cosa sola con la natura. Molti di quegli amici che Michele e Diego hanno portato in biposto, hanno poi da loro anche imparato a volare, dando vita a quell’idea che ronzava nelle loro teste: più giovani deltaplanisti in cielo e un’associazione attraverso la quale promuovere questa passione in Panarotta. L’associazione ora esiste, si chiama Valsugana Fly Park e la possibilità di volare in tandem è aperta a tutti.

6. Michele mi racconta alcuni episodi dei voli in biposto, alcuni divertenti, altri poetici: «Ho conosciuto molte persone grazie al volo – afferma – e tutte le persone per me importanti, con le quali ho innescato un rapporto non ordinario, le ho conosciute proprio con il deltaplano. Chiara, la mia ragazza, un giorno ha trovato il volantino di Valsugana Fly Park e mi ha chiamato per un volo…ci siamo conosciuti così!» (Cuori!)

susivola7. Alzare i piedi da terra, sentirsi galleggiare, volare con la pancia sotto e godere di uno spettacolo meraviglioso che troppe volte diamo per scontato. E poi cambiare prospettiva, guardare la realtà dall’alto, allontanarsi. Tutto da lassù prende un’altra dimensione…E’ l’ultimo appunto quello che sto per scrivere, quello che non ho segnato ma che ricordo bene: «Mi piace volare perché faccio i conti con me, sono solo a decidere tutto – mi dice Michele senza che io chieda nulla –. E il momento del decollo è il mio preferito: quando il delta si alza e i piedi si staccano da terra è una sensazione che non saprei descrivere a parole». Già – penso – nemmeno io.

Guarda il video!

Credits: foto e video Michele Valentini

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