FRANKENSTEIN – QUESTA SERA 21.09.23 – CENTRALE FIES

La nuova produzione di OHT, che per la prima volta si misura con un classico della letteratura occidentale, torna in provincia, a Centrale Fies per Enduring Love. Per la prima volta Frankenstein sarà disponibile anche anche a un pubblico cieco grazie all’audiodescrizoine poetica di Camilla Guarino e Giuseppe Comuniello

Frankenstein o il moderno Prometeo
giovedì 21 settembre ore 21.30
Centrale Fies
www.oht.art

L’ultimo lavoro firmato OHT torna in provincia: giovedì 21 settembre infatti Frankenstein sarà in scena a centrale Fies, alle ore 21.30, all’interno della più ampia programmazione Enduring Love.

In questa nuova produzione lo studio del regista roveretano Filippo Andreatta, si misura per la prima volta con un classico della letteratura occidentale: Frankenstein, o il moderno Prometeo. Scritto da un’autrice ancora adolescente con l’intento di incutere paura, il capolavoro di Mary Shelley anticipa in realtà la contemporanea ansia climatica, che OHT
raccoglie nella sua versione innescando lo stesso corto-circuito all’origine della creatura di Frankenstein e invitandoci a fare i conti con quello che siamo soliti omettere alla vista e consideriamo mostruoso.

Pubblicato subito dopo l’eruzione vulcanica più potente mai registrata dall’uomo, Frankenstein non è solo un’icona letteraria ma, innanzitutto, una reazione all’anomalia climatica provocata dal vulcano Tambora in Indonesia. Secondo i climatologi l’eruzione provocò l’Anno-Senza-Estate, un periodo distopico a causa della nebbia sulfurea che offuscò la stratosfera, abbassò le temperature, provocò violenti e continui temporali con notevoli danni all’agricoltura e conseguenti carestie in Europa, Nord America e Asia. Era il 1816 e in quell’atmosfera Mary Shelley scrisse Frankenstein.

Vicino alle sfumature politiche della ricerca di OHT, Frankenstein è un mito in cui i paesaggi esteriori si confondono con quelli interiori. Gli strapiombi del monte Bianco diventano vertigini intime e personali nell’incontro fra il mostro e il suo creatore; luoghi inaccessibili come le Alpi e l’Antartide si fanno rifugio determinante per una creatura inafferrabile, che in essi impara a conoscersi attraverso i fenomeni naturali che vi si manifestano. Il demone e quei paesaggi diventano un tutt’uno mentre Victor Frankenstein non sembra più in controllo di ciò che lo circonda.

La radicalità del lavoro di Shelley si materializza nell’emancipazione della creatura. Inaspettatamente, Frankenstein si rivela come un contemporaneo romanzo di formazione. L’interpretazione di Frankenstein (che è in realtà il creatore e non la creatura come si tende a credere), ha sempre prevalso su quella del mostro anche se il cuore del libro risiede nella conoscenza da parte della creatura di se stessa, del linguaggio e del mondo.

Da questo scarto, da questa esclusione nasce il lavoro di OHT: per la prima volta è il mostro a parlare, e prende la parola non come escluso ma come artefice del nostro immaginario, come un nostro concittadino, come un nostro pari mostruoso. Finalmente, il mostro rinasce rivelandosi come un neonato della letteratura occidentale; un bambino a
cui appaiono i primi colori, le forme acquisiscono volume, le cui mani iniziano ad afferrare, la gola e le labbra – fino a quel momento capaci soltanto di grida gutturali – articolano le prime parole.

La nuova produzione di OHT si muove dall’esperimento del dottor Frankenstein e, tralasciando la narrazione, opera affondi nel testo, senza limiti di forma, linguaggio e durata.

L’opera di Shelley diventa per OHT materiale da esaminare, sezionare, ricucire per esperimenti scenici diversi: uno spettacolo teatrale – in scena tra qualche giorno al teatro Sanbàpolis di Trento – ma anche una reading session, un’installazione, un radiodramma: tutte parti di una stessa sperimentazione che avanza orizzontalmente nel romanzo per indagarne le molteplici ramificazioni.

FRANKENSTEIN
performance di Office for a Human Theatre
regia e scena Filippo Andreatta
suono e musica Davide Tomat
performer Silvia Costa, Stina Fors
assistente regia Veronica Franchi
luci Andrea Sanson
responsabile allestimento Cosimo Ferrigolo
costumi Lucia Gallone
sculture di scena e automazioni Plastikart Studio
busto di cera e maschere Nadia Simeonkova
fondale dipinto Paolino Libralato
tecnico Orlando Cainelli
stage tecnico Rebecca Quintavalle
amministrazione Lucrezia Stenico
fotografie Giacomo Bianco
teaser Anouk Chambaz

Fondato nel 2008, OHT [Office for a Human Theatre] è lo studio di ricerca del regista teatrale e
curatore Filippo Andreatta, il cui lavoro si occupa di paesaggio e di politica personale sottilmente
affrontata nello spazio pubblico e privato. OHT ha collaborato a livello nazionale e internazionale
con, tra gli altri, La Serre Arts Vivants (CA), la Biennale di Venezia, Fondazione Haydn Stiftung,
fondazione i Teatri Reggio Emilia, Short Theatre festival, Romaeuropa festival, Triennale Teatro
Milano, the Josef and Anni Albers Foundation (USA), Whitechapel Gallery Londra (UK), Istituto
Italiano di Cultura di Vienna (AT) e MAXXI museo delle arti del XXI secolo Roma (IT). Infine,
Centrale Fies è partner regolare di vari progetti, sia per produzioni sia per debutti e, per il biennio
2021-22, OHT è stata compagnia associata del CSC S.Chiara di Trento. OHT è stata premiata per
eccellenza artistica, con Nuove Sensibilità per giovani registi teatrali (2008), premio Movin’Up per
giovani artisti (2016 e 2017), OPER.A 20.21 Fringe (2017), una nomina come Miglior Allestimento
Scenico ai premi UBU (2018) e il premio internazionale Giulio Andreolli FARE PAESAGGIO
(2023).

produzione OHT
co-produzione TPE Teatro Piemonte Europa, Snaporazverein (CH),
residenza artistica Centrale Fies
con il contributo di MiC, Provincia Autonoma di Trento, Fondazione Caritro di Trento e
Rovereto

Costi

La biglietteria è attiva sul sito centralefies.it  

Credits: Ufficio Stampa CF

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