Forte Belvedere: la storia a contatto di mano

Una bella escursione in MTB, organizzata dal collettivo Pepe Cooter di Rovereto, nella quale ho avuto l’onore di fare da guida e consulente storico in qualità di autore del libro MTB in Trincea, è stata anche l’occasione per una delle più belle esperienze a contatto con la storia offerte dal territorio Trentino: la visita al Forte-Museo Belvedere nella zona di Lavarone.

Di tutta l’imponente linea fortificata che difendeva la capitale trentina, questo forte è sicuramente l’edificio meglio conservato ed uno dei pochi interessato da un’ importante opera di riqualificazione museale. Come noto, il 2015 è l’anno del centenario dell’ entrata in guerra dell’ Italia: l’Altipiano di Lavarone è stato il primo lembo di territorio austriaco ad essere colpito dall’ artiglieria italiana con un colpo di cannone sparato da Forte Verena il 24 maggio 1915 che di fatto suggellò l’inizio delle ostilità.

forte belvedereAl visitatore che varca la soglia del museo sembrerà che le lancette siano rimaste ferme a quella fatidica ora: l’aria è quella fredda ed umida che respiravano gli uomini in divisa dell’ impero austroungarico, il pavimento è impregnato d’acqua che cola goccia dopo goccia dal soffitto, la poca luce filtra da pertugi e torve finestrelle. Sembra di essere nel ventre di un gigante: le pareti sono spessissime, lunghi corridoi scorrono come bianche viscere scavate nella pietra. A rendere tutto ancora più suggestivo è l’allestimento luce e suoni che ravviva le gelide stanze, e gli allestimenti che mostrano gli oggetti di uso quotidiano in tempo di guerra.

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Il Belvedere fu una delle più grandi strutture mai realizzate dal Genio Austroungarico: i lavori iniziarono nel 1908 e terminarono quattro anni più tardi. Il suo compito era difendere Trento da un eventuale attacco dalla Valdastico (come di fatto avvenne), ma fu concepito anche in chiave offensiva, in previsione di un’avanzata verso il Veneto che si concretizzò nell’ offensiva di primavera del 1916 (la celebre Strafexpedition).

DSCN4630A cento anni di distanza queste stesse mura sono diventate un baluardo della cultura e della conservazione della memoria storica: difficile immaginare un modo migliore per mantenere in vita un pezzo di storia.

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