ERA ORA, O ANCHE NO, IL FILM

Assurto agli onori di cronaca come film più visto in lingua italiana su Netflix, Era ora, il film con Edoardo Leo e Barbara Ronchi, sale al numero 1 della top 10 in un baleno.

Era ora, o anche no, verrebbe da dire, in quanto, se la critica è tutta unita ad incensare il film, in realtà il prodotto pare un visto e rivisto con pure la solita dolciastra morale buonista che fa a pugni con la realtà.

Ci sta, è un film, viene da dire, ma davvero dobbiamo sempre essere buoni a tutti i costi e dare una pacca sulle spalle perchè è un film di buoni propositi?

E dire che Edoardo Leo ci piace e pure tanto, in quasta nuova generazione di attori si distingue perchè recita bene e non è mai sopra le righe. Eppure tutto questo ardore per il suo ultimo lavoro che firma anche alla regia, rimane con un retrogusto che sa di insipido.

Il film titola di suo Era Ora, che è già di per se tutto un programma perchè che due parole spiega tutto il film. Era ora, o anche no, aggiungiamo noi, che il personaggio crescesse, si svegliasse, facesse la cosa giusta, capisse i veri sentimenti, si redimesse… e potremmo andare avanti così per righe e righe.

Ma la vita non è così. Non basta un giorno all’anno per cambiare, come ben ricorda a più riprese Barbara Ronchi la coprotagonista ribadisce. Si, per poi dimenticarsene nella scena finale surreale, perchè diciamocelo, attenzione spoilerone!!!,  se il piacione non avesse dedicato tutto quel tempo alla carriera col cavolo che avrebbe ben 96 giorni di ferie da potersi prendere!

Orbene in due parole, spoiler spoiler spoiler, la trama consiste nella storia di quest’uomo tutto preso dal lavoro e l’impegno di un padre con alzheimer in casa di riposo, che si barcamena con una relazione sentimentale felice. Oddio, felice finche i due non parlano. Insomma il film inizia il giorno del 34esimo compleanno di lui con festa a sorpresa organizzata dalla compagna molto affettuosa, un’artista illustratrice di libri. Esprimendo il desiderio di avere più tempo il poveretto si trova a vivere, o meglio prendere coscienza, solo del giorno dei suoi compleanni futuri, dimenticando il resto dell’anno. Come risucchiato dalla frenesia della propria vita, verrebbe da ipotizzare.

Orbene il primo risveglio lo ritrova con la compagna incinta, quello dopo alle prese con il bebè, poi la bimba più grandicella, quindi con la separazione per incomunicabilità ossia lui lavora e lei si sente trascurata con la figlia tutta a carico. L’anno successivo si ritrova in casa l’assistente perchè ha con lei una relazione che tronca perchè sa di amare solo la ex. Poi l’anno dopo invece è lei che ha un nuovo compagno e la figlia intanto cresce, lui fa carriera, l’amico fraterno ha un tumore ed è in chemio, l’anno dopo muore il padre ma l’amico è guarito.

Insomma una girandola in cui ad ogni risveglio nel giorno del proprio compleanno si rende conto di aver fatto continue scelte sbagliate e di rincorrere il tempo che invece gli sfugge. Ecco l’illuminazione, prendersi tutti i giorni di ferie disponibili, passare il compleanno con la figlia e invitare la ex e ricostruire la famiglia.

Va bene, è un film, ma era ora, o forse no, che si smetta di credere alle favole. Primo aver dedicato tanto tempo ed energia alla carriera ha permesso a lui di essere nella posizione di poter mandare tutti a quel paese per tre mesi senza rinunciare a nulla. Sai che impegno!. E dopo?, cosa succede dopo?

I figli crescono, si sa e mica tutti hanno una figlia così saggia e buona da diventare colei che ti indica la via.. Ma poi lei, la compagna / ex / compagna, che ti rivuole senza alcun rancore. Ma quando mai?

Che poi, da che mondo e mondo i papà son sempre stati impegnati fuori casa, chi più e chi meno, per cui smettiamola di raccontarcela. Eppure non ci siamo estinti ed anzi, siamo arrivati fin qua, e senza nemmeno tanti psichiatri ed analisti.

Insomma i loop temporali da “Rincomincio da capo” il film del 1993 con Bill Murray a “E’ gia ieri” con Antonio Albanese sono cosa già vista, trita e ritrita. Oddio qui abbiamo lo scartto di un anno di cui il protagonista non ha memoria Ma comunque la problematica nel film rimane sempre in superficie e pure gli altri personaggi non si stupiscono molto di questi vuoti di memoria. Superficialità a mille delle persone. Non è che sia proprio un gran bel messaggio incoraggiante.

Era ora, o forse no, che ci si interrogasse sul perchè si guarda un film. Se lo si prende come un passarsi un’ora in modo piacevole, allora il film regge e ci sta. Se invece ci si arrampica sugli specchi per giudicarlo il miglior film del secolo, allora non ci siamo proprio.

In conclusione, Edoardo Leo salva il film, ma perchè è Edoardo Leo e dal punto di vista registico tutto funziona. Per cui può essere un buon passatempo per una serata soft o un’ora buca da passare in tranquillità. Ma nulla di più.

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