Le grida del “Maugo”, il fantasma del cavaliere pazzo che infesta il Castel Belfort

Passando sulla strada che attraversa l’abitato di Spormaggiore lo si vede lì, con le finestre che si stagliano sul cielo della val di Non: Il Castel Belfort.

Poco più di un rudere, che si erge fra l’apicoltura omonima e il percorso per il tiro con l’arco, pallido ricordo del grande maniero che nel medioevo ospitò una delle famiglie più potenti della Valle.

Ma come ogni maniero che si rispetti, anche il Castel Belfort ha le sue leggende, i suoi segreti, i suoi fantasmi.

A dire il vero pochi luoghi in trentino sono protagonisti di così tante storie tramandate di generazione in generazione dalla cultura popolare: streghe, tesori, demoni e spettri, al Castello di Spormaggiore non manca proprio nulla.Castel Belfort ©Daniel Cerami

Il vero protagonista delle notti fra le finestre ei bastioni del Belfort però, è uno, lui il “Maugo” il fantasma del cavaliere pazzo che infesta il castello, spaventando adulti e bambini con i suoi ululati nelle ore più buie.

Castel Belfort ©Daniel CeramiL’origine della leggenda, con tutte le sue versioni, si perde negli anni attorno al 1400, quando gli Altspaur regnavano sul territorio. Il giovane castellano era un valoroso guerriero ma facilmente tendente all’ira e alla paranoia. Seppellì due mogli, in circostanze poco chiare, ma fu per la terza consorte, Orsola, che perse definitivamente il lume della ragione. Col passare degli anni il cavaliere fu logorato dalla pazzia: in preda al terrore che qualcuno tentasse di avvelenarlo o ucciderlo, perseguitato dalla fobia che la giovane moglie lo tradisse durante le lunghe passeggiate fuori dal Castello il “Maugo” si barricò nel maniero, girando per le stanze con una lunga veste de camera e i capelli rossi sciolti sulle spalle. Dopo l’ennesima crisi di folle gelosia, in una notte d’autunno il nobile aggredì la giovane sposa, picchiandola a morte accecato dalla gelosia e dall’idea che la donna stesse tramando per farlo uccidere dal cognato. Fra grida e ululati disumani, tanto che qualcuno pensò addirittura che il cavaliere fosse posseduto da qualche spirito maligno, il “Maugo” mise in fuga dal bastione tutta la corte e la servitù.

Dopo aver consumato il delitto passò la notte al lume di candela a cercare nel castello, senza esito, le prove del tradimento. Deluso e pazzo, all’alba si gettò nella forra del torrente Sporeggio.

Ma da quel che si dice in Paese, il cavaliere dai capelli ramati continua a fare ritorno al maniero, anche ora che è solo un rudere, alla ricerca delle prove della lussuria della sposa, condannato ad una ricerca eterna e senza esito. Gridando e latrando nella notte, con la lunga camicia da notte bianca e i capelli fulvi, in molti giurano di averlo visto e sentito infestare quel che resta del Belfort. Nei primi decenni del ‘900 c’era addirittura l’usanza, fra i giovani del paese, di sfidarsi in una prova di coraggio: passare una notte fra le mura del castello, in autunno, quando le grida del “Maugo” si sentono più forti e disperate. Molti ragazzi fuggirono dopo pochi minuti, terrorizzati dalle urla dello spettro. Castel Belfort ©Daniel Cerami

Suggestione, il suono del vento, non è dato saperlo. Ma si dice che due dei ragazzi che tentarono questa sfida portarono tutta la vita i segni della notte di terrore: uno divenne balbuziente e uno, dopo essersi trovato a suo dire faccia a faccia con lo spettro, si ripresentò in paese al mattino con i capelli completamente bianchi.

Negli ultimi anni diverse persone hanno segnalato luci e profili illuminati da una luce di fiamma intravisti fra le finestre del Belfort.

C’è anche chi dice che il “Maugo” stia vigilando su un antico tesoro, ma questa è un’altra storia. E voi? Sareste abbastanza coraggiosi da passare una notte fra le rovine del Belfort?

 

Per raggiungere il castello:

 

Credits Daniel Cerami

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