CASTEL PENEDE BALUARDO SUL LAGO DI GARDA

Il Lago di Garda è forse uno dei posti del Trentino più conosciuti ed apprezzati a livello internazionale. Spiagge per ogni turismo, le acque azzurre solcate da barche a vela e windsurf, i centri sul lago dal fascino colorato in estate e quello romantico in inverno, ne fanno il posto ideale per le vacanze.

Ad un passo dal Brenta, la Val di Ledro, il Monte Baldo, è un ottimo punto di partenza per gite in montagna. Eppure c’è un luogo tutto da scoprire, Castel Penede a Nago, con la sua storia e il suo fascino, baluardo a difesa del Lago di Garda.

Ormai ridotto a poche mura diroccate, Castel Penede ci racconta una storia che si perde nella notte dei tempi. Il turista distratto potrebbe esserci passato accanto molte volte senza averlo notato. Eppure dalle rive trentine del Lago di Garda, alzando lo sguardo verso Nago, si possono distinguere le sue mura, silenziose vestigia che non attendono altro che narrarci di tempi lontani e ospiti illustri.

L’importanza di Castel Penede tuttavia la si comprende bene qualora si decidesse di salire al castello. Ecco che da lì ci si aprirebbe una vista spettacolare sul Lago di Garda e a tutto tondo sul paesaggio circostante.

Castel Penede si raggiunge da Nago.  Lasciata la macchina al parcheggio della grande rotonda da cui si scende a Torbole, si prosegue a piedi seguendo le indicazioni per il castello. Una breve passeggiata facile di 10 minuti. Prima di arrivare al castello si potranno ammirare gli scavi archeologici e anchele tracce delle prime linee austriache della Grande Guerra.

Rimangono le postazioni di artiglieria e la cisterna d’acqua. Le postazioni del castello erano collegate al sottostante forte di Nago. Il sistema difensivo inoltre era collegato con le postazioni di artiglieria posizionate nelle Marmitte naturali di Nago. Le Marmitte dei Giganti di Nago sono grotte e pozzi scavati dal ghiacciaio nei periodi di glaciazione.

Salendo ancora qualche tornante si arriva infine al castello diroccato e in stato di abbandono. Tuttavia è palpabile il fascino che esercita e le tante storie che ha da raccontare sulla primaria posizione e importante ruolo ricoperti in passato.

Sarà per questa sua posizione difensiva, sarà per la condizione climatica favorevole, sarà per la sua collocazione sulla via che collegava il Veneto con il Trentino, in quel sentiero panoramico di Busatte Tempesta che costeggia il lago ad est, il dosso di Castel Penede ha fatto emergere insediamenti che risalgono al Neolitico. Grazie agli scavi dell’Università infatti si è iniziato a far emergere un insediamento di forte interesse archeologico.

Fino dall’antichità da Tempesta si saliva via Busatte e di lì, a Torbole da cui si saliva per la Valle di S Lucia e poi da Nago a Passo S Giovanni e Loppio.

La posizione strategica permette poi di dominare, dallo sperone di roccia di Castel Penede, la piana di Arco con la strada antica che univa la Valle del Sarca alla Valle dell’Adige. Per questo sua morfologia favorevole la piana dello sperone di Nago non venne mai abbandonata. Al Neolitico si sovrapposero le popolazioni che man mano erano di passaggio e con cui si intrecciavano forme di commercio. Per cui si ipotizza la presenza di Celti e Galli.

Uno scavo archeologico ha riportato alla luce un interessante insediamento romano. Come spesso accade infatti i Romani si sostituivano nei loro insediamenti a baluardo delle principali vie di comunicazione. Percorrendo poi le strade della Storia abbiamo la presenza dei Conti di Arco. Ma Castel Penede fu conteso anche da Guelfi e Ghibellini.

Ebbene sì, le mura del castello racchiudono anche questa storia dando credito alla presenza di rifugiati arrivati in terre trentine dalle lotte interne di Firenze dell’epoca di Dante.

E, forse una delle storie più affascinanti di Castel Penede, vuole proprio la presenza del Sommo Poeta come ospite nel suo passaggio in Trentino. Come riporta una delle Tavole in cui si illustra la storia del castello, la testimonianza del suo soggiorno ospite dei Castelbarco si ritroverebbe nei versi del XX Canto della Divina Commedia:

“Suso in Italia bella giace un laco
a pié dell’Alpe che serra Lamagna
sovra Tiralli, ch’ha nome Benaco.
Per mille fonti credo e più si bagna
tra Garda e Valcamonica, pennino
dell’acqua che nel detto laco stagna”

La prima traccia documentale del castello è riconducibile al cartiglio del 1210  di un trattato di pace fra il Principe Vescovo di Trento Federico Vanga e i conti Odorico e Federico d’Arco. Nel XIII secolo il castello vide una serie di avvicendamenti di potere.

Fu espugnato dai guelfi bresciano-lagarini, per poi essere riconquistato dal Principe Vescovo che lo riconsegnò ai d’Arco e nel 1272 poi assegnato da Mainardo del Tirolo ad un’altra potente famiglia locale, i Castelbarco.

A loro volta i Castelbarco se lo videro riprendere dai Conti d’Arco che ne difesero il possesso anche durante la dominazione dell’Alto Garda da parte dei Scaligeri di Verona fra il 1348 e il 1387 e a seguire dei Visconti di Milano fino al 1438. Fu il capitano di ventura Erasmo da Narni anche conosciuto come il Gattamelata a conquistare infine la fortezza a nome della Repubblica di Venezia.

Dopo tutto questo avvicendarsi nel 1509 Castel Penede torna definitivamente sotto il controllo dei Conti di Tirolo che lo affidarono nuovamente ai Conti di Arco fino alla distruzione del castello datata 1703 ad opera del duca di Vendme al comando delle truppe franco spagnole.

A parte la presenza del Sommo Poeta Dante Alighieri, ci vengono tramandate alcune altre leggende che aleggiano attorno al castello.

Ed ecco che dalla Storia riemerge la Leggenda del Doss de La Forca. Castel Penede era sotto uno degli assedi subiti da parte dei Conti di Arco. Così dopo aver catturato il conte Francesco di Arco pensarono bene di dissuadere il fratello Antonio di Arco a capo delle truppe d’assedio di proseguire nell’intento. Impiccarono infatti il prigioniero issandolo sulla forca in cima al dosso accanto al castello in bella vista. E il dosso da quel momento porta appunto il funesto nome di Doss de La Forca. Antonio d’Arco accampato con l’esercito alle rive del Sarca ricevette il messaggio. Tuttavia nella leggenda non si specifica quale decisione avesse preso.

Si narra che in certe notti di luna piena quando soffia il vento fra le mura del castello si veda una fioca luce e si sentano come dei lamenti di un fantasma che ancor oggi non ha trovato pace.

Circa il borgo di Nago nel cui comune oggi c’è il castello, si racconta che venne fondato secoli fa attorno alla chiesa si San Zeno. La piccola chiesetta nasce su volere di alcuni pastori in cerca di un posto dove trovare dimora nel loro perigrinare. Il primo segno del paese fu quindi la costruzione della chiesetta che ne divenne il cuore.

La chiesetta è databile XII secolo e si trova su una collinetta al centro del paese. Addossata alla chiesa cìè una piccola costruzione eretta da un eremita che ci visse nel XVIII secolo. All’interno della chiesetta, ora abbandonata, vi è una pittura dedicata al Vescovo San Zeno. Sul dosso rimangono le tracce di una torre di cui però non è rimasta memoria a parte la denominazione di cimitero. Tanto che si può ritenere sia stata usata a tale scopo quando dopo il crollo non ne rimse che la traccia.

Altre torri antiche, che testimoniano la presenza umana fin dall’antichilà del sito, si possono scorgere sullo sperone a sud del castello, così come sullo sperone di roccia che domina Torbole.

 

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