Loredana Cont presenta Irene Cocco al Mart

Venerdì 16 ottobre, ore 18.30, presso la Biblioteca Tartarotti a Rovereto (Biblioteca Mart) si terrà la presentazione del romanzo d’esordio della giovane scrittrice trentina Irene Cocco: “Doveva essere per sempre”.

Da poco uscito nelle librerie ha già registrato tutto esaurito per le prime presentazioni di Trento e Bolzano. Compagna d’ avventura in questo esordio letterario è l’attrice Loredana Cont, che per l’occasione roveretana presenterà e leggerà alcuni passi del romanzo, fornendo la sua originalissima chiave di lettura. L’ amore è quel sentimento universale che almeno una volta nell’arco della nostra esistenza ha segnato ognuno di noi senza alcuna distinzione.

Passione, ossessione, appagano la nostra pulsione ad amare intensamente e a voler essere amati a tutti i costi. E l’amicizia dove si colloca in questa scala ideale di sentimenti?

Questi ed altri sono i contenuti da non perdere del romanzo della Cocco.Irene Cocco

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Chi è Irene Cocco

Irene Cocco è nata a Trento, dove si è laureata alla Facoltà di Lettere con il massimo dei voti e la lode. A 24 anni ha pubblicato un capitolo inerente il dolore e l’espressione artistica nel volume dal titolo “L’identità imprigionata, tra patologie ed atti creativi” a cura di Aldo Nardi. Ha vinto numerose borse di studio nazionali ed internazionali, tra le quali un tirocinio indetto dal Ministero degli Affari Esteri all’Ambasciata Italiana di Wellington, Nuova Zelanda. A 25 anni ha vinto la Borsa di Studio offerta dalla Fondazione Trentino Università grazie alla quale ha svolto un Master alla Queen Margaret University di Edimburgo. Nonostante i viaggi ed i numerosi impegni non ha mai smesso di scrivere e dalla collaborazione con la rivista universitaria fino a quella con il quotidiano L’Adige e Alto Adige, è arrivata alla pubblicazione del suo romanzo d’esordio “Doveva essere per sempre”.

Oppure così:

Anneriscono le nuvole al di là delle montagne,
gli alberi intrecciano le chiome per la messa della sera.
Io scrivo versi alla cara e bella terra,
spando quello che mi rimane da dire
passeggiando con la notte tiepida.
Laggiù i picchi schiumosi del “Giardino di Rose” tagliano la neve.
Sono ferite sopportate senza dolore,
sospiri recitati appena.
Il belletto delle stelle, il petulante chiacchierio del vento,
ed il sapore di terra che ho nella bocca,
mi sorprendono e mi avvelenano.
Chiamerò dolore l’incauto ricordo,
e genitori quei contadini che fanno ritorno a casa senza parlare.

 

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