World Breakers A Centrale Fies l’arte sovverte le certezze

Se il compito della Cultura, quella con la c maiuscola, è quello di incrinare le ordinate vite delle persone e instillare interrogativi, suscitare emozioni oppure toccare corde stonate ma sopite o nervetti scoperti, ebbene Drodesera ha centrato l’obiettivo. A Centrale Fies si è consumato l’annuale rito catartico in cui quel ponte fisico che si attraversa per giungervi si trasforma in un portale capace di condurre in una dimensione altra, un po’ magica, un po’ glamour, un po’ estrosa, un po’ viaggio introspettivo e un po’ banco di prova.

Il trucco è quello di immergersi nell’atmosfera, annuallare le difese, farsi coinvolgere, non giudicare a priori, mettersi in gioco e assorbire a pori aperti cogliendo ogni provocazione.

Philippe Quesne

Philippe Quesne

Si è confermato uno degli appuntamenti più attesi quello con Philippe Quesne e il suo spettacolo “La Melancolie des Dragons” presentato a Centrale Fies in prima nazionale. Paradossale, come trovarsi in un paesaggio invernale in piena estate, per poi venir trascinati in un surreale intreccio la cui tensione scenica magistralmente tenuta in piedi dagli attori fa volar via più di un’ora senza alcuna sensazione del tempo.

Se da un lato rimane il dubbio di quanto Quesne faccia una spregiudicata critica alla società in cui venditori di fumo trovano sempre un pubblico compratore, oppure un artista convinto non si renda conto di quanto poco ciò che crea abbia un reale peso, allo stesso tempo riesce (Quesne) a ribaltare il tutto creando alla fine quell’equilibrio e commistione di elementi che effettivamente portano allo stupore alla magia. Il suggerimento arriva da un improbabile metal band in cui l’effetto wow arriva proprio dal voluto contrasto che Quesne esaspera continuamente e non a caso sceglie una colonna sonora che passa dal metal alla classica fino alla traditional music in cui anche un’improbabile cover della struggente “Still loving you” degli Scorpion, pur strappando risate al pubblico, ha un suo perchè. Non a caso proprio l’hard rock e il metal ha prodotto le più belle ed intense ballad della musica mondiale.

Philippe Quesne

Philippe Quesne

Surreale tanto da disorientare e condurre continuamente verso nuove soluzioni, Quesne abbina poesia, “effetto wow”, uscite demenziali e critica. Un mix capace di far ridere, e si ride tanto, ma poi semina dentro un tarlo che scava alla ricerca di risposte. Forse non sai quali e non sai nemmeno le domande, ma sai che qualcosa dentro si è mosso e lavorerà nell’inconscio magari sperando di incontrare anche tu un’auto in panne in mezzo ad un bosco innevato da cui scende una compagine di metallari che sognano di portare in giro uno spettacolo da saltimbanchi di cui non hanno nemmeno ancora trovato il nome. Eh sì, perchè il destino è questo, un incontro casuale di cui non sai come si potrà evolvere, dove ti porterà e quale sarà il suo fine. Uno spettacolo da vedere alla prima occasione

Mohammed El Kathib

Mohammed El Kathib

Tutto un altro tenore quello invece di “A beautiful endig” performance di Mohamed El Khatib. Se un tema poteva esserci in queste prime giornate a Drodesera, forse poteva essere quello circa la realtà, ossia quel sottile confine che lega o separa, dipende dai punti di vista, la realtà dalla finzione ma anche la realtà dall’idea e percezione che ognuno se ne fa al riguardo.

Ecco che l’elaborazione del lutto della morte della madre portato in scena da Mohamed El Khatib reso un percorso condiviso diventa lo spunto per riflettere sul rapporto di ciascuno con la propria madre, con i propri cari, sulle cose non dette, non condivise, non fatte. La vita in certi momenti diventa tragicomica ed anche qui dipende da che angolazione si decide di prendere per guardarla. Un dentro e fuori se stessi in cui la vita in realtà è un qui ed ora fatto di istanti complicati dalla relazione con gli altri che però la rendono piena e forse ne danno un senso e un gusto che spesso dimentichiamo di assaporare fino in fondo.

Rabih Mrouè

Rabih Mrouè

Realtà o finzione? E’ Rabih Mrouè che introducendo il suo “Riding on a cloud” avverte il pubblico che in teatro tutto è finzione. Eppure fra immagini video e natsri registrati accompagna lo spettatore in una storia che a suoa volta sta nella Storia. Rimane il dubbio se davvero quella fosse la sua storia o se invece è solo una storia fra le tante con cui raccontare altro. Raccontare il Libano, i cecchini, i fatti di politica interna ed internazionale che hanno riprecussioni sulle persone, le ideologie che condizionano la vita. E rimane quel dubbio in cui magari puoi non aver capito tutto di quei canti intonati in lingua che non conosci, di quei non detti di una cultura che non ti appartiene, di quelle convenzioni di un tempo che ti pare lontanissimo, quel dubbio che ti fa aprire un libro, impostare il motore di ricerca di internet e cercare delle risporte, di Storia, quella con la s maiuscola, e di storie quelle di persone che ne hanno fatto parte.

L’arte è questo, è smuoverti dentro qualcosa, è farti andare oltre, è rompere delle certezze, è pungolarti a cercare.

E poi nella notte ripassi quel ponte e in lontananza senti le voci e la musica di chi si attarda al parco ancora illuminato e sai che pur varcato il confine un po’ di quella essenza ti rimane attaccata addosso.

A Centrale Fies il Festival prosegue nei prossimi giorni con Live Works e poi con la programmazione delle ultime giornate di spettacoli

Il programma conpleto è consultabile al sito Centrale Fies Drodesera 2016

Foto credits Andrea Pizzalis e Alessandro Sals

 

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