“Welcome” di Beppe Casales porta in scena Europa, Idomeni e un popolo in fuga

Passa da Trento  “Welcome”, ultimo spettacolo teatrale,  di Beppe Casales. Attore ed  autore, Casales nella sua carriera, iniziata a Padova nel 1998, ha lavorato con gran parte dei nomi di spicco del teatro contemporaneo nazionale, da Toni Servillo, ad Anna Bonaiuto, Michela Cescon, ma anche Mirko Artuso o Fausto Paravidino, con cui a partecipato a Crisi il laboratorio di scrittura permanente progetto di Teatro Valle Occupato.

Questa sera, 18 gennaio 2017, “Welcome” andrà in scena al Centro Sociale Bruno, di via Lungadige a Trento che dedica la serata al progetto #overthefortress. Alle 20,30 infatti del progetto parleranno Tommaso Gandini e Stefano Danieli reduci dal viaggio di inchiesta e comunicazione indipendente dentro ed oltre la rotta del Mediterraneo centrale, avvenuto in sud Italia. Quindi verso le 21,30 parlerà il linguaggio del teatro che vede in Casales una delle nuove voci.

Nel 2015 è infatti semifinalista al Roma Finger Festival con lo spettacolo “L’albero storto”, mentre nel 2013 vince il premio nazionale Linutile del teatro 2013 con il suo “La spremuta Rosarno, migranti, n’andrangheta”

Come e dove nasce Welcome?

Mi occupo ed interesso da molti anni con il mio teatro di persone che si spostano e quindi ho ritenuto doveroso e importante parlare di cosa sia successo in Siria. Penso sia importante che l’Europa si confronti con tutto questo visto che non risulta evidente ed anzi parlando con amici e coetanei trovavo molta confusione al riguardo. Così con il progetto #overthefortress sono stato a Idomeni dieci giorni per rendermi conto di persona cosa sia successo e quali sono stati gli effetti della politica Europea che sulla carta dichiara apertura e accoglienza per i rifugiati di guerra, ma ad Idomeni ho visto chiusura.

 

Si tratta di una denuncia?

No il mio non è un racconto dal punto di vista politico, ma un racconto con cui avvicinare le persone a livello emotivo a quello che succede ed è successo. Il narratore principale di “Welcome” è proprio l’Europa mentre la vicenda è quella di una famiglia siriana in cui un padre di famiglia arriva in Germania quando ancora le frontiere sono aperte per farsi poi raggiungere dalla famiglia che però, visti i fatti contingenti della chiusura delle frontiere, rimane intrappolata a Idomeni con quest’uomo che torna indietro per stare con la famiglia rimanendo così di fatto chiusi nei campi governativi dove ora come ora stanno dalle 70 alle 60 mila persone.

E l’Europa cosa ha da dire?

Da un lato, nello spettacolo, c’è l’Europa delle persone comuni che poco sanno e hanno paura, anche solo di perdere qualcosa in un periodo di crisi e di incertezza sul futuro, dall’altro invece c’è L’Europa politica quella che sa bene dove sta andando e cosa sta facendo.

Eppure i media si occupano di molti aspetti di ciò che sta succedendo, non lo fanno in modo incisivo?

I media europei più che quelli italiani in cui l’informazione estera tende a non avere così spazio. I media se ne occupano da un punto di vista che fa anche analisi, riporta cronaca mentre io lo faccio con il linguaggio del teatro che restituisce umanità alla notizia. Crea empatia e quindi offre un ulteriore linguaggio che si somma e magari nel tempo crea una sorta di consapevolezza che ancora manca o è assopita. La storia non è una storia biografica, ma verosimile come può essere la storia di ognuno di noi, ed è qui che rende la cronaca viva e vicina. Lo spettacolo crea una connessione emotiva che altrimenti non si creerebbe  e che mi auguro faccia spostare qualcosa dentro.

La musica che ruolo ha?

E’ molto importante perché faccio dire cose anche scomode all’Europa, ma dicendole cantando crea una rottura distonica interessante. Le musiche sono scritte ed eseguite da Isaac de Martin con cui ho già collaborato

 

Una carriera lunga, premiata e legata a nomi importanti del teatro italiano contemporaneo, quali prospettive?

Io ho trovato il mio luogo d’espressione, come autore ed interprete e ho attivato una rete di collaborazioni che attivano progetti. Purtroppo il teatro italiano oggi ristagna nei canali ufficiali, ma ci sono altre strade e altri percorsi ed il mio per esempio ha visto replicare 140 volte lo spettacolo “La Spremuta” in cui raccontavo la migrazione ma legata alla mafia, in quanto in Calabria nulla passa se non è legato alla mafia.

Il tuo che teatro è?

Un teatro di narrazione in cui amo raccontare storie, non lo chiamerei sperimentale o d’avanguardia. Anche se lo spettacolo “Superfiaba” del 2015 è un esperimento strano difficilmente collocabile in cui ho inventato una nuova fiaba partendo dalle fondamenta classiche. Oggi però “Welcome” è il progetto a cui guardo e che cercherò di portare in giro il più possibile.

Info autore /

Il team dinamico della redazione di tdv ti saluta! Entra anche tu a far parte del mondo tdv e del nostro nutrito gruppo di autori su tutto il territorio trentino. Ti aspettiamo!

Translate »