“Sulla cresta dell’ombra” E’ uscito il disco acustico dei The Bastard Sons of Dioniso

TBSOD foto ufficiale

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Partito il conto alla rovescia, è arrivato il grande giorno in “casa Bastard”. Oggi 22 gennaio 2016 esce “Sulla cresta dell’ombra”, l’atteso disco acustico dei The Bastard Sons of Dioniso.

Per i fan una vera corsa all’ascolto, da metabolizzare, indagare, elaborare, alla ricerca di ogni sfumatura, rimando, allusione o intenzione, che già titolo e copertina ha scatenato nelle fitte dissertazioni tenute via social. Un ghiotto pasto insomma per il “popolo Bastard” visto che “Sulla cresta dell’ombra” con quel suo scivolare in acustico più facile all’orecchio, si fa velluto e tappeto sonoro che enfatizza parole e testi.

Quindi per dare qualche spunto di riflessione in più arrivano a soccorso le parole di Jacopo Broseghini, raggiunto telefonicamente, impegnato con Michele Vicentini e Federico Sassudelli, nel vortice fra promozione del disco con interviste ed ospitate radio, e la preparazione del live set in vista del tour che il trio della Valsugana si presta ad affrontare
Questo disco in acustico non ha deluso le aspettative, anzi riesce ancor più a far apprezzare ogni sfumatura della vostra scrittura musicale. Un regalo per il pubblico?
In realtà le sfumature ci sono anche nella versione in elettrico, che ha la stessa sovrastruttura e ricchezza, anzi forse l’acustico spoglia e taglia le informazioni che invece l’elettrico riunisce. Certamente nella versione acustica si può distinguere le piccole sfumature, il fatto che mai le strofe sono scritte in modo uguale e che mai un passaggio è uguale all’altro. Tuttavia penso sia che un musicista o noi che le abbiamo scritte abbiamo l’orecchio allenato a cogliere tutto questo anche in un set elettrico, mentre l’ascoltatore ha più facilità nella rilassatezza e pulitura acustica
Dire che il rock ha prodotto le più belle ballad è condivisibile?
No, credo che il genere sia una sovrastruttura superflua, credo che tutti si faccia musica, quindi la stessa cosa. Quello che rende diversi è la filosofia di base. Quindi più che un concetto di genere parlerei di un concetto filosofico. Il genere è determinato dal luogo in cui fai musica, la circostanza e gli strumenti che usi Siamo felici di aver, se questo disco ha fatto questo, fatto apprezzare o anche solo capire il nostro pensiero e il nostro modo di comporre oppure l’approccio che hai.

Un vestito acustico che fa apprezzare ancora di più le finezze come l’assolo di tromba di Federico in “Sangue Stasera”. Un pezzo poco presentato, come mai?

“Sangue stasera” è un brano che difficilmente è stato suonabile, in quanto quando ci si esibisce in trio e non hai il supporto di altri musicisti non puoi proporre un pezzo che ha strumenti in più. Diversa la situazione dello studio di registrazione oppure quella del live in teatro dove con il supporto dello Gnu Quartet abbiamo potuto proporla

The Bastard Sons of Dioniso Concerto di Pergine Valsugana

The Bastard Sons of Dioniso Concerto di Pergine Valsugana

Con ottimi risultati visto il successo del concerto che dicevi sarà difficile riproporre oppure si avrà un bis prima o poi?
Questo progetto è stato elaborato in un anno di lavoro anche grazie all’incontro con le persone giuste, in bell’equilibrio. Il concerto di Pergine ha avuto una sua preparazione che molte altre situazioni non possono avere sia per gli impegni dei musicisti coinvolti, che per il fatto che ora partiremo con un tour nei club in cui la situazione logistica non consente un set allargato. Ciò non toglie che magari ragioneremo su qualche data teatrale in cui magari tutti i musicisti potranno esserci
Una collaborazione con gli Gnu Quartet di cui loro stessi dissero sorprendente per velocità di comprensione degli intenti e vicendevole ispirazione. Altrettanto è stato per voi?
Diciamo che da buoni trentini e montanari se faccio una cosa “me arangio”. Ci piace essere indipendenti nella musica come per le copertine dei dischi o i video. Abbiamo sempre avuto idee chiare sebbene poi ci vuole la collaborazione con chi supporta per esempio il lato del marketing o la promozione. Quindi musicalmente abbiamo spogliato le canzoni allo stato minimo e molti arrangiamenti li abbiamo studiati noi. Poi però abbiamo dato agli Gnu Quartet e a Marsico carta bianca su alcuni brani, chiedendo loro di darci il loro punto di vista, di fare quello che sentivano. Insomma aprire un’altra prospettiva che mai noi sarebbe venuta in mente. E questo è stato quello che è successo. Con Marsico addirittura in studio abbiamo finito in mezz’ora, insomma tutto un “buona la prima” e gli Gnu Quartet sono venuti una giornata, preparatissimi per quella loro capacità di usare gli strumenti, di lettura della musica e morbidezza con cui “giocano” nell’adeguare e improvvisare. Noi siamo meno pret a poter più fissati ai dettagli, insomma meno capaci di manipolare come giocolieri la musica. Noi dobbiamo crederci fermamente in quello che facciamo e lo facciamo così Anche con loro è stato un “ciak si gira” e via
Sui social i fan stanno discutendo sulla copertina del disco, vuoi svelarci cosa nasconde?
L’idea della copertina rappresenta il titolo della canzone, una montagna e un’onda. Io avevo in mente un controluce del tramonto con lo skiline delle montagne, ma non riuscivo a tradurlo in immagine. Abbiamo chiesto a Thomas, un amico musicista che abbiamo incontrato in Val di Sole al Festival Parti di Ricambio di cui ci piace la grafica che propone. Tutti i dischi, a parte quello di X Factor, hanno le copertine pensate e volute da noi, che ci rappresentano e raccontano in quel determinato momento, così volevamo anche per questo disco che al di là del contenuto musicale, ricordasse questo particolare momento, lo fotografasse e lo mantenesse per sempre nei ricordi. So che il marketing imporrebbe il fatto che il disco deve essere riconoscibile con le facce in primo piano ecc, ma noi non andiamo d’accordo con il marketing,siamo pessimi venditori, quindi la copertina ha un significato. L’onda è quel flusso di energia cinetica in movimento che si sta scagliando contro una montagna, contro le rocce, e la rilascia. L’onda va da destra a sinistra in quanto rimane nella copertina, se la apri all’interno è più evidente, ed è portatrice di un volto, insomma torna alle montagne. L’ambiguità ci accompagna e quindi non c’è distanza o differenza fra mare e montagna, cielo e spazio, onda e volto. Il luogo non è un sogno, è reale, una realtà che ci siamo costruiti, con soddisfazioni e fatica, ma senza fatica non si fa nulla, si cade e ci si rialza, e tutte le esperienze sono positive, perché insegnano e perché è la vita, che poi è il frutto delle esperienze
E rimanendo in tema, ora si parte per il tour?
Si abbiamo un sacco di cose da fare, organizzare, seguire tutto il discorso tecnico e lo stress è tanto ma possiamo conviverci per la voglia di rimettersi sempre in gioco. Pensiamo alle persone care e finchè riesci a starci dentro lo fai. Chilometri da percorrere, tanto lavoro, ma la tournee è il momento in cui raccogli l’entusiasmo del tuo pubblico, l’energia che ti regalano le persone che ti ascoltano e allora sai che ne vale la pena.
Un’ultima cosa. Se ancora non fosse stata la vostra canzone più bella, la versione di “Io non compro più speranza” è impareggiabile. Si può ringraziare di questo regalo?
E’ una canzone con una struttura che il basso tende a smorzare. L’intro ha una dinamica in screscendo fino al ritornello ed è lì che entra la batteria. Abbiamo sostituito il basso con strumenti dalla dinamica di note grevi che quindi ha dato lo stesso range pur con sostituzioni. Ogni mezza strofa cambia e diventa sempre più potente così come già fu critta alle origini. Il fatto che si colga e che piaccia per noi ripaga più che compensi materiali e ci fa un enorme piacere sapere di essere riusciti a rendere la particolarità e ricchezza del pezzo.

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