Quarant’anni di musica, dj Pio Leonardelli festeggia in Fabbrica Pedavena l’inseparabile consolle

Sarà una grande festa in musica quella di sabato 2 settembre in Fabbrica Pedavena a Levico Terme, noto locale a pochi passi dal Lago di Levico, per i suoi “Primi quarant’anni in musica” di dj Pio Leonardelli. Una serata importante che il dj ha voluto condividere con altri nomi di spicco della storia della musica selezionata. Appuntamento ore 23 inzio musica ed ingresso libero.

Pio Leonardelli

 

Con lui infatti, per la serata organizzata in collaborazione con Fabbrica Pedavena Stefano Sunny, noto in regione per le serate al Robin Hood di Rovereto nei mitici anni ’80 e conosciuto su tutto il territorio nazionale e all’estero. Non poteva mancare anche l’amico da sempre, Dj Henry, protagonista in molte serate organizzate dal noto marchio delle serate musicali trentine Carrozzone Eventi di cui Pio Leonardelli è l’anima musicale che, insieme alla regia curata da Chiara Mazzalai, ha portato in regione vari ospiti di grande caratura. Il tutto ovviamente condito dalle percussioni Live di Armandino Drums che da più di un anno è diventato parte integrante del Carrozzone Eventi

Dj Pio Leonardelli fonde il suo nome con la musica e si lega alla storia del dj set trentino di cui è sicuramente uno dei precursori. In un viaggio attraverso il mondo della notte e della musica selezionata si vira con dj Pio Leonardelli verso il sound afro e il revival. Una grande passione per la musica svolta anche grazie all’attività con lo storico negozio  di dischi in via Esterle e quindi quale dj di professione con cui ora è il punto di riferimento per gli eventi sul genere che firma assieme al marchio Carrozzone Eventi. Trentino doc, ed anche se la carta d’identità ha superato da un po’ l’anagrafica dei vent’anni, Leonradelli ha mantenuto spirito e curiosità che ne fanno un eterno ragazzo innamorato della musica condivisa. Questa un’intervista raccolta dalla voce del dj stesso qualche tempo fa in cui tratteggia i passaggi essenziali della sua arte

 

Pio Leonardelli

 

Qual è la storia di dj Pio Leonardelli?

Già a vent’anni mi interessavo alla musica, alla ricerca musicale mondiale in cui spulciavo le novità come faccio ora, che arrivavano anche da Australia, Giappone, oltre che Europa, Americhe. Ho iniziato circa nel 76 con la nascita delle prime discoteche ma la mia ricerca non è mai finita. E’ simpatico quando oggi mi esibisco assieme ai dj giovani sentirmi dire “ti ricordi quella volta…”. La mia è una lunga storia ed ora mi piace dare una mano ai giovani premiando la meritocrazia. La mia è una vita passata in mezzo ai dischi, oggi è tutto cambiato la fruizione non è più su vinile o cd. Tuttavia se avessi perso entusiasmo avrei cambiato vita.

Quindi come definisci quello di dj, hobby o professione?

Direi che sono un dj professionista. Faccio serate titolate Serate 70-80, in cui propongo tutto il meglio della musica che parte dagli anni 70 fino agli inizi degli anni 90. Ritengo che sia un periodo in cui la musica abbia rivelato tutto il suo potenziale, e con il mio set faccio ballare le generazioni. Anche ragazzini di 17 anni che sentono canzoni che altrimenti non conoscerebbero ma che ballandole ne apprezzano la storicità.

Una sorta di recupero della storia della musica?

Volendo si potrebbe osare…ma avendo avuto uno dei pochi negozi di musica di Trento, accanto al Duomo, in centro, ho sempre cercato di procurarmi chicche musicali e proporle per lo meno all’ascolto a chi entrava in negozio alla ricerca di musica. E’ così che sono diventato un punto di riferimento per musicisti, cultori e molti dei giovani dj che sono ora in circolazione.

In cosa consiste il dj set proposto?

I pezzi che propongo non sono originali, ma rieditati. Mi appoggio ad uno studio di registrazione a Zurigo e collaboro con musicisti a cui affido la mia idea di come deve “suonare” ogni pezzo, il colore e l’intenzione che voglio dargli. Cerco i bassi e ricostruisco lo stile anni 70 e 80 in cui il suono era vivo. Nel repertorio c’è di tutto, dipende quindi il pubblico dell’evento o l’umore della serata che si percepisce. Dal liscio agli U2 e Simple Minds.

Pio Leonardelli

 

 

Il nome Pio Leonardelli si lega storicamente ai raduni afro, una parentesi chiusa?

Ho incominciato con l’afro negli anni 80 con i locali che c’erano e le discoteche. Nell’estate 1980 partì la moda e il successo della musica afro. Le prime discoteche erano in Romagna, Lazise, il Cosmic il Chicago che proponevano quella che era musica alternativa rispetto alla disco musica quella di Donna Summer per intenderci, la disco commerciale. Oggi si campiona, ma allora i dischi erano eseguiti con orchestre di 30 persone. Ora capiamoci afro non ha nulla a che vedere con la musica africana, ma risale a quel modo di proporre musica in cui si abbassava il tiro ai 100 bpm, quindi usando il 33 giri e nonil 45. A questo “stile” si legarono i nomi dei locali di cui il dj era guest. Da questo mix uscì dj Renato Curatola che creava afroraduni. Una sorta di kraftwerk, contro rock, tedesco. Poi il mood cadenzoso ha trovato accompagnamento di bongo e percussioni live per rendere più coinvolgente l’evento.

E in questo panorama come si inserisce il tuo percorso?

Per dieci anni ho “lavorato” con Renato Curatola, e il giro in cui suonavano, dj Farinello, Ebreo, Mozart a Ravenna. In Trentino ho partecipato alla nascita del St Luis di Mezzolombardo, mi appoggiavo al Paradisi di Pergine, sempre con questo filone. Ma non è ancora un filone esaurito.

 

Quindi in un album di ricordi legato a nomi, quali quelli qui in Trentino?

Bè si facevano uno o due afroraduni all’anno e le serate alle Lochere di Caldonazzo o Pinè. Ricordo dj Enry e dal 2000 Fabio Marchiodi mentre Massimo Santini fu un compagno di avventura in Romagna

Il panorama musicale com’è?

Ritengo che il vinile fu una linea di demarcazione, in quanto non permetteva di storpiare il suono cosa che cd, campionature ed elettronica invece ci vanno a nozze. La musica si è evoluta, cambia. Mi piace l’afro perché è melodica ed orecchiabile per pezzi dove tutti alla fine si ritrovano a canticchiare. La musica ti entra nell’anima, avvicina le persone ed è il linguaggio universale dell’integrazione. Le città silenziose sono città pericolose e i politici dovrebbero interrogarsi su questo. La musica invece avvicina, crea festa, eleva lo spirito e tocca l’anima, rende felici e positivi. Se parliamo poi di integrazione, noi freddi occidentali dobbiamo tantissimo ai caldi suoni dell’Africa, non ci sarebbe stato jazz, blues, reggae, musica contemporanea se non ci fosse stato incontro. Se il sindaco o i politici fossero musicisti capirebbero qualcosa dei problemi sociali e sarebbero più vicini ai cittadini. Invece la musica è ostaggio di regole e burocrazie spaventose.

 

Stefano Sunny al Robin Hood

 

Accando a dj Pio Leonardelli Stefano Sunny, una vita dedicata anch’essa alla musica.

Stefano Sunny nasce il 12 agosto del 1958 in un paesino nelle vicinanze del lago di Garda nella Valpolicella in provincia di Verona. La leggenda narra che ancora in fasce alle braccia dei genitori preferisce essere posizionato sulla culla, di fronte alla Radio. Questo era l’unico sistema per farlo stare tranquillo. Si dice che nei primi 2 o 3 anni di vita, scambiò la notte per il giorno, in pratica dormiva davanti alla Radio di giorno e stava sveglio davanti alla Radio di notte, era chiaro che il DNA del Dj fosse dentro di lui.

Infatti già nel 1976, intraprese la professione di Dj, finalmente da davanti passa a dentro la Radio e anche in discoteca. Oggi Stefano Sunny si può considerare, insieme a pochi altri, uno degli storici Dj italiani. Nel corso della sua carriera ha contribuito a consolidare l’immagine del Dj italiano, distinguendosi per creatività e capacità artistiche che gli hanno valso diversi riconoscimenti nel corso degli anni.

Vero istrione delle notti riminesi degli anni 80, con Enzo Persueder, nello storico locale “Bandiera Gialla” gestito da Bibi Ballandi, noto produttore Rai.

Ma nel suo curriculum non mancano anche diverse apparizioni Televisive e Programmi Radiofonici, sia nelle reti private che in quelle nazionali. Innumerevoli i suoi remix di vari artisti nazionali, inoltre realizza e canta le due mitiche sigle del Bandiera Gialla, il “Chinotto” (1986), utilizzata anche come sigla del “Disco per l’estate” in onda su RaiDue) e “Bimbe Bamba Rock e Samba” (1987) scritte a quattro mani con Enzo Persueder.

I suoi Dj-set sono estratti da oltre ventimila vinili e più di novemila CD, collezionati in oltre 40 anni di carriera, improntati sullo storico periodo musicale che va dal 1970 al 1989, che Sunny considerava il vero periodo di produzione musicale che ha fatto la storia della musica dance in tutto il mondo.

Elencare tutti i locali in cui ha lavorato diventerebbe davvero impegnativo, per questo vi invitiamo a cliccare su questo link: http://www.sunny.it/index-discoteche.html ma in regione tutti sicuramente lo ricordano alla consolle del mitico Robin Hood a Rovereto.

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