Carmen Consoli “Siamo Sirene che suonano un campanello d’allarme per rendere il mondo un posto migliore”

Torna a Trento con il suo nuovo tour “Eco di Sirene” Carmen Consoli. Sull’onda del successo radiofonico del singolo in cui duetta con Tiziano Ferro la “cantantessa” sta riscuotendo un successo inaspettato con questo tour arrangiato in modo sperimentale per formazione d’archi e chitarra acustica. Un palco tutto al femminile quello di giovedì 20 aprile in Auditorium Santa Chiara di Trento ore 21 con Carmen Consoli che si racconta in attesa del live

Qual è l’anima di Carmen Consoli con cui si presenta al pubblico trentino?

Una nessuna e centomila, volendo citare un mio illustre conterraneo, quelle con cui mi vesto, e che in questo particolare appuntamento ha il volto del laboratorio musicale. Quando preparo un tour ho voglia di inventarmi sempre qualcosa di nuovo e per l’occasione ho riscritto gli arrangiamenti per questo trio d’archi al femminile, violino, violoncello e vibrafono a cui accosto la chitarra acustica. Volevo discostarmi dal rock che avevo già sperimentato sebbene forse appare ancora più rock questo esperimento. Tocchiamo corde emotive in un’epoca in cui si propone musica incalzante. Il rischio era quello di far addormentare il pubblico per questo crudismo musicale di suoni rarefatti ed infatti non pensavamo che ci sarebbe stata grande riscontro tanto che avevamo pensato a nove date che poi si sono trasformate in ben trenta date

Come si spiega il successo?

Credo che ci sia stato entusiasmo da parte del mio pubblico, quello che mi segue al di là delle operazioni di marketing o di promozione radiofonica o televisiva a cui io esulo e non frequento. Al di là quindi dei canali strategici penso sia stato un atto di fiducia a cui il passaparola ha fatto il resto

Forse sono i messaggi che sa veicolare?

La musica è un linguaggio che riflette la vita e la mia è fatta di tanti momenti conviviali. Noi gente del sud amiamo la conversazione a tavola e io amo partecipare ad ogni tipo di conversazione. Dire la mia, affrontare ogni argomento, interagire nella società in quel significato di “polis” dove l’incontro con le persone è fatto di pensieri condivisi. Non giudizi ma perplessità. Quindi il mio modo di scrivere si inclina alla riflessione verso i cambiamenti in atto

Che tipo di cambiamenti?

Come tutti miro a capire cosa ci stia succedendo. Io credo che l’uomo debba aspirare alla felicità e la felicità arriva solo da sentimenti come l’empatia, la comunione, il confronto e la socialità. Ma non i social che sono il grande imbroglio, un po’ come il virus delle case farmaceutiche che sono i soldi e non la salute, così il virus dei social è la solitudine. Faccio un esempio e prendo la Svezia come il luogo in cui si è riscontrato il più alto tenore di vita eppure è altrettanto alta la percentuale di famiglie mononucleari ed è aumentato in maniera esponenziale l’uso di antidepressivi e i suicidi. Quindi la solitudine è il cancro delle società e i social network sono quell’imbroglio che ti fa credere di avere tanti amici che però sono fittizi. Zigmunt Baumann diceva che la felicità è legata ai rapporti. Il tenore di vita non genera felicità in quanto la felicità non è l’autobus in perfetto orario o il top dei servizi dove tutto funziona come un orologio svizzero ma freddo e privo di calore umano. L’uomo non è una macchina a cui fai la revisione, l’uomo è umanità, empatia

Una possibile soluzione?

In Francia sono diversi e infatti hanno investito in cultura e arte, perché solo questi sono i mezzi per creare un popolo consapevole che poi sa prendere anche decisioni consapevoli, o per lo meno sa scegliere meglio. Credo che l’Italia sia una terra meravigliosa in cui ci vorrebbe l’incontro dell’efficienza del nord come Bolzano e del calore del tempo del dialogo e del mare del sud come Napoli. Un incontro fisico in cui non c’è spazio per il cellulare o i Mc Donalds ma che sia davanti un’opera d’arte. Ci è stato detto dalla politica che non si vive di pane e Divina Commedia, invece è proprio così che si nutre l’uomo. Si mira invece a seprarci a renderci lamentosi ma passivi, a scagliarci contro nemici facili, come i migranti, quando invece la nostra economia ha ben altri nemici. Non sono certo i migranti il pericolo, ma chi ci ha governato e ci ha messo nella condizione di dover chiedere aiuto ad un esperto per capire cosa sia sano da mangiare, o dove sia sano andare a vivere. Hanno avvelenato la terra, hanno avvelenato l’agricoltura, ci vendono prodotti che ci fanno male, speculano sulla malattia. Mi riallaccio al tour e a noi come Sirene, in cui segnaliamo le armi di distruzione di massa di politiche devastanti nei confronti di cibi ed acqua, di specchietti per le allodole come i social, di questo status quo dell’infelicità dilagante provocata che anestetizza la popolazione

Una sorta di canto delle Sirene per svegliare le persone?

Io mi chiedo quale sia il futuro per mio figlio e pago le tasse per essere tutelata da politici che invece non fanno i nostri interessi. I cittadini non si informano ora credono che le malattie siano quelle portate dai migranti quando invece le mettiamo in tavola con le carni, le farine raffinate, i latticini e lo zucchero, ci conviviamo con il Mous, l’Ilva, la diossina con cui siamo in contatto e le discariche tossiche in tutta Italia. La nostra è una finta democrazia e il canto delle Sirene invece vuole risvegliare le coscienze

Una missione possibile?

Nel nostro piccolo la viviamo La mia azienda la Narciso Records, tutta al femminile, vive e respira arte in ogni suo settore e si estende dal Nord dell’Alto Adige con la mia collaboratrice che è anche direttrice artistica a Catania dove risiedo. Noi ci nutriamo di arte e natura, condivisione e confronto ma anche il rigore altoatesino che incontra il rigenerarsi del mare. Il desiderio è infondere arte e vita attraverso la creatività che spesso si nasconda là dove non t’aspetti come per esempio un’artista emergente ladina, proprio del vostro nord, che è avanti con dei suoni che potrei paragonare a Peter Gabriel per i suoi tempi.

Il futuro è donna?

E’ fatto di unione di mentalità, avanguardia, fantasia, poesia e voglia di vivere. L’artista, chiunque esso sia, lo è se illumina il mondo, se crea coscienza, se è un faro, come lo siamo noi “Sirene” che suoniamo un campanello d’allarme preoccupate per il futuro da dare ai nostri figli. Insomma credo che si debba attuare una presa di coscienza attraverso l’arte e l’esempio di vita in moda da tornare, magari con qualche servizio in meno, ma per lo meno più vicini alla centratura dell’uomo in rapporto con la Terra, che stiamo invece abusando e depredando e di cui le spese le faremo proprio noi.

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